Con tutte le poesie e gli scritti di questa sezione, è meglio tacere e far parlare loro, pertanto mi limito a parlare di come sono stati strutturati i vari componimenti: come per le canzoni, sono state fatte pagine dedicate ai poeti più rilevanti e più prolifici, mentre la pagine dedicata alle singole poesie di singoli artisti, non mi è stata possibile, per questioni di tempistica, portarla a termine, pertanto non sarà presente nell’uscita di oggi (magari ne approfitto per lasciarla come aggiornamento per l’anniversario del prossimo anno).
Per il resto, avendo trovato anche un componimento lirico con una forma particolare, ho pensato di lasciarlo nella pagina principale come presentazione della sezione.
Questa di seguito è una poesia in forma di lettera, scritta da Hwang Ji-woo [황지우] e intitolata “Lettera della moglie” [“아내의 편지”], che rappresenta una missiva di una moglie di una persona arrestata durante l’insurrezione, e che nell’attesa, ha l’animo in bilico tra rabbia e speranza, tra disperazione e gratitudine.
Lettera della moglie
“Misuk-a,
come stai? Aspettavo notizie del tuo parto, ma la corrispondenza si è interrotta e sono stata molto preoccupata. Sono passati quasi due mesi, come sta crescendo il bambino?
E poi a Gwangju sono successe cose davvero dolorose, mi chiedo se per caso tuo fratello Seung-cheol si sia fatto male. I pensieri corrono velocemente. Su un calendario che racchiude maggio e giugno in una sola pagina, ora tutti i momenti di sofferenza vengono crudelmente messi in ordine, poco a poco.
I giorni di maggio. La mia città natale Gwangju tra le fiamme, le rose rosse che fioriscono nel cortile piovoso sono maledette, e la radio cristiana trasmetteva tutto il giorno il coro degli schiavi ebrei.
Piuttosto, durante il periodo di chiusura della scuola, probabilmente è stato un sollievo per accudire il bambino. Ho perso il tuo indirizzo, quindi ti mando questa lettera tramite la scuola, ma non mi fido molto, perciò le parole si interrompe spesso. Comprendimi.
Il padre del bambino è in prigione. Oggi è il primo mese. Mentre torno da Seongbuk in autobus, ascolto “La donna fuori dalla finestra” di Cho Yong-pil(1). Fuori dal finestrino piove ancora, e come se non fosse successo nulla, quella strada impassibile, questo mondo, io stessa — se solo fossimo tutti sommersi dall’acqua! Il mio cuore si fa rabbioso.
Sembra che tra qualche giorno verrà trasferito in un altro posto.
I nostri bambini crescono bene. Il primogenito di cinque anni è un monello. Picchia la mamma e se lei piange perché è triste, lui si chiede se ha male agli occhi. Poi mi si avvicina al volto. Ruba il latte alla sorellina, ma allo stesso tempo la ama terribilmente. Da quando ha incontrato suo padre, davanti a me non chiede più di lui. Mi si è venuto un colpo al cuore pensando che i bambini abbiano intuito la tragica realtà. Tuttavia credo che ora, rispetto a quell’autunno del ’73, quando lui andò da Dongdaemun a Seodaemun, io riesca a restare più calma grazie a questi due bambini.
Sul cammino verso casa, ho incrociato i volti dei venditori ambulanti che, inseguiti dalla polizia, trascinavano carretti. Queste persone sono ora in una situazione ancora più disperata della mia. Una nonna, che aveva raccolto alcune teste di lattuga e si era sistemata all’angolo della strada, è stata investita da un carretto che fuggiva e si è fatta male alla caviglia. Sì, io mi scuso con quelle persone. La mia sofferenza ora non è una ferita solo mia. Mentre tornavo a casa con la caviglia ferita della nonna, ho capito che quando una persona soffre, tutti soffrono. Anche se non sono visibili, sono in grado di sentire il suono dei bambini che piangono. Andiamo, presto, dai miei piccoli che stanno aprendo la bocca. Oggi, in una casa senza padrone, per cena ho preparato per loro degli involtini di lattuga.
Oggi ho parlato troppo solo della mia storia. Scusami. Dopo essere andata in cucina a cambiare la carbonella, ho pianto da sola, e per questo la lettera si è interrotta più volte. Ma scriverti così mi ha già completamente consolata.
Dal tuo bambino nato a maggio, voglio trasmettere la benedizione a tutte le persone del nostro paese affamate di giustizia. Ti ricordi? Quando indossavamo le uniformi estive bianche e camminavamo sul sentiero della foresta di acacia a Jisan-dong. Ridevi in modo così speciale, e quando sorridevi, le tue gengive rosse come quelle di una capra si mostravano tutte. Essendo andata a vivere tardi a casa dello sposo(2), probabilmente riceverai tanto amore da tuo marito.
Normalmente si sentirebbero i rumori di ubriaconi che litigano, ma stanotte Shinlim [nome di quartiere] è silenziosa. Quando ci incontreremo, abbracciamoci intensamente e piangiamo a dirotto.
28 giugno,
dalla tua Suk-hee.“
Note:
(1) Questo pezzo fa parte dell’album che è stato nominato nella sezione canzoni, e che pertanto, considerando il contesto in cui è stato nominato, conferma quanto detto precedentemente. QUI per leggerne a riguardo.
(2) Con “casa dello sposo” non si fa riferimento solo al fatto che la donna sia andata ad abitare tardi a casa del marito, ma che si sia sposata in tarda età, come se i due concetti fossero sinonimi: sebbene oggi sia una pratica meno diffusa, soprattutto in città, è tradizione che, quando ci si sposa, la moglie vada a vivere a casa del marito, dove solitamente ci sono anche i genitori di lui.
INDICE DELLE POESIE, DEI POEMETTI E DEI POETI
- Kim Nam-ju [김남주] e le sue poesie
- Kim Jun-tae [김준태] e le sue poesie
- Kwak Jae-gu (곽재구) e le sue poesie
- “묏비나리 – 젊은 남녘의 춤꾼에게 띄우는” [“Preghiera sciamanica per una tomba – Dedicata al giovane danzatore del sud”] di Baek ki-wan [백기완]
Fonti:

Una opinione su "L’insurrezione di Gwangju e l’arte da essa ispirata: parte 7 – Poesie"