
Kim Jun-tae è un poeta sudcoreano che nasce il 10 luglio 1948 a Haenam (città a circa un’ora e mezza da Gwangju), stesso paese natale del poeta Kim Nam-ju. Si è trasferito poi a Gwangju dove ha frequentato l’Università Chosun e studiato letteratura tedesca. E’ diventato poi professore di scuole medie e superiori.
Nel 1969 fa il suo debutto letterario con il poema “Shaking Sesame Seeds” [참깨를 털면서] nella rivista Poet.
Il suo linguaggio diretto gli ha permesso di diventare una voce forte e chiara per coloro che una voce non ce l’avevano: contadini e operai erano al centro delle sue scritture, o comunque tutte la popolazione debole che nulla poteva contro le ingiustizie della dittatura, per cui l’aspirazione e il desiderio di democrazia e uguaglianza fuoriuscivano spontaneamente dai suoi versi.
Il suo componimento più noto è senza dubbio “Ah, Gwangju! Croce della nostra nazione!”, diventato simbolo dell’insurrezione: fu pubblicata poco dopo l’accaduto, il 2 giugno 1980, ed è pertanto una testimonianza quasi diretta, rarissimo per l’epoca.
La cosa particolare della vicenda è come riuscirono in questa emblematica pubblicazione, facendo qualcosa che andava chiaramente contro la legge marziale: come vedrete anche dal link che vi lascio QUI, la poesia (come il resto del quotidiano su cui è stata pubblicata, il Chonnam Daily) sarebbe dovuta passare sotto il ferreo controllo del comitato di censura, le cui modifiche avrebbe portato il componimento dai suoi 109 versi, ad averne solamente 33, tuttavia era già fatto stampare e distribuire circa 100.000 copie in tutte le maggiori città coreane prima che il controllo arrivasse a metterci le mani sopra.
Kim Jun-tae stesso racconta che quando il romanziere Moon Soon-tae, vicedirettore capo del quotidiano, gli ha chiesto di elaborare uno scritto sul 18 maggio, si mise di punta e scrisse 130 versi in meno di un’ora, poi limati a 109. Appena terminato, fu il vicedirettore capo in persona a consegnare in bici al quotidiano il poema.
Il poeta a questo punto era in grave pericolo, dato l’affronto aperto al governo, e si diede alla latitanza per circa 25 giorni, per poi tornare al liceo Jeonnam dove insegnava, per salutare i suoi ragazzi che gli mancavano molto, e infine si diresse a casa sua. Venne catturato poco dopo e fu successivamente costretto a lasciare il posto di lavoro. Stesso destino toccò a Moon Soon-tae, che non solo gli aveva commissionato il poema, ma lo fece anche stampare in prima pagina.
Dopo tanta lotta e tante difficoltà, attualmente è il presidente della Fondazione della Memoria del 18 maggio, posizione più che meritata, senza dubbio.
Ah, Gwangju! Croce della nostra nazione!
Ah, Gwangju,
ah, monte Mudeung [monte simbolo di Gwangju],
tra morte e morte,
versando lacrime di sangue,
la nostra eterna città della giovinezza.
Dove sono andati i nostri padri?
Dove sono cadute le nostre madri?
Dove sono morti i nostri figli,
e dove sono stati sepolti?
Dove giace la nostra dolce figlia,
con la bocca aperta, distesa da qualche parte?
Dove sono le nostre anime,
strappate, ridotte in mille pezzi?
Gwangju, dove anche Dio e gli uccelli
se ne sono andati,
solo gli esseri umani
sono rimasti a sopravvivere ogni mattina e ogni sera.
Ci siamo abbattuti,
siamo caduti e ci siamo rialzati,
la nostra città coperta di sangue,
che ha sconfitto la morte con la morte,
e con la morte ho cercato la vita.
Ah, la terra del pianto,
oh, fenice! Oh, fenice! Oh, fenice!
