L’insurrezione di Gwangju e l’arte da essa ispirata: parte 1 – Musical e spettacoli teatrali

Il motivo per cui ho deciso di iniziare questo excursus artistico proprio dalle arti teatrali è perché una delle più importanti ed emblematiche opere mai create riguardo il 18 maggio di Gwangju è proprio un musical, che porta con sé un carico storico estremamente significativo e avvincente, e da cui è nato il brano di protesta più famoso in assoluto in Corea del Sud, ma divenuto tale anche in moltissimi altri paesi dell’Estremo Oriente.

Per cui, senza indugiare oltre, cominciamo l’analisi delle varie opere selezionate, partendo proprio da quella sopraccitata.

INDICE DELLE OPERE

SPETTACOLI TEATRALI

Rituale di liberazione – Le nozze di luce” [“노크풀이 – 빛의 결혼식”, “Nokpuri – Bich-ui gyeolhonsik”, “Requiem – Wedding of Light”], è un musical che narra la storia d’amore tra due attivisti uccisi durante la lotta contro la dittatura, e delle loro anime che hanno potuto trovare la pace ricongiungendosi dopo la morte.
La realizzazione dell’opera è indubbiamente inusuale, perché non è mai arrivato sul palcoscenico, data la (legittima) paura dei creatori di venire arrestati per attività antigovernative.
Ma allora come è stato tramandato ai posteri? Procediamo per tappe e scopriamo l’affascinante cammino di quest’opera per arrivare fino a noi.

  • Dicembre 1980: l’attivista per i diritti civili Baek Ki-wan, in carcere dal 1979 per una protesta svoltasi a Seoul, durante la reclusione scrive un poema dedicato ai fatti di Gwangju, intitolato “묏비나리 -젊은 남녘의 춤꾼에게 띄우는” [Myotbinari – Jeolmeun Namnyeog-ui Chumkkun-ege Ttiuneun], traducibile in “Preghiera sciamanica per una tomba – Dedicata al giovane danzatore del sud”. Lo scritto riuscì a evadere dalle mura delle prigione grazie al passaggio clandestino dello stesso ad altri scrittori attivisti e tramite passaparola.
    Sia Baek Ki-wan in quanto attivista e scrittore, sia il suo poema in quanto opera, sono pilastri della cultura e dello spirito combattivo coreano, per cui non potevo esimermi in alcun modo dal tradurre lo scritto in questione, nonostante la sua lunghezza e la sua sua complessità (è stata un’operazione faticosa, ma spero di aver svolto un lavoro quantomeno decente e di avergli fatto giustizia). QUI per la traduzione dell’intero testo e per una presentazione dell’autore.
  • 1981: Hwang Seok-young, scrittore chiave dell’attivismo degli anni ’70, ispirandosi al poema di Baek Ki-wan e adattandone una parte, scrive il musical in questione, “Rituale di liberazione – Le nozze di luce”.
  • 20 febbraio 1982: nel cimitero di Mangwol-dong [망월동 구 묘역], luogo in cui sono stati sepolti i caduti della rivolta di Gwangju fino al 1997, si celebra un matrimonio molto particolare, quello tra due anime (in coreano 영혼 결혼식 [Yonghon Kyorhonsik]), i cui nomi corrispondono a Yoon Sang-won e Park Ki-sun: i loro resti vengono riesumati e sepolti insieme. Yoon San-won fu il volto simbolo dell’insurrezione e venne ucciso l’ultimo dei dieci giorni dalle forze militari (tante le poesie e i dipinti a lui dedicati o in cui viene nominato, come vedremo nella prossime uscite dell’articolo), mentre Park Ki-sun era un’attivista sindacale che in realtà morì nel 1978 per intossicazione da monossido di carbonio, ma divenne comunque un’icona della lotta per i diritti civili.
    La cosa curiosa della questione è che in realtà i due non avevano avuto alcun legame sentimentale in vita e l’idea della cerimonia nacque da altri attivisti per donare significato alla loro scomparsa prematura, e per dare nuova forza e speranza in un contesto di oppressioni e timori radicati dalla recente strage e dagli anni precedenti di tirannia.
    La creazione di determinati sentimenti attorno alla vicenda è stata necessaria per non lasciare che l’intensa sensazione di sconfitta e la perdita di fiducia nello stato schiacciassero il senso del dovere, che invece doveva assolutamente permanere negli animi di chi aveva preso parte alla protesta e aveva lottato contro i modi violenti del regime: era vitale creare un senso di rinascita anche di fronte alle tante morti, ed era indispensabile glorificare dei martiri, oltre che piangere le vittime, e loro due erano perfetti a tale scopo.
  • Aprile 1982: il musicista Kim Jong-ryul (che ha composto l’intera opera), 15 membri di varie band della zona di Gwangju e lo scrittore Hwang Seok-young, si riuniscono nell’abitazione di quest’ultimo: coprendo le finestre con delle coperte per evitare che la musica fuoriesca dalle mura di casa, i vari brani del musical vengono eseguiti e incisi su cassetta con un registratore portatile, metodo piuttosto casalingo anche per l’epoca, ma che rende perfettamente l’idea del contesto precario in cui stavano svolgendo la rischiosa attività.
  • In pratica, il poema “Preghiera sciamanica per una tomba – Dedicata al giovane danzatore del sud” di Baek Ki-wan del 1980 e il matrimonio tra anime del 1982 furono le fonti ispiratrici per la creazione del musical. Della registrazione originale vennero fatte circa duemila copie, che vennero poi distribuite di sottobanco, più che altro tramite gruppi di studenti.

