
Baek ki-wan [백기완], nato il 29 febbraio 1932, è stato scrittore e poeta fra i più importanti del suo tempo, nonché attivista per i diritti dei lavoratori e per la riunificazione delle due Coree.
Sin dagli anni ’60, fino a che non è morto nel 2021, ha continuato a lottare per ciò in cui credeva, per ciò che lui pensava fermamente essere indispensabile per il bene della popolazione, quella più debole, meno abbiente. Secondo Baek Ki-wan è stato l’inseguimento al capitalismo occidentale a portare la Corea all’infausto destino della suddivisione che conosciamo noi oggi, quella del Sud e quella del Nord.
Baek ki-wan è finito anche diverse volte in prigione, e infatti il poema in questione, come abbiamo già accennato, l’ha scritto proprio durante una di quelle reclusioni. Ma vediamo i punti salienti della sua vita e quindi del suo operato, dato che, avendoci dedicato gran parte delle sue forze, le due cose sono quasi del tutto sovrapponibili:
- Leggendo la sua biografia, è chiaro da chi abbia eriditato il suo spirito combattivo: il nonno e il padre ancora prima di lui, si battevano per le ingiustizie e per i diritti dei cittadini. Il nonno, Baek Tae-joo, aveva partecipato attivamente al Movimento per l’Indipendenza del 1º marzo del 1919, poi era stato il primo presidente dell’Associazione di Mutuo Soccorso dei Contadini di Jangryeon, e infine contribuì all’istituzione della filiale locale del Comitato per la Fondazione dell’Università Popolare Coreana. Il padre, Baek Hong-ryeol, era stato un intellettuale che aveva lavorato come giornalista per alcuni dei quotidiani più importanti per la storia del paese, come il Dong-A Ilbo e il Chosun Ilbo. L’impegno politico e sociale dei due era totale: arrivarono persino a donare fondi per soccorsi in varie alluvioni e terremoti della Corea negli anni ’20 e ’30. Purtroppo, la famiglia cadde in disgrazia quando il nonno fu arrestato e morì sotto tortura in prigione, per mano della polizia giapponese, accusato di aver finanziato l’esercito indipendentista.
- Baek Ki-wan Nasce il 24 gennaio 1932 in un villaggio nella provincia di Hwanghae. Nel 1942 è costretto ad abbandonare la scuola a causa della situazione familiare venutasi a creare dopo l’arresto e la morte del nonno. Anni più tardi, ancora giovanissimo, partecipa alla guerra di Corea (1950-1953).
- A partire dal 1954, inizia a impegnarsi in vari movimenti sociali, tra cui il movimento contadino. Nel 1964 partecipa alla lotta contro l’accordo Corea-Giappone insieme ad altri attivisti.
- Nel 1974 guida un’imponente campagna a favore dell’abolizione della Costituzione Yushin, per la quale viene condannato a 12 anni di carcere, ma viene rilasciato nel 1975 per sospensione dell’esecuzione della pena.
- Come accennato precedentemente, il 24 novembre 1979, viene arrestato di nuovo per aver guidato, insieme ad altri attivisti, quello che è comunemente conosciuto come il “Falso matrimonio della YWCA” (Young Women Catholic Association): la protesta, mascherata da cerimonia nuziale per evitare che venisse immediatamente bloccata dalle forze dell’ordine, aveva lo scopo di richiedere l’elezione diretta del Presidente, dopo che la Conferenza Nazionale per l’Unificazione ne aveva annunciato l’elezione indiretta (a seguito dell’uccisione del precedente Presidente, Park Chung-hee).
- Nel 1986 guida la protesta che denunciava le torture sessuali subite per ben due volte da Kwon In-sook, un’operaia arrestata per aver falsificato la sua carta di registrazione della residenza.
- Dopo le proteste di giugno del 1987, fu candidato indipendente del movimento democratico extraparlamentare alle elezioni presidenziali della 13ª legislatura, ma si ritirò a metà corsa sollecitando l’unificazione dei candidati dell’opposizione e la fine della dittatura militare. Ciò purtroppo non avvenne e vinse le elezioni l’annesmo capo militare, Roh Tae-woo.
