“Meet Yourself”: perché vederlo?

Meet Yourself” è una serie cinese del 2023 di 40 episodi di circa 45 minuti l’uno. I suoi generi sono slice of life, romantico e drammatico. Lo trovate su Viki, sottotitolato in italiano.

TRAMA: Xu Hong Dou (interpretata da Crystal Liu), che lavora come dipendente in un albergo ormai da tempo, si è sempre dedicata completamente al lavoro. Questo fino a quando la sua migliore amica non si ammala improvvisamente di cancro e muore. Da quel momento Hong Duo sente la necessità di staccare la spina e riprendere fiato dalla frenesia della vita a Pechino, e si “rifugia” in un piccolo villaggio, Yun Miao, nella provincia dello Yunnan, un luogo immerso nel verde e nelle arti antiche cinesi che gli artigiani del posto continuano a praticare, cercando a fatica di tramandarle alle generazioni future. La sua permanenza sarà presso un complesso di stanze con spazi condivisi, dove conoscerà molte persone che come lei hanno deciso di andarsene dalle città per i motivi più svariati.
Nel paesino agricolo conoscerà anche un ragazzo nativo del posto, Xie Zhi Yao (interpretato da Li Xian), che dopo anni di studi e di lavoro a Pechino, ha deciso di tornare al villaggio per dare il via a un progetto turistico che ridarebbe vita al luogo. Hong Duo si trova, in un modo o nell’altro, coinvolta da Zhi Yao, dagli abitanti e dalle loro attività, animate dalle dinamiche tipiche dei paesini, che hanno i loro pro e i loro contro.

1) “Meet Yourself” ha un forte potere calmante: come per i protagonisti che fuggono dalla realtà caotica e problematica, l’opera è ottima anche per lo spettatore per rilassarsi e staccare completamente dal tram tram quotidiano. Inoltre, data l’impronta semplice e slice of life, e non essendoci parti complesse o intricate, anche vedendo un po’ di episodi ogni tanto come ho fatto io, senza alcuna fretta, non si corre il rischio di lasciare per strada pezzi importanti della trama.

2) Per tranquillizzare chi non ama le opere troppo lente, posso assicurare che l’opera è perfetta anche per gli amanti delle maratone: la storia è talmente ricca di personaggi che le dinamiche che si vengono a creare rendono la visione sempre interessante ed energica. Infatti l’effetto calmante dell’opera non deriva da una lentezza o (peggio) da una vuotezza narrativa, quanto piuttosto dall’approccio dell’opera alle varie tematiche che vengono affrontate e dal modo in cui viene raccontata la quotidianità del paese.
La sceneggiatura è chiaramente pensata per accompagnare anche lo spettatore, come la nostra protagonista, nella conoscenza di questo paesino sperduto, e dare il tempo di affezionarsi naturalmente al luogo e ai suoi abitanti, tanto invadenti, quanto di buon cuore e genuini.

3) I personaggi, come dicevo poc’anzi, sono tanti e la loro caratterizzazione è solida, il loro background ben strutturato: ognuno ha una storia interessante alle spalle, fatta di avvenimenti e sentimenti in cui ci si può rispecchiare e immedesimare senza alcuna fatica. Il livello di intimità che viene raggiunta tra i personaggi ma anche tra questi ultimi e lo spettatore, e l’empatia nei loro confronti, lievitano a ogni episodio, e si arriva alla fine che si ha l’impressione di averli conosciuti davvero. Questo porta a un grado di immersione totale: appena si preme play, nasce spontanea la sensazione di essere parte dell’ambientazione.
Proprio riguardo i personaggi, un aspetto che ho apprezzato particolarmente è che Hong Duo, la protagonista, è una ragazza molto indipendente e fiera, ma anche molto dolce e timida a modo suo, è una via di mezzo davvero piacevole. In particolar modo ho approvato in pieno come le abbiano fatto affrontare il suo lutto all’interno della narrazione: non accade mai che si utilizzi la questione come connessione emotiva con gli altri personaggi, magari enfatizzando il suo dolore per far scattare una reazione esterna. Al contrario, il tutto avviene in modo molto intimo: Hong Duo affronta la situazione più che altro con sé stessa, il che ha fatto risultare il tutto estremamente aggraziato e fine.
Allo stesso modo, anche il protagonista maschile è un personaggio davvero piacevole e per nulla tossico, il che è molto rinfrescante e rassicurante (purtroppo se ne vedono sempre troppi di atteggiamenti malsani fatti passare per romantici).

4) Il comparto tecnico è curatissimo: la regia e la fotografia sono minuziose ed eleganti, dai colori caldi e vibranti, e danno ampissimo respiro alla bellezza bucolica in cui è calato il drama. Anche la cura alle scenografie e ai costumi caratteristici del posto hanno ampliato il fascino della serie. La sinergia che si crea tra la scrittura della storia, votata a ridare un ritratto realistico dei giorni nostri (quindi niente scene surreali e imbarazzanti), e la sua esposizione sullo schermo, sprigiona un potere suggestivo incredibile.

5) L’interpretazione del cast è eccellente: dai protagonisti, fino ad arrivare alle signore anziane del villaggio, che sono coloro che più di tutti fanno da collante e donano quel senso di appartenenza e di calore, hanno adottato tutti un stile di recitazione naturale e spontaneo. Non si percepisce in nessuno caso della sofisticazione, non c’è mai alcuna volontà di portare il personaggio in luoghi che non gli appartengono, anche considerando le più piccole sfumature di espressione.

6) Le musiche sono bellissime: non sempre i drama che amiamo hanno la fortuna di avere anche un buon accompagnamento musicale, ma non è questo il caso. “Meet Yourself” ha saputo sfruttare sapientemente anche questo aspetto, per me fondamentale per dare quel valore aggiunto e per donare un’ampiezza emotiva altrimenti irraggiungibile. Sono abbastanza certa che alla fine della visione avrete nel cuore come minimo due o tre brani, a partire dalla sigla di chiusura della serie, il dolcissimo e delicato brano di Yisa yu intitolato “Vai in un luogo dove tira il vento”, che è anche la traduzione letterale del titolo originale del drama (nonostante non sia praticamente mai d’accordo nel cambiare i titoli delle opere, in questo caso reputo che almeno la modifica sia stata azzeccata e non sia andata a minare la natura della serie).

Conclusioni: ripetendo un po’ ciò che ho detto nel primo punto, se si è spossati dalla solita vita, se ci si sente persi o abbattuti, se si è in cerca di una connessione profonda con chi siamo davvero e con cosa vogliamo per noi stessi, secondo me “Meet Yourself” può aiutare a placare l’animo, a darsi tempo, a capire che non si deve sempre cercare di essere al pieno delle proprie forze e capacità, che va bene stare male e vivere i propri dispiaceri senza evitarli o nasconderli. Fa capire altresì quanto sia bello non solo incontrare gli altri, ma appunto, come suggerisce il titolo, incontrare sé stessi, magari per la prima volta nella vita.

Insomma, a volte capita che, nella fretta e nella pressione della quotidianità, ci dimentichiamo di porci domande essenziali, perché viviamo e basta. In quei momenti è bene fermarsi e fare qualcosa per noi stessi: una di queste cose potrebbe essere proprio godere della visione di un serie, per cui fatevi un favore e guardatevi “Meet Yourself“.

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