“Our Movie“ è una serie coreana del 2025, composta da 12 episodi di circa 1 ora l’uno. I suoi generi sono melodrammatico, slice of life e romantico, ed è disponibile su Disney+ con i sottotitoli in italiano.
TRAMA: la storia segue Lee Je-ha (interpretato da Namkoong Min), figlio d’arte di uno dei più amati e acclamati registi della Corea del Sud e regista a sua volta. Il dover riconfermare la propria bravura dopo un primo lavoro che tutti hanno osannato come capolavoro, e anche il peso della figura del padre che grava su di lui come una spada di Damocle, lo hanno fatto cadere vittima di un arresto creativo piuttosto prolungato.
Dopo cinque anni dal suo debutto, gli viene proposto di uscire con un nuovo film, precisamente il remake di quello che viene considerata l’opera più bella del padre, la pellicola intitolata “Love In White”, che parla di una ragazza malata terminale.
Successivamente a un primo momento di rifiuto difronte a questa offerta, alla fine Je-ha si convince, e si avvia la fase di scrittura e di produzione del film: è così che conosce la nostra protagonista, Lee Da-eum (interpretata da Jeon Yeo Been). La ragazza è una malata terminale e sebbene all’inizio i due si conoscano perché al regista serve una consulenza per l’opera che sta scrivendo, in realtà quello che li farà avvicinare è che Da-eum parteciperà ai provini per il ruolo principale di “Love in White”, cercando così di realizzare il suo sogno di aspirante attrice, che fino a quel momento non aveva mai davvero visto la luce.
10 ragioni per vederlo

1) La coralità dell’opera è l’aspetto che di più innesca un investimento emotivo nell’opera: di personaggi ce ne sono tanti e tutti ben delineati e strutturati, alcuni con un’evoluzione inaspettata, seppur all’inizio possano dare l’impressione di essere personalità già viste e riviste in tante altre opere simili. In quest’opera il giudizio facile è preferibile metterlo da parte, perché nel momento in cui si pensa di aver chiaro il quadro, è l’esatto momento in cui si viene smentiti. Credo che l’approccio migliore sia avere la mente aperta e attendere che sia l’opera stessa a guidarci.
2) Ci sono dei cliché, tuttavia sono controbilanciati da un’evoluzione totalmente controcorrente: a partire proprio dai personaggi, ci sono caratteristiche dell’opera che fanno pensare (soprattutto inizialmente) che sia come tante altre che hanno affrontato il tema della malattia terminale, o semplicemente che sia simile a tanti romance (melodrammatici o meno), eppure, per lo stesso principio espresso nel punto 1, con l’evoluzione degli eventi, ci si rende conto che le cose vanno in tutt’altra direzione e anche ciò che effettivamente può definirsi cliché del genere, come un probabile triangolo amoroso ad esempio, non risulta come una minestra riscaldata perché originale nel modo di esposizione e negli intenti.
3) L’approccio alla malattia: la condizione terminale della protagonista, di cui si è coscienti dall’inizio, non può che far settare lo spettatore sulla consapevolezza che la storia di per sé sia triste, ma al contrario di tante altre opere con incipit simili, la serie fa di tutto per non aggravare ulteriormente l’atmosfera con scene negative che magari si concentrano sui risvolti opprimenti e dolorosi della patologia.
Per questo la malattia ci viene mostrata più tramite la narrazione della protagonista e dei personaggi che la circondano (in particolare il medico che la segue e il padre di lei, anch’esso medico) che non tramite scene effettive, a parte un singolo caso che per questo risulterà particolarmente “scioccante”. Un approccio senz’altro fresco e innovativo che dà una svolta sostanziale a questo genere di melodrammi, i quali sono soliti premere l’acceleratore sugli aspetti tragici e pietosi della questione.
“Our Movie” è uno dei più commoventi, convincenti e riusciti inni alla vita espressi tramite il concetto di morte: narra il tutto con discrezione, come a dire che il dolore è un processo intimo che non va per forza invaso per arrivare al cuore delle persone, che non c’è alcun bisogno di esporre e di mettere sotto i riflettori i momenti più bui di qualcuno per vederne la luce o per rendere giustizia alle difficoltà che ha affrontato nella vita. Questo drama mi ha insegnato ad apprezzare la bellezza e la dignità che risiedono nella sofferenza privata e non esibita, perché non c’è niente di più personale del dolore e perché è cosa ne facciamo nel nostro io più profondo quello che conta davvero e fa la differenza.
