“The Tale of Nokdu” è una commedia romantica coreana di stampo storico, uscita nel 2019 e composta da 32 episodi di 30 minuti l’uno (quindi i classici 16 episodi da un’ora). Trovate il drama su Viki, interamente tradotto in italiano.
TRAMA: la storia si svolge durante il periodo Joseon. Nokdu e la sua famiglia vivono da sempre su un’isola quasi deserta e a un certo punto vengono attaccati, rischiando di rimanere uccisi. Nokdu riesce a contrattaccare e segue gli assalitori fuori dall’isola, per capire chi fossero queste persone e come mai avessero cercato di ucciderli. Finisce in un piccolo villaggio di vedove sperduto tra le montagne, da cui inizialmente viene cacciato, perché essendo tutte donne, non è permesso l’accesso agli uomini. Tuttavia Nokdu è deciso a scoprire la verità, così si traveste da donna e, fingendosi una vedova, riesce a infiltrarsi all’interno del villaggio per indagare meglio sull’accaduto. E’ così che ha inizio la sua storia e la sua ricerca, finendo per incontrare una ragazza che lavora presso la casa delle cortigiane, che si trova attaccata al villaggio.
L’incontro tra i due può essere definito come uno scherzo del destino per molti versi, ma anche un regalo per molti altri.
6 ragioni per vederlo

1) Più spesso si vede il gender bender messo in atto da donne che si travestono da uomo, ma molto più raro è vedere il contrario, ed è stato proprio questo elemento che mi ha dato la spinta per vederlo. Tra l’altro l’attore principale, Jang Dong-yoon, ha svolto un lavoro incredibile nell’impersonare il ruolo della povera vedova indifesa: è stato del tutto naturale nel travestimento e ha dato vita a delle scene davvero esilaranti, ma mai forzate nella loro comicità.
2) Oltre alla ragazza protagonista, Dong Joo (interpretata da Kim So-hyun), personaggio molto fiero e deciso, tutte le donne della serie ricoprono un ruolo importante, in quanto ognuna di loro si fa carico di qualcosa di più grande del proprio personaggio come singolo: sono lì anche in rappresentanza del genere stesso, per mettere in discussione il loro ruolo all’interno della società e in luce la loro lotta per migliori condizioni di vita (questioni che non ci dicono nulla di nuovo se messe nel contesto dei movimenti femministi moderni, ma di sicuro non molto frequenti in tempi meno recenti come quello descritto del drama). In questa storia sono le donne stesse, infatti, a prendere in mano il proprio destino e a cercare di cambiare le cose, battendosi in prima fila (anche fisicamente), senza lasciare che sia l’uomo forte e valoroso ad accorrere in loro aiuto.
3) Nonostante la fortissima componente femminile però, i ruoli maschili non rimangono nell’ombra e non ne vengono schiacciati, anzi tutt’altro: presentano delle peculiarità che li fanno emergere distintamente, a partire ovviamente dal protagonista (interpretato da Jang Dong-yoon) che per parte della storia veste i panni di una donna, mentre si districa nel mistero del tentato omicidio a danno suo e della sua famiglia. Ma non solo, abbiamo anche un re (interpretato da Jung Joon-ho) che, per una volta tanto, non viene mostrato solamente in quanto tale, ma anche in quanto persona comune. Pertanto, spogliatosi dalle proprie vesti, ci viene mostrato da solo con i propri difetti, debolezze e lacune, con i propri rimpianti e preoccupazioni, e anche con le proprie piccole gioie, ormai un po’ offuscate dagli anni e dalla propria funzione. Poi troviamo un’altra forte presenza maschile, quella del second lead (interpretato da Kang Tae-ho), personaggio molto più stratificato e complesso di quello che appare inizialmente (purtroppo qui non mi posso esporre di più, altrimenti rischio lo spoiler).
4) Altro aspetto che ho amato e che ho trovato avvincente è che i colpi di scena ci sono fino agli ultimissimi minuti: non si finisce mai di sapere la verità e di stupirsi per essa, e di godere dell’ottima evoluzione dei personaggi. Pertanto il livello di attenzione è rimasto sempre alto e non ho mai avvertito stanchezza o noia, nemmeno per un singolo episodio.
5) Tra risate, gag buffissime, momenti tenerissimi, altri tristissimi, tra lotte interne e intrighi di palazzo, tra amore e autodeterminazione personale e di genere, questa storia, iniziata come un qualcosa di estremamente leggero e divertente, è diventato senza dubbio una serie storica memorabile e di spessore.
6) Potrei definirlo addirittura un capolavoro? Magari no, tuttavia ha il pregio di essere un prodotto innovativo e originale. Una visione fresca e mai banale che calibra alla perfezione l’evoluzione della storia e il cambio di atmosfera, che fluisce naturalmente con lo scorrere degli episodi: come già detto, si passa da un’iniziale commedia, a una storia a tratti molto triste e profonda.