- Comunque, anche dopo la fine delle dittature militari, Baek non smise mai di sostenere le lotte degli oppressi contro il capitalismo, promuovendo una filosofia di condivisione, comunità e amore, soprannominata Nonamaegi [노나매기]. Fu anche la voce più instancabile e radicale in favore della riunificazione coreana, non solo per il dolore di aver vissuto la divisione della propria terra, ma anche come mezzo di contrasto al capitalismo sfrenato di cui la popolazione, soprattutto quello meno abbiente, è stata vittima, pur avendo senz’altro portato il paese a una straordinaria crescita economica.
- Nel 2016, ormai 84enne, richiede espressamente alla figlia di non mandarlo in una casa di riposo, ma di farlo lottare al fianco del popolo fino alla fine.
Per questo ha partecipato alle varie manifestazioni e proteste contro l’allora Presidente Park Geun-hye (accusata di corruzione), diventandone un figura moralmente fondamentale, e prese parte anche alla ormai storica fiaccolata di protesta che chiedeva le dimissioni della stessa. Le immagini di repertorio testimoniano un evento davvero raro: circa un milione di persone si sono riversate per le strade di Seoul, facendole diventare come un fiume luminoso. - Baek ki-wan muore il 15 febbraio 2021, a 89 anni.
QUI il sito del memoriale virtuale, dove potrete trovare molte cose interessanti, che vi aiuteranno ulteriormente a comprendere quanto la sua figura sia stata centrale per il paese. Solo una piccola nota: la data che leggerete sulla pagine di entrata del sito è errata, poiché, come abbiamo visto poc’anzi, è nato nel 1932, non nel 1933.
Di seguito la traduzione del poema “Preghiera sciamanica per una tomba – Dedicata al giovane danzatore del sud”.
Preghiera sciamanica per una tomba – Dedicata al giovane danzatore del sud
Il primissimo passo,
scommetti la tua vita su un solo passo.
Se non ci scommetti la vita,
anche se si dice che tu sia un danzatore senza pari al mondo,
non riuscirai a mantenere l’equilibrio.
Metti tutto il peso del tuo corpo in quel singolo passo.
Anzi no, con quel singolo passo solleva la terra gelata,
e con un altro passo solleva il nudo suolo,
rovescia con il forcone il sistema [ideologico] di quell’assassino.
Sollevato, poi rovesciato — e ancora sollevato, poi ancora rovesciato.
Quando l’euforia ti travolge come un vento impetuoso,
o giovane danzatore,
non si tratta di far girare solo il tuo corpo con la punta dei piedi.
Il cielo e la terra come una macina.
Questo cielo e questa terra marci e corrotti, spingi, spingi,
con la tua schiena e i tuoi avambracci, fai girare la storia.
Se, girando e rigirando, la corda rossa(1) ti si avvolge attorno,
con una mossa decisa, spingila via.
Se, girando e rigirando,
la carne dei morti si accumula,
e se con un’altra mossa, venissi spinto e cadessi,
dove troverai una manciata di terra in cui essere sepolto?
Dov’è la bara fiorita?
Non avrai nemmeno la possibilità di salire sul carro funebre,
avvolto in un sudario marcio,
poiché verrai gettato via in un posto qualsiasi, in un qualche avvallamento di montagna.
Nonostante ciò, non temere mai per questo.
Le braccia e le gambe verranno strappate via dai cani selvatici,
le viscere verranno mangiate dalle volpi,
il resto della carne verrà divorato dagli stercorari.
E rimarrà solo un teschio a contenere il rancore.
Se accade ciò, anche il suono ritmico del martello, tic tic, ti abbandonerà. Solo la tormenta di neve soffierà furiosamente.
Tutti gli imbroglioni del mondo,
i maestri dell’inganno, i politicanti, ti lasceranno.