4) Lo stile del drama: delicato, gentile, pacato. Chi guarda drama coreani sa bene quanto sia facile incappare in scene molto chiassose, con personaggi che parlano a un tono di voce particolarmente alto, che tendono all’urlo. In questo drama non c’è nulla di tutto ciò, e per quanto sia un tratto solitamente distintivo e spesso li si ama anche per questo aspetto, quando capitano queste rare opere dal tono dolce e sospirato, è piacevole e rilassante (per quanto l’opera in sé, per via del tema principale, di rilassante abbia ben poco).
5) Ottimo comparto tecnico: una delle cose che maggiormente colpisce sin dalle primissime inquadrature è la qualità dell’opera. Regia, fotografia e persino le musiche sono pensate per evocare sentimenti nostalgici e raffinati che si rispecchiano poi nell’impostazione dei dialoghi e della sceneggiatura in generale.
6) Il personaggio della protagonista vale tutto il drama: Da-eum è quanto di più reale e genuino si possa desiderare da una storia di questo stampo e la sensazione di perdita e di calore che si provano dopo la fine della serie sono tangibili e prepotenti, rimangono addosso per giorni. Tutto ciò non è stato solo grazie al personaggio di per sé (amabilissimo), ma anche a quanto divinamente Jeon Yeo-been l’abbia interpretato: questo è uno di quei casi, e sono pochi, in cui non si riesce a immaginare qualcun altro recitare una determinata parte.
7) La parte romantica è perfettamente bilanciata con il resto e non eccede mai, né è sottosviluppata. Sicuramente è una delle parti principali, ma non oserei dire che monopolizza l’attenzione. L’evoluzione dei personaggi, le dinamiche per nulla scontate tra loro e l’approccio a tematiche di umana rilevanza, fanno sì che il focus sia anche altrove e ci si interessi anche a tanti altri aspetti della serie (per quanto sì, bisogna comunque ammettere che la loro storia d’amore è di un magnetismo incredibile, e se fosse venuta meno questa parte, il drama ne avrebbe sofferto molto).
8) Niente cringe e momenti imbarazzanti: per tutti i motivi spiegati sopra, la serie ha uno stile realistico e asciutto, per cui non sono presenti (fortunatamente) momenti che rasentano il ridicolo e che sono spesso utilizzati per creare confusione e turbamento nei personaggi. In questo storia lo sconvolgimento emotivo, che sia quello dato dall’amore, o dalla disperazione, è raccontato con le giuste tempistiche e con reazioni plausibili, e non dà mai vita a situazioni improbabili o esasperate.
9) L’ambientazione è molto immersiva: se interessa il mondo dello spettacolo e delle produzioni cinematografiche, il fascino del drama risiede anche lì. L’opera mostra accuratamente tutte le fasi di creazione di un film e fa rendere conto di quanti sforzi, anche invisibili, ci siano dietro.
10) Ottimo finale: ovviamente senza fare spoiler, posso almeno dire che la conclusione è forse la parte più bella e appagante di tutto il drama dal punto di vista di uno spettatore, soprattutto quando ormai si è fin troppo abituati a finali sbrigativi e inconcludenti, o peggio ancora insensati. In “Our Movie” ogni tassello trova il suo posto, e la storia si chiude perfettamente in linea con il resto della serie, sia per ciò che viene mostrato (o meglio che non viene mostrato), sia nel modo.
In conclusione, se si cerca un prodotto ben realizzato, con una sceneggiatura solida, i piedi ben piantati a terra, che rifugge l’edulcorazione della realtà e che faccia sentire vividamente ogni emozione, non ci si può perdere quello che al momento è senza dubbio uno dei migliori drama coreani dell’anno, tuttavia se non si reggono le trame particolarmente drammatiche si sconsiglia di iniziarlo, perché l’andazzo è chiaro sin da subito: con “Our Movie” sentirsi quantomeno scossi è inevitabile.
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