Il famosissimo brano di protesta che ho citato all’inizio, nato dal musical, è quello che gli fa da chiusura, e si intitola “임을 위한 행진곡” [Im-eul wihan haengjingokMarch For the Beloved], traducibile in “Marcia per la persona amata”. Nel giro di circa un anno il brano aveva fatto il giro del paese e divenne il più utilizzato dai dimostranti universitari.
QUI per conoscerne la storia, leggerne la traduzione e ascoltarne diverse versioni (compresa la registrazione originale).

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  • “O Gwangju! O Maggio!” [“광주여! 오월이여”, 1985]: come “Rituale di liberazione – Le nozze di luce“, questo musical è stato realizzato soltanto in formato audio, ed è un docu-drama sulla rivolta, prodotto dal Comitato del Movimento della Cultura Popolare di Gwangju [광주민중문화운동협의회].
    Il contenuto tratta i due giorni cruciali precedenti e i dieci giorni di lotta compresi tra il 16 e il 27 maggio. La sceneggiatura è stata scritta basandosi su fatti reali, infatti l’opera include il discorso di Park Kwan-hyun durante la Grande Assemblea Popolare Democratica, registrazioni audio dell’adunata di civili, notiziari manipolati della TBC (Television Broadcasting Company) e testimonianze dirette dei cittadini presenti durante gli eventi.
    L’obiettivo era riprodurre in modo vivido l’intero processo della rivolta attraverso canzoni e poesie, inserendo anche suoni autentici. Nel 1985, la Corea del Sud era ancora sotto il controllo militare, pertanto non era possibile registrare professionalmente uno spettacolo che andava contro il regime. La registrazione avvenne così in diversi luoghi, tra cui la Ye-rim Music Academy diretta da Choi Joon-ho del gruppo Sori Moa [소리모아], la Big Tree Art Academy di Kim Kyung-joo e Park Tae-hong, e lo studio CBS situato al settimo piano della sede YWCA di Yudong.
    La rappresentazione ha inoltre contribuito a diffondere nuove canzoni popolari come “Canto della partenza per Gwangju” [“광주출전가”, in precedenza “광주출정가”], “La rivoluzione di Gwangju” [“혁명광주] e “La canzone del jukchang” [죽창의 노래].
    QUI per le traduzioni dei suddetti brani.