All’alba, soltanto il suono di una quercia congelata che si spacca per il freddo estremo,
crack, crack, sarà quel suono che spaccherà la tua schiena.
Quel suono è certamente il suono crudele delle frustate del padrone bastardo che colpiscono ancora, persino i morti.
O rancore accumulato per mille anni,
quello è un suono crudele come una frustata dei potenti, che cercano di annientare persino il limite ultimo della tua sofferenza.
Anzi, al ritmo di quel suono scuotiti e alzati.
Non ti si sta chiedendo di rialzarti da solo, con la forza di una sola persona, non è affatto così.
Afferrando la terra ghiacciata e le pietre sporgenti,
dibattiti, infine strappa la frusta dei bastardi,
e con quella forza, alzati con slancio.
Con lo sguardo sollevato, il soldato cade.
In una mascella è stretta con tutta la forza, i denti si frantumano.
Il corno infuriato(2) diventa rosso come un bastone infuocato.
Sì, proprio così, diventa rovente come quel bastone infuocato.
Compagno, accendi la fiamma nel coraggio del popolo.
Il kkwaengsoe [il nome più usato è kkwaenggwari, ed è un piccolo gong di bronzo, dal suono acuto] squarcia l’aria e apre la scena.
Il janggu [tamburo a clessidra, che conduce il ritmo] incalza e richiama la folla.
Il jing [grande gong, dal suono profondo] batte con forza e spiana la via.
Il buk [tamburo tradizionale] colpisce di brutto quel muro della divisione,
abbraccia tutto il bagliore dell’impero e lo fa crollare.
Sopra la terra che crolla e imbevuta di sangue,
le storie piene di rabbia di coloro che se ne sono andati per primi,
si accumulano come rugiada.
Da qualche parte il suono di un singhiozzo forse si udirà.
Né l’amore, né l’onore, né il nome sono rimasti.
Il giuramento ardente di una vita intera.
Anche se la lotta è stata coraggiosa, la bandiera si è strappata.
Anche se il tempo passa,
Il fiume tortuoso sa.(3)
O compagno, finché non arriverà il nuovo giorno, non vacillare.
Perfino le canne si alzano e gridano in un’eterna acclamazione.
Alzati, alzati.
Un grido intriso di sangue che urla:
“Poiché andiamo avanti per primi,
o voi che vivete, seguiteci,
o voi che vivete, seguiteci.” (4)
Una volta si eleva la voce del canto,
ma di nuovo la tempesta si abbatte.
Se ti liberi dalla corda rossa,
di nuovo ti schiacciano le anche,
e se neanche così basta,
di nuovo ti strappano le unghie,
e se neanche così basta,
ti conficcano una radice gelata fin laggiù……
Quella assurda follia brutale,
lo sai, in questo mondo, chi diavolo è il bastardo che l’ha commessa?
È proprio quella bestia chiamata lupo.
Le tigri e i leopardi che mangiano gli uomini, almeno uccidono la persona prima di divorarla.
Allevare persone vive per poi divorarne persino nervi e i meridiani [concetto tradizionale orientale],
è proprio l’atto vile delle ultime bestie rimaste su questa terra, i potenti.
O danzatore, simile a un falco,
le cui ali sono state lacerate da artigli feroci.
Il ciuffo d’erba a cui ti eri aggrappato sulla ripida scogliera, devi lasciarlo andare.
Gesti da schiavo che si aggrappa alla vita come un parassita,
è una danza vana,
fatta di soli gesti,
una convulsione senza danza.
La danza c’è, ma è senza prezzo,
è un salpuri [danza tradizionale coreana, usata nei rituali sciamanici per liberarsi dagli spiriti] svuotato,
un elogio che blandisce tutti quei sogni vani.
La mera apparenza dell’estasi(5), amico mio,
non devi assolutamente tenerne in te nemmeno un briciolo.
Ma tra quel cumulo di cenere disfatto,
nella parte più profonda di te,
ci sarà una collera più grande della vastità dell’universo,
una vita umana che non può essere spenta.
Accendi te stesso proprio con quella fiamma.