Quando il sole e la luna sono rovinosamente caduti,
e tutte le catene montuose
di questa era
si ergevano in modo confuso,
ma nessuno poteva strappare
o rubare,
ah, la bandiera della libertà,
la bandiera dell’umanità,
la bandiera formata da carne e ossa.
Ah, la nostra città,
la nostra canzone, i nostri sogni e il nostro amore
a volte vengono spinti via
come onde,
a volte sommersi solo da tombe,
ah Gwangju, oh Gwangju…
Portando la croce di questa nazione,
oltre il monte Mudeung,
oltre la collina del Golgotha,
ah, figlio di Dio, tutto il corpo ferito,
solo morte.
Siamo morti davvero?
Non possiamo più amare questa nazione?
Non possiamo più amare i nostri figli?
Morti davvero?
Siamo davvero completamente morti?
Da Chungjangno, Geumnamno,
da Hwajeong-dong, Sansu-dong, Yongbong-dong,
da Jiwon-dong, Yang-dong, Gyerim-dong(1),
e poi, e poi, e poi…
ah, vento che soffia,
che inghiotte il nostro sangue e carne,
flusso implacabile del tempo.
Ora, dobbiamo solo
cadere, cadere e piangere?
In questa paura e con questa vita, come possiamo respirare?
Ah, quelli che sono sopravvissuti,
tutti abbassano la testa come se fossero peccatori.
Tutti i sopravvissuti
hanno perso l’anima,
e perfino mangiare
è difficile, è spaventoso,
così spaventoso che non sappiamo cosa fare.
(Amore mio, mentre ti aspettavo,
mentre uscivo fuori dalla porta ad aspettarti,
sono morta…
Perché mi hanno portato via la vita?
Anche se vivevamo in affitto in una stanzetta,
quanto eravamo felici…
Volevo soltanto trattarti bene.
Ah, amore mio!
Eppure, io, con il tuo bambino in grembo,
sono morta così, amore mio!
Mi dispiace, amore mio!
Mi hanno strappato via la vita,
e io, alla fine,
ti ho portato via tutto:
la tua giovinezza, il tuo amore,
tuo figlio, il tuo…
Ah, amore mio! Alla fine,
sono stata io a ucciderti?)
Ah, Gwangju, monte Mudeung,
che penetri tra morte e morte,
sventolando il lembo della veste bianca(2),
la città della nostra eterna giovinezza,
oh, fenice! Oh, fenice! Oh, fenice!
Portando la croce di questa nazione
di nuovo oltre la collina del Golgotha,
oh, il figlio di Dio di questa nazione.
Gesù è morto una volta,
è risorto una volta.
Si dice che viva fino ad oggi, o chissà fino a quando?
Ma noi, dopo essere morti centinaia di volte,
risorgeremo centinaia di volte,
il nostro vero amore,
nostra luce, nostra gloria, nostra sofferenza,
ora, noi rinasciamo più che mai,
ora siamo più forti che mai,
ora siamo ancora di più.
Ah, ora, noi
saliremo sul monte Mudeung,
spalla contro spalla, osso contro osso,
ah, saliremo verso il cielo infinitamente blu,
baciando il sole e la luna.
Gwangju, monte Mudeung,
ah, la nostra bandiera eterna,
i nostri sogni, la nostra croce,
con il passare del tempo,
diventa sempre più giovane, la città della giovinezza.
Ora, siamo davvero
saldamente uniti,
stringendoci le mani con forza
ci rialziamo in piedi.
(1980.6.2)
아아 광주여! 우리 나라의 십자가여!