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  • “Il Dungdung del Mudeung* / Il rimbombo del Mudeung” [“무등둥둥”, 1999]: è un’opera ispirata alla vera storia della morte di una donna incinta, Choi Mi-ae, a causa di colpi di arma da fuoco durante gli scontri della rivolta. Lo spettacolo è stato rappresentato per la prima volta nel 1999 al Gwangju Cultural Arts Center e riproposto, sempre nello stesso luogo, in occasione del 30° anniversario del 18 maggio (quindi nel 2010).
    Il musical è composto da introduzione, atto 1, atto 2 e finale.
    Il rimbombo di Mudeung” è un’opera che mescola il dolore e la speranza, rappresentando i suoni e le emozioni legate alla storia di Gwangju. La combinazione di tecniche musicali tradizionali coreane e occidentali aiuta a comunicare la fusione di memorie culturali e storiche, con un chiaro obiettivo: ricordare il passato, celebrare il coraggio e lottare per un futuro migliore.
    Quest’opera è importante anche perché è stata pensata e scritta dopo che, nel 1997, furono confermate le condanne per ribellione e tradimento contro i principali colpevoli del massacro, e il 18 maggio fu designato come giorno di commemorazione del Movimento di Democratizzazione del 18 Maggio. In questa clima propositivo, il compositore Kim Seon-cheol, insieme ai poeti Kim Jun-tae e Jo Tae-il, composero e scrissero il musical, con il supporto del Ministero della Cultura e del Turismo.
    *Il Dungdung del titolo fa riferimento a un’onomatopea che simula il suono di un tamburo o un rimbombo, mentre Mudeung è la montagna simbolo di Gwangju.

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  • “Ah, Gwangju!” [“아, 광주!”, 2011]: è un musical di stampo metaforico, in quanto interpreta il massacro come originato dalla brama primordiale di potere dell’uomo, intesa come desiderio di dominare gli altri e il mondo. Mostrando come il desiderio di potere si sia ripetuto ciclicamente nella storia, lo spettacolo lancia un messaggio chiaro: è necessario diffidare sempre della sete di potere insita nell’essere umano.
    Lo spettacolo è stato messo in scena dalla compagnia teatrale UPC Theater durante il Festival Teatrale per la Pace di Gwangju del 2011 ed è stato rappresentato presso il Gwangju Cultural Arts Center.

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  • “L’Arirang di Bitgol*” [“빛골아리랑”, 2013]: l’opera racconta la vita travagliata di una donna nata ai piedi del Monte Mudeung attraverso la quale viene narrata la storia e lo spirito di Gwangju. Il musical celebra il passato della città, dal dolore alla speranza, attraverso anche attraverso il canto tradizionale coreano “Arirang“.
    L’opera, che si compone di 5 atti e 2 parti, è stata presentata per la prima volta come spettacolo tematico del 2° Festival Mondiale di Arirang a Gwangju, presso il Grande Teatro del Centro Culturale e Artistico di Gwangju.
    *L’Arirang del titolo è una canzone popolare coreana tradizionale, molto conosciuta e simbolica, spesso usata per esprimere dolore, speranza e identità collettiva, mentre il termine Bitgol è un nome poetico e tradizionale per Gwangju, spesso tradotto come “Valle della Luce” [빛골]. Questo nome riflette lo spirito illuminato, resistente e speranzoso della città, soprattutto in riferimento al Movimento del 18 Maggio.

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Di spettacoli teatrali, da circa 40 anni a questa parte, ne sono stati fatti a decine, quindi in questa sede non li ho riportati tutti, ho semplicemente selezionato quelli che ho ritenuto più rilevanti o particolari, o che si collegano a qualche aspetto della rivolta che affronteremo anche più avanti con altri tipi di arte.

  • Madre” [“어머니“, 1987]: con una rappresentazione suddivisa in 8 scene, lo spettacolo racconta la storia di una madre alla ricerca della figlia, arrestata per aver partecipato a una manifestazione studentesca nel 1987. Fu messo in scena in occasione del primo anniversario dall’istituzione del Consiglio delle Famiglie per la Democratizzazione di Gwangju e le madri appartenenti all’associazione parteciparono come attrici.
    L’opera mostra il processo di consapevolezza politica di una madre attraverso la ricerca della figlia. All’inizio la donna vede le proteste come una vergogna per la famiglia, ma col tempo cambia la sua visione. Il personaggio della madre dimostra che le proteste per la democratizzazione degli anni ’80 sono direttamente collegate alla rivolta di Gwangju e che lo spirito di quel maggio non è ancora svanito.

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  • Loro sono saliti su un sottomarino” [“그들은 잠수함을 탔다”, 1987]: pubblicata nel 1985 nella rivista “Minjok Hyeonsilgwa Jiyeok Undong” [민족현실과 지역운동] con il titolo “Jamheng” [잠행, Nascondersi], l’opera è poi stato rappresentato per la prima volta nel luglio del 1987 al Dandelion Small Theater di Gwangju con lo stesso titolo, tuttavia successivamente, nel 1992, lo spettacolo è stato ripresentato, nello stesso teatro, con il titolo modificato in “Loro sono saliti su un sottomarino”.
    L’opera è un racconto dall’impronta autobiografica ed è composto da un solo atto che mostra una giornata della vita di due fuggitivi, “Uomo 1” e “Uomo 2”: esplora delicatamente e dettagliatamente i cambiamenti nella vita dei protagonisti e la loro condizione psicologica dovuta alla fuga e al fatto di essere ricercati.