Se lo fai, alle punte dei piedi induriti dai beoseon [calzini tradizionali coreani] logori, giungerà presto lo spirito del popolo.
Il sangue del popolo si insinua come un ladro.
Dal movimento delle spalle, come un ramo di salice, sorge una brezza vivace.
È il gesto di chi è partito [per lottare], giusto? Il gesto di tenere alta la testa.
Amico mio, perché, non lo sai?
Il danzatore, per natura,
è dotato del proprio ritmo, lo dice lo sguardo.
Deve danzare al ritmo del campo di battaglia, là dove si lotta.
Compagno, gettati tra le braccia muscolose del lavoratore, come una sposa.
Proprio lì, bisogna che abbandoni te stesso,
senza lasciare né amore, né onore, né nome.
L’intero corpo deve diventare una manciata di gocce di sudore
e svanire, senza lasciare traccia, nel fiume della liberazione.
Solo allora, il danzatore ottiene finalmente la sua danza sinuosa.
Compagno,
sebbene quei soldati siano senza nome,
unisciti a loro, spalla a spalla,
come un gigantesco dorikkae(6).
Liberati dell’ingannevole guscio dei potenti.
Scrollando via il guscio di questo mondo, ti liberi anche di te stesso.
Il nocciolo sta maturando a fatica, un mondo di liberazione.
Esatto, è proprio quello che dobbiamo forgiare.
È il mondo della vittoria.
Esatto, chi è stato sconfitto?
Anche se siamo caduti,
stiamo vincendo col grido del popolo,
o giovane danzatore.
Oh, il climax del nostro gut [rito sciamanico tradizionale],
innalza il primo mampan(7) dell’umanità, [fino] al suo apice.
Solo chi lotta con tutto il corpo
assapora il culmine della vittoria,
protagonista dell’elettrizzante connessione con il cuore.
Sopra quelle rovine, è troppo il dolore.
Tutti battono i piedi sopra quelle rovine.
Il culmine dello lotta che travolge il massacratore epocale. Ah, che sorga il vento sacro, il vento sacro.
Questo mondo marcio di quel tizio corrotto, cielo e terra che girano come una macina, toc toc,
Con la tua schiena, con il tuo avanbraccio, fai girare la storia,
fino all’ultima fiamma.
Anche se cadi sulla terra ghiacciata,
rialzati sopportando lo sforzo, eoyeongcha [oh issa], come un germoglio che emerge dalla terra gelata.
Giovane danzatore, metti tutta la tua vita in un solo passo.
묏비나리 – 젊은 남녘의 춤꾼에게 띄우는
맨 첫발
딱 한발띠기에 목숨을 걸어라
목숨을 아니 걸면 천하 없는 춤꾼이라고 해도
중심이 안 잡히나니
그 한발띠기에 온몸의 무게를 실어라
아니 그 한발띠기로 언 땅을 들어올리고
또 한발띠기로 맨바닥을 들어올려
저 살인마의 틀거리를 농창 들어엎어라
들었다간 엎고 또 들었다간 또 엎고
신바람이 미치게 몰아쳐 오면
젊은 춤꾼이여
자네의 발끝으로 자네의 한 몸만
맴돌자 함이 아닐세그려.
하늘과 땅을 맷돌처럼
이 썩어 문드러진 하늘과 땅을 벅, 벅,
네 허리 네 팔뚝으로 역사를 돌리시라
돌고 돌다 오라가 감겨오면
한사위로 제끼고
돌고 돌다 죽엄의 살이 맺혀 오면
또 한사위로 제끼다 쓰러진들
네가 묻힌 한 줌의 땅이 어디 있으랴
꽃상여가 어디 있고
마주재비도 못 타 보고 썩은 멍석에 말려
산고랑 아무 데나 내다 버려질지니
그렇다고 해서 결코 두려워하지 말거라.