아아, 광주여 무등산이여
죽음과 죽음 사이에
피눈물을 흘리는
우리들의 영원한 청춘의 도시여
우리들의 아버지는 어디로 갔나
우리들의 어머니는 어디서 쓰러졌나
우리들의 아들은
어디에서 죽어 어디에 파묻혔나
우리들의 귀여운 딸은
또 어디에서 입을 벌린 채 누워 있나
우리들의 혼백은 또 어디에서
찢어져 산산이 조각나버렸나
하느님도 새떼들도
떠나가 버린 광주여
그러나 사람다운 사람들만이
아침 저녁으로 살아 남아
쓰러지고, 엎어지고, 다시 일어서는
우리들의 피투성이 도시여
죽음으로써 죽음을 물리치고
죽음으로써 삶을 찾으려 했던
아아 통곡뿐인 남도의
불사조여, 불사조여, 불사조여
해와 달이 곤두박질 치고
이 시대의 모든 산맥들이
엉터리로 우뚝 솟아 있을 때
그러나 그 누구도 찢을 수 없고
빼앗을 수 없는
아아, 자유의 깃발이여
인간의 깃발이여
살과 뼈로 응어리진 깃발이여
아아 우리들의 도시
우리들의 노래와 꿈과 사랑이
때로는 파도처럼 밀리고
때로는 무덤만 뒤집어쓸 망정
아아 광주여 광주여
이 나라의 십자가를 짊어지고
무등산을 넘어
골고다 언덕을 넘어가는
아아 온몸에 상처뿐인
죽음뿐인 하느님의 아들이여
정말 우리는 죽어 버렸나
더이상 이 나라를 사랑할 수 없이
더이상 우리들의 아이들을 사랑할 수 없이
죽어 버렸나
정말 우리들은 아주 죽어 버렸나
충장로에서 금남로에서
화정동에서 산수동에서 용봉동에서
지원동에서 양동에서 계림동에서
그리고 그리고 그리고 ……
아아 우리들의 피와 살덩이를
삼키고 불어오는 바람이여
속절없는 세월의 흐름이여
지금 우리들은 다만
쓰러지고 쓰러지고 울어야만 하는가
공포와 목숨 어떻게 숨을
쉬어야만 하는가
아아 살아남은 사람들은
모두가 죄인처럼 고개를 숙이고 있구나
살아남은 사람들은 모두가
넋을 잃고, 밥그릇조차 대하기
어렵구나 무섭구나
무서워서 어쩌지도 못하는구나
(여보, 당신을 기다리다가
문밖에 나가 당신을 기다리다가
나는 죽었어요……
왜 나의 목숨을 빼앗아 갔을까요
셋방살이 신세였지만
얼마나 우린 행복했어요
난 당신에게 잘해주고 싶었어요
아아 여보!
그런데 나는 당신의 아이를 밴 몸으로
이렇게 죽은 거예요, 여보!
미안해요, 여보!
나에게서 나의 목숨을 빼앗아 가고
나는 또 당신의 전부를
당신의 젊음 당신의 사랑
당신의 아들 당신의
아아 여보! 내가 결국
당신을 죽인 것인가요)
아아 광주여 무등산이여
죽음과 죽음을 뚫고 나아가
백의의 옷자락을 펄럭이는
우리들의 영원한 청춘의 도시여
불사조여 불사조여 불사조여
이 나라의 십자가를 짊어지고
골고다 언덕을 다시 넘어오는
이 나라의 하느님 아들이여
예수는 한 번 죽고
한 번 부활하여
오늘까지 아니 언제까지 산다던가
그러나 우리들은 몇백 번 죽고도
몇백 번을 부활할 우리들의 참사랑이여
우리들의 빛이여 영광이여 아픔이여
지금 우리들은 더욱 살아나는구나
지금 우리들은 더욱 튼튼하구나
지금 우리들은 더욱
아아, 지금 우리들은
어깨와 어깨, 뼈와 뼈만 맞대고
이 나라의 무등산을 오르는구나
아아 미치도록 푸르른 하늘을 올라
해와 달을 입맞추는구나
광주여 무등산이여
아아 우리들의 영원한 깃발이여
꿈이여 십자가여
세월이 흐르면 흐를 수록
더욱 젊어갈 청춘의 도시여
지금 우리들은 확실히
굳게 뭉쳐 있다 확실히
굳게 손잡고 일어선다
(1980.6.2)
Note:
(1) sono strade e quartieri di Gwangju, tutti teatro dell’insurrezione e del conseguente massacro.