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  • “Anche gli uccelli lasciano il mondo” [“새들도 세상을 뜨는구나“, 1988]: l’opera teatrale è composta da un totale di 11 atti ed è un adattamento di 30 poesie tratte dalle raccolte di Hwang Ji-woo, “Anche gli uccelli lasciano il mondo” [새들도 세상을 뜨는구나], “Inverno – dalla quercia arriva la primavera” [겨울-나무에서 봄], e “Io sono te” [나는 너다]. Lo spettacolo è stata presentato per la prima volta dal gruppo teatrale Yeonwoo Stage presso il teatro Yeonwoo a Hyehwa-dong di Seoul.
    L’opera, tramite la rappresentazione del sistema capitalista repressivo dei regimi militari e la la violenza quotidiana degli anni ’80, mostra un contesto emotivo intriso di morte, a partire dal massacro di Gwangju.

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  • “Il maggio di Geumhee” – [“금희의 오월”, 1988]: è un’opera che drammatizza la vita del martire Lee Jeong-yeon, che morì mentre difendeva l’edificio del governo provinciale di Gwangju il 27 maggio 1980.
    È stata rappresentata per la prima volta durante il 1° Festival Nazionale del Teatro Etnico al Mirinae Theater di Jongno, a Seoul. Dopo la prima, ha girato tanti teatri in tutto il paese, ed è persino uscita dai confini coreani, arrivando in sette città degli Stati Uniti e in Canada.
    Lo spettacolo è composto da un totale di 15 atti e rievoca in maniera realistica le scene della popolazione di Gwangju in quel periodo.

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  • “Un viaggio nel tempo che danza” [“춤추는 시간 여행“, 1993]: è un’opera del gruppo teatrale Chunchoo ed è stata rappresentata al piccolo teatro del Seoul Arts Center. Ha inoltre partecipato alla 17ª edizione del Festival Teatrale di Seoul del 1993.
    Lo spettacolo segue una forma di meta-drama e presenta un teatro all’interno di un altro teatro: il protagonista della storia, un regista, stava vivendo una vita matrimoniale felice nel 1980 a Gwangju, ma sua moglie si suicida a causa del trauma subito dopo essere stata violentata dai soldati durante l’insurrezione. L’uomo, per cercare giustizia, inscenerà una rappresentazione all’interno della rappresentazione stessa.
    “Un viaggio nel tempo che danza” è un’opera unica nel suo approccio: l’autore spiega che l’opera è stata scritta per mescolare e ribaltare i ruoli di vittima e colpevole, con l’intento di fermare il ciclo di caos e trovare una via per affrontare e superare le cicatrici della storia.

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  • “Canto di tristezza” [“슬픔의 노래”, 1995]: l’opera confronta la somiglianza storica tra il Movimento di Democratizzazione del 18 maggio e il genocidio degli ebrei ad Auschwitz, ed è un adattamento teatrale del romanzo “Canto di tristezza” di Jeong Chan.
    Lo spettacolo è composta da 8 atti, con una struttura in cui l’inizio e la fine si riflettono, ed è stato rappresentato per la prima volta al piccolo teatro Kanggangsulrae.
    La pièce riflette sul ruolo dell’artista, esaminando come debba affrontare e rappresentare una tragedia storica, e mostra come sia una figura che può scegliere di coprire o rivelare il fiume della tristezza, o addirittura diventare lui stesso quella tristezza. L’opera solleva anche interrogativi su come l’arte possa interagire con il capitalismo e affrontare e rappresentare le tragedie in un contesto commerciale.