팔다리는 들개가 뜯어 가고
배알은 여우가 뜯어 가고
나머지 살점은 말똥가리가 뜯어 가고
뎅그렁 원한만 남는 해골 바가지
그리되면 띠루띠루 구성진 달구질 소리도
자네를 떠난다네
눈보라만 거세게 세상의 사기꾼
협잡의 명수 정치꾼들은 죄 자네를 떠난다네.
다만 새벽녘 깡추위에 견디다 못한
참나무 얼어터지는 소리
쩡, 쩡, 그대 등때기 가르는 소리 있을지니
그 소리는 천상
죽은 자에게도 다시 치는
주인놈의 모진 매질 소리라
천추에 맺힌 원한이여
그것은 자네의 마지막 한의 언저리마저
죽이려는 가진 자들의 모진 채쭉소리라
차라리 그 소리 장단에 꿈틀대며 일어나시라
자네 한 사람의 힘으로만 일어나라는 게 아닐세그려
얼은 땅, 돌부리를 움켜쥐고 꿈틀대다
끝내 놈들의 채쭉을 나꿔채
그 힘으로 어영차 일어나야 한다네.
치켜뜬 눈매엔 군바리가 꼬꾸라지고
힘껏 쥔 아귀엔 코배기들이 으스러지고
썽난 뿔은 벌겋게 방망이로 달아올라
그렇지 사뭇 시뻘건 그놈으로 달아올라
벗이여
민중의 배짱에 불을 질러라.
꽹쇠는 갈라쳐 판을 열고
장고는 몰아쳐 떼를 부르고
징은 후려쳐 길을 내고
북은 쌔려쳐 저 분단의 벽,
제국의 불야성을 몽창 쓸어안고 무너져라.
무너져 피에 젖은 대지 위엔
먼저 간 투사들의 분에 겨운 사연들이
이슬처럼 맺히고
어디선가 흐느끼는 소리 들릴지니
사랑도 명예도 이름도 남김없이
한평생 나가자던 뜨거운 맹세
싸움은 용감했어도 깃발은 찢어져
세월은 흘러가도
굽이치는 강물은 안다.
벗이여, 새날이 올 때까지 흔들리지 말라.
갈대마저 일어나 소리치는 끝없는 함성
일어나라 일어나라
소리치는 피맺힌 함성
앞서서 나가니
산 자여 따르라 산 자여 따르라
노래소리 한번 드높지만
다시 폭풍은 몰아쳐
오라를 뿌리치면
다시 엉치를 짓모으고 그걸로도 안 되면
다시 손톱을 빼고 그걸로도 안 되면
그곳까지 언 무를 쑤셔넣고 아……
그 어처구니없는 악다구니가
대체 이 세상 어느 놈의 짓인줄 아나
바로 늑대라는 놈의 짓이지
사람 먹는 범 호랑이는 그래도
사람을 죽여서 잡아먹는데
사람을 산 채로 키워서 신경과 경락까지 뜯어먹는 건
바로 이 세상 남은 마지막 짐승 가진자들의 짓이라
그 싸나운 발톱에 날개가 찟긴
매와 같은 춤꾼이여
이때
가파른 벼랑에서 붙들었던 풀포기는 놓아야 한다네
빌붙어 목숨에 연연했던 노예의 몸짓
허튼 춤이지, 몸짓만 있고
춤이 없었던 몸부림이지
춤은 있으되 대가 없는 풀 죽은 살풀이지
그 모든 헛된 꿈을 어르는 찬사
한갓된 신명의 허울은 여보게 아예 그대 몸에
한오라기도 챙기질 말아야 한다네.
다만 저 거덜난 잿더미 속
자네의 맨 밑두리엔
우주의 깊이보다 더 위대한 노여움
꺼질 수 없는 사람의 목숨이 있을지니
바로 그 불꽃으로 하여 자기를 지피시라.