(2) il bianco è simbolo tradizionale coreano di purezza, innocenza e che rappresenta il ciclo naturale della vita e della morte. Infatti le vesti tradizionali da lutto in Corea del Sud sono bianche, sia quelle del defunto, sia quelle dei suoi familiari.
Fuoco o fiore
Alcune persone percorrono
la via del fuoco,
altre percorrono la via dei fiori.
Alcuni chiamano fuoco la storia,
altri chiamano fiori la storia.
Alcuni percorrono la via del grido,
altri percorrono la via del canto.
Voi, dite: la vera vita è fuoco o fiore?
La vera via dell’amore è fuoco o fiore?
Il fuoco illumina il buio della notte,
il fiore illumina il buio del giorno.
Quando il fuoco fonde la spada macchiata di sangue,
il fiore è ciò che ne asciuga il sangue.
Alcune persone percorrono
la via del fuoco,
altre percorrono la via dei fiori.
Alcuni percorrono la via del grido,
altri percorrono la via del canto.
Alcuni percorrono insieme la via del grido e del canto.
Altri percorrono insieme, insieme,
la via del fuoco e dei fiori.
불이냐 꽃이냐
어떤 사람은 불의 길을 가지만
어떤 사람은 꽃의 길을 간다
어떤 사람은 불을 역사라 말하지만
어떤 사람은 꽃을 역사라 말하고
어떤 사람은 아우성의 길을 가지만
어떤 사람은 노래의 길을 간다
너희여 참 삶이란 불이냐 꽃이냐
사랑의 참 길이란 불이냐 꽃이냐
불은 밤의 어두움을 밝히지만
꽃은 낮의 어두움을 밝힌다
불이 피 묻은 칼을 녹여버릴 때
꽃은 피 묻은 칼을 닦아내는 것이다
어떤 사람은 불의 길을 가지만
어떤 사람은 꽃의 길을 간다
어떤 사람은 아우성의 길을 가지만
어떤 사람은 노래의 길을 간다
어떤 사람은 아우성과 노래의 길을 한꺼번에 간다
어떤 사람은 불과 꽃의
길을 한꺼번에 한꺼번에 간다
Canto dedicato a Gwangju
Quel maggio
anche a Gwangju la luna splendeva luminosa.
Quando i vampiri arrivati in massa
su treni speciali della linea Honam
e su elicotteri,
trasformarono l’intera città in un campo devastato.
Eppure, a Gwangju,
la luna era piena e luminosa quando
casa per casa, strada per strada,
invasori simili ad automi
impazzivano, affamati di sangue.
Quel maggio,
Gwangju era un mare senza fine.
I gabbiani volavano,
le vele si alzavano,
le onde correvano.
Le isole, le isole urlavano di dolore, piene di gente.
Quel maggio,
Gwangju era una croce solitaria.
Quando i carnefici arrostivano cani gialli(1),
e ridevano con volti rossi di sangue,
quando preti e monaci venivano arrestati
e presi a colpi finché i testicoli non si rompevano.
Quel maggio,
Gwangju era una croce spezzata,
era il corpo nudo del Buddha spogliato e gettato via.
Eppure, in quel maggio,
Gwangju era ancora, ancora e ancora
una fenice che si alzava in volo!
Ah, quel maggio,
a Gwangju la luna era luminosa.
Il cuore delle persone scorreva come un fiume,
gli alberi lungo la strada si abbracciavano tra loro,
era un’umanità condivisa,
un mondo di unione,
era un ganggangsullae(2).