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  • “Il prigioniero dei mille anni” [“천년의 수인”, 1998]: lo spettacolo, composto da 4 atti, è stato messo in scena come parte della serie “Riflessioni sulla storia moderna” presso il Dongsoong Art Center.
    “Il prigioniero dei mille anni” esplora la turbolenta storia moderna e contemporanea della Corea del Sud attraverso le relazioni tra Andu-hee e due personaggi immaginari, mettendo in luce figure che sono state sacrificate come “merce di scambio” nella storia. Utilizzando una stanza d’ospedale come spazio immaginario, lo spettacolo fa incontrare tra loro i colpevoli storici, rivelando la responsabilità non risolta di quegli eventi, e invitando il pubblico a riflettere su di essa.
    L’opera ha vinto il Premio per il miglior spettacolo, il Premio per la miglior opera e il Premio per il miglior testo alla 35° edizione dei Baeksang Arts Awards.

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  • “Giorni di primavera” [“봄날”, 2000]: è un’opera teatrale adattata dal romanzo “Primavera” di Lim Cheol-woo, ed è stata prodotta dalla città di Gwangju per celebrare il 20° anniversario del Movimento di Democratizzazione del 18 maggio.
    Lo pièce, composta da 21 atti, è stata messa in scena al National Theater (Grande Teatro Haoreum) di Seoul nel marzo del 2000 e al Gwangju Culture & Arts Center a maggio dello stesso anno.
    L’opera rappresenta tutte e dieci le giornate dell’insurrezione, cercando di catturarne l’atmosfera e mostrando gli eventi con grande realismo.

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  • “Jjamppong” [“짬뽕”, 2004]: è uno spettacolo teatrale che racconta, in chiave ironica e paradossale, le disavventure dei membri del ristorante cinese “Chunlaewon”, i quali credono che il tragico evento del Movimento di Democratizzazione del 18 maggio sia stato causato da un incidente durante la consegna di un piatto di jjamppong (zuppa piccante di noodles).
    L’opera, composta da 9 atti, è stata rappresentata per la prima volta dalla compagnia teatrale Sani, al teatro Dongsoong Small Theater di Seul. Nel 2005 ha vinto il Premio per Nuovi Autori dell’Associazione degli Autori di Teatro di Corea.
    Jjamppong” mostra come un piccolo borghese senza particolare coscienza politica venga travolto suo malgrado dagli eventi, nonostante faccia di tutto per evitare di rimanerne coinvolto. Il contrasto tra il tono leggero della commedia e la tragicità della realtà storica enfatizza il dolore del tempo.

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  • “In lutto” [“상중”, 2008]: è un’opera teatrale prodotta dalla compagnia Tobaki nel 2008, in occasione del 28º anniversario della rivolta.
    Lo spettacolo racconta il dolore ancora irrisolto legato alla vicenda, attraverso la storia della famiglia di un disperso di quel tragico evento. Viene rappresentato per la prima volta al teatro Minneulle a Gwangju ed è stato poi riproposto nel 2012 con il nuovo titolo Incontro (마중), sempre al Minneulle.
    L’opera è strutturata intorno alla figura di Sam-nye, che visita la sua vecchia casa destinata alla demolizione, credendo che vi ritornerà suo figlio scomparso durante l’insurrezione.
    Con questo incipit, la pièce affronta il dolore ancora irrisolto dei familiari delle persone scomparse durante quell’evento, mostrando che la ferita è tutt’ora aperta. Oltretutto, attraverso il conflitto tra la nonna che conserva un vivido ricordo della tragedia, e il nipote che invece non ne conosce i dettagli, l’opera tratta anche il tema della frattura generazionale.

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  • “Un giorno in primavera” [“언젠가 봄날에”, 2010]: è un’opera che, attraverso un rituale sciamanico per placare gli spiriti (gut), cerca di lenire le ferite ancora aperte del tragico evento. Racconta di anime vaganti che, dopo essere state sepolte in modo anonimo durante i giorni della rivolta, non riescono a raggiungere l’aldilà, e rappresenta, al contempo, anche le famiglie dei suddetti defunti che non hanno mai smesso di attenderli.
    Lo spettacolo è andato in scena per la prima volta nella sala Daedong del Centro Culturale Commemorativo del 18 maggio ed è composto da un prologo, quattro sezioni (madang, cortili), e un epilogo.