그리하면 해진 버선 팅팅 부르튼 발끝에는
어느덧 민중의 넋이
유격병처럼 파고들어
뿌러졌던 허리춤에도 어느덧
민중의 피가 도둑처럼 기어들고
어깨짓은 버들가지 신바람이 일어
나간이 몸짓이지 그렇지 곧은목지 몸짓
여보게, 거 왜 알지 않는가
춤꾼은 원래가
자기 장단을 타고난다는 눈짓 말일세
저 싸우는 현장의 장단 소리에 맞추어
벗이여, 알통이 벌떡이는
노동자의 팔뚝에 신부처럼 안기시라
바로 거기선 자기를 놓아야 한다네
사랑도 명예도 이름도 남김없이
온몸이 한 줌의 땀방울이 되어
저 해방의 강물 속에 티도 없이 사라져야
비로소 한 춤꾼은 비로소 굽이치는 자기 춤을 얻나니
벗이여
비록 저 이름없는 병사들이지만
그들과 함께 어깨를 껴
거대한 도리깨처럼
저 가진자들의 거짓된 껍줄을 털어라
이 세상 껍줄을 털면서 자기를 털고
빠듯이 익어가는 알맹이, 해방의 세상
그렇지 바로 그것을 빚어내야 한다네
승리의 세계지
그렇지, 지기는 누가 졌단 말인가
우리 쓰러졌어도 이기고 있는 민중의 아우성 젊은 춤꾼이여
오, 우리 굿의 맨마루, 절정 인류 최초의 맘판을 일으키시라
온 몸으로 디리대는 자만이 맛보는
승리의 절정 맘판과의
짜릿한 교감의 주인공이여
저 페허 위에 너무나 원통해
모두가 발을 구르는 저 폐허 위에
희대의 학살자를 몰아치는
몸부림의 극치 아 신바람 신바람을 일으키시라
이 썩어 문드러진 놈의 세상
하늘과 땅을 맷돌처럼 벅, 벅,
네 허리 네 팔뚝으로 역사를 돌리다
마지막 심지까지 꼬꾸라진다 해도
언땅을 어영차 지고 일어서는
대지의 새싹 나네처럼
젊은 춤꾼이여,
딱 한발띠기에 인생을 걸어라.
Note:
(1) La corda rossa in questione fa riferimento, in un linguaggio gergale, a una corda ben precisa utilizzata in Corea dal Sud, soprattutto nei decenni della dittatura (dagli anni ’60 alla fine degli ’80), per legare i prigionieri politici durante gli interrogatori o, ancora peggio, le torture. In questo contesto assume un significato metaforico, in quanto vista come simbolo di oppressione violenta da cui ci si deve liberare a ogni costo.
(2) In Corea del Sud le corna non hanno lo stesso significato che hanno da noi, in quanto indicano robbia, pertanto con “corno rosso infuriato” si indica proprio qualcuno o qualcosa che ribolle di rabbia (quest’ultimo ovviamente solo in senso figurato).
(3) e (4) Le strofe contrassegnate da queste due note sono quelle che hanno ispirato la canzone “March for the Beloved”: se messi a paragone i due testi, la somiglianza è piuttosto palese.
(5) In contesti rituali, come lo sciamanismo coreano [무속, musok], l’estasi può riferirsi a uno stato di trance estatico, una sorta di energia spirituale che prende possesso del corpo durante la danza rituale [굿, gut].
(6) Antico strumento usato per battere cereali, costituito da una parte mobile attaccata a un bastone. QUI per ascoltare una canzone popolare tradizionale dalla provincia del Gyeongsang-do, intitolata “Ongheya” [옹헤야]: era un canto che i contadini intonavano mentre trebbiavano l’orzo con il suddetto strumento.
(7) È un termine poetico composto, che indica un concetto approssimativamente traducibile come “la scena del cuore”, “il campo dell’anima” o “la dimensione spirituale”, ed è usato in contesti lirici o rituali (come nei canti, poesie, o nei testi legati al gut sciamanico coreano), non nel linguaggio quotidiano.
Fonti:

3 pensieri riguardo ““묏비나리 – 젊은 남녘의 춤꾼에게 띄우는” [“Preghiera sciamanica per una tomba – Dedicata al giovane danzatore del sud”] di Baek ki-wan [백기완]”