Anche se i demoni armati
di fucili e baionette
dilagavano da ogni parte
come impazziti,
l’intera città ondeggiava
come un campo d’orzo,
la gente si prendeva cura
l’uno dell’altro,
e, verso la via che questa terra
doveva percorrere,
agitavano bandiere di carne e ossa.
Ah, quel maggio, Gwangju
aveva la gioia di vivere insieme.
Anche cadendo e morendo insieme,
c’era quel fremito, grande come il cielo,
di rialzarsi insieme e vivere ancora.
광주에 바치는 노래
그해 5월
광주는 달도 밝았다
호남선 특별열차로
헬리콥터로 떼몰려온 흡혈귀들이
온 시가지를 쑥밭으로 만들 때
광주는 그러나
달도 둥그러이 밝았다
집집마다 거리마다
침략자와 같은 몽유병자들이
피에 굶주려 날뛸 때
그해 5월
광주는 끝없는 바다였다
갈매기가 날으고
돛이 오르고
파도가 나는 바다였다
섬, 섬들도 사람들로 울부짖는
그해 5월
광주는 고독한 십자가였다
학살자들이 황구(黃狗)를 그슬리며
시뻘겋게 웃을 때
신부와 스님들도 잡아가서
부랄이 깨져라고 두들겼을 때
그해 5월
광주는 부러진 십자가였다
발가벗겨 내팽개쳐진 부처의 알몸이었다
그러나 그해 5월
광주는 또 다시 볓 번이고
치솟아오르는 불사조!
아아, 그해 5월
광주는 달도 밝았다
사람들의 마음이 강물처럼 흐르고
길가의 가로수도 어깨동무 해주고
사람 세상 통일 세상 강강술래였다
총칼뿐인 악마들이
사방팔방 미친 듯이 들쑤셔도
온 시가지가 보리밭으로 출렁이고
사람들은 서로를 아껴주고
이 땅의 갈 길을 향하여
살과 뼈의 깃발을 흔들었다
아아, 그해 5월 광주는
함께 사는 즐거움이 있었다
함께 쓰러져 죽으면서도
함께 일어나 살고야 마는
하늘 같은 하늘 같은 펄럭임이 있었다
Note:
(1) con cani gialli si intendono proprio dei cani, nello specifico i nureongi, che sono una razza bastarda di colore giallastro della Corea del Sud che viene spesso usata come fonte di carne nel paese, anche se la cosa sta andando in disuso e nel 2027 entrerà in vigore la legge che ne vieta l’allevamento, la macellazione e la vendita. Nel contesto della poesia, la frase “Quando i carnefici arrostivano cani gialli” è intesa come una metafora per dire “quando i carnefici uccidevano le persone come fossero carne da macello”, considerando che appunto quella razza è vista spesso come fonte di cibo, soprattutto all’epoca della poesia.
(2) Il ganggangsullae è una danza circolare tradizionale coreana che viene eseguita principalmente durante le celebrazioni del Chuseok (la festa del raccolto coreana) e altre occasioni festose. In questo contesto, ma anche normalmente, viene usato come rafforzativo del concetto di unione, perché il fatto che tutti si tengano per mano e danzino insieme enfatizza il senso di comunità, di resistenza collettiva e di solidarietà.
Geumnam-ro amore
Geumnam-ro [strada storica di Gwangju, simbolo della rivolta] era amore.
Era la collina di un giorno di primavera
quando aprii gli occhi al canto e alla pace.
Una strada dove le persone bagnano il capo nel fluire del tempo,
la strada dove per la prima, primissima volta,
compresi di essere un essere umano.
Geumnam-ro era una collina verde di erba primaverile.
금남로 사랑
금남로는 사랑이었다
내가 노래와 평화에
눈을 뜬 봄날의 언덕이었다
사람들이 세월에 머리를 적시는 거리
내가 사람이라는 사실을
처음으로 처음으로 알아낸 거리
금남로는 연초록 강 언덕이었다

Una opinione su "Kim Jun-tae [김준태] e le sue poesie"