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  • “Mangwol” [“망월”, 2011]: è un monologo teatrale tratto dall’omonimo romanzo di Sim Sang-dae, adattato e diretto da Oh Seong-wan per la compagnia Puleun Yeongeuk Maeul. La prima rappresentazione ha avuto luogo presso il Centro Culturale e Artistico di Gwangju, nell’ambito del Gwangju Peace Theater Festival. Da allora, è entrato nel repertorio annuale della compagnia, e viene rappresentato ogni maggio.
    L’opera esprime i sentimenti di una madre che ha perso il figlio durante il Movimento di Democratizzazione del 18 maggio, tuttavia, piuttosto che concentrarsi sulla disperazione, evidenzia la tenerezza e il calore materno.

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  • “Oh, ristorante Geumnam!” [“오! 금남식당”, 2016]: l’opera teatrale, divisa in sei scene, ruota attorno a una gara culinaria organizzata dalla proprietaria del ristorante Geumnam, per scegliere il nuovo gestore del locale.
    Attraverso il tema dei jumokbap (polpette di riso fatte a mano), cibo condiviso dai cittadini di Gwangju nel maggio 1980, l’opera riflette sullo spirito comunitario del Movimento di Democratizzazione del 18 maggio.
    Lo spettacolo è stato messo in scena per la prima volta nel 2016 dal gruppo teatrale Tobagi al Teatro Minneulle e ha avuto oltre 170 repliche fino al 2020.
    “Oh, ristorante Geumnam!” trasmette e celebra lo spirito di solidarietà, memoria e condivisione di quel momento storico cruciale, attraverso performance che includono musica, danza e percussioni.

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  • “Fuga umana” [“휴먼 푸가”, 2019]: è tratto dal romanzo Atti umani (소년이 온다) della scrittrice Han Kang. Lo spettacolo è stato messo in scena per la prima volta dal collettivo Gongyeon Changjakjipdan Ttwi-da presso lo spazio culturale Yesultteotbat, a Hwacheon. Nel novembre dello stesso anno, è stato rappresentato nuovamente al Namsan Arts Center di Seoul, ricevendo il premio “Top 3 Spettacoli dell’Anno” dall’Associazione Coreana dei Critici Teatrali.
    Il regista afferma: “Sulla scena, non abbiamo né recitato, né danzato, né cantato. Abbiamo solo cercato, con tutta la nostra forza, di esistere.
    Attraverso il suono prodotto dal contatto tra i corpi in continuo movimento e gli oggetti scenici, lo spettacolo evoca le anime di coloro che morirono senza sapere nemmeno perché, nel maggio del 1980 a Gwangju”.

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  • “Il ragazzo sta arrivando” [“The Boy Is Coming”, 2019]: anche questo spettacolo è tratto dal romanzo “Atti umani” di Han Kang, ed è stato adattato per la scena al Teatro Nazionale Stary della Polonia. Era prevista una replica a Seoul, presso il Namsan Arts Center, dal 29 al 31 maggio 2020, ma fu annullata a causa della pandemia di COVID-19. L’opera si sviluppa per 5 ore, spostandosi in otto diversi spazi all’interno del Teatro Nazionale Stary.
    La pièce è importante in quanto si tratta della prima produzione teatrale europea basata sul Movimento di Democratizzazione del 18 maggio.
    “Il ragazzo sta arrivando” è diviso in due parti, le quali mettono a confronto il trauma di Gwangju del 18 maggio, con la situazione politica e sociale polacca del 2019, caratterizzata da un’ulteriore radicalizzazione del nazionalismo. Quest’ottica dimostra che il dolore di quella tragedia trascende tempo e spazio e riflette su come si possa ricordare e superare queste ferite.

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  • “Non ero a Gwangju” [“나는 광주에 없었다”, 2019]: è un’opera di stampo partecipativo ed è stata rappresentato due volte presso il Centro Nazionale di Cultura Asiatica (National Asia Culture Center). In seguito, per commemorare il 40º anniversario del 18 maggio, è stato messo in scena per sette repliche nel 2020, nello stesso centro.
    Gwangju, maggio 1980: il fratello maggiore di una ragazza esce di casa per andare a scuola, ma non fa più ritorno. Durante la rappresentazione dei dieci giorni del movimento del 18 maggio, la protagonista scopre finalmente il motivo per cui il fratello non è mai tornato.
    In questa messa in scena gli spettatori vengono coinvolti direttamente: diventano cittadini insorti, partecipano ai raduni, raccolgono sedie per costruire barricate, si tengono per le spalle e si oppongono ai militari, fondendo attori e pubblico in un’esperienza condivisa.

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