“The World of the Married” è un drama coreano del 2020 composto da 16 episodi di circa un’ora e un quarto l’uno. E’ il remake della serie britannica “Doctor Foster” che, come molto spesso accade per le serie occidentali, non si svolge nel tempo di una sola serie autoconclusiva, ma si compone di 2 stagioni.
TRAMA: La storia si avvia con il dipingere una bella famiglia felice, di quelle che sembrano uscite da una pubblicità della Mulino Bianco, ma… tutto inizia a sgretolarsi quando la moglie scopre l’infedeltà del marito, e con essa anche quella degli amici più cari che sapevano della “tresca” e lo hanno coperto, senza dirle nulla.
4 ragioni per vederlo

Cosa dire per iniziare a descrivere “The World of the Married”? Credo che l’aggettivo che fa inquadrare meglio il tipo di opera è sicuramente “adulto”, e questo per me è il primo punto a favore:
1) Non ha nulla a che vedere con i cliché dei romance indirizzati a un pubblico più giovane e non ha nulla di “puccioso” e romantico. Ciò che si prova più frequentemente durante la visione è un senso di forte irritazione verso un po’ tutti i personaggi (protagonisti compresi, anzi soprattutto).
Di questo drama verrebbe da dire che è cattivo, cinico, esasperante, frustrante, avvilente, angosciante e chi più ne ha più ne metta, e sarebbe un controsenso considerare questi aspetti come qualcosa di positivo, tuttavia stimola queste emozioni proprio perché ci si rende conto di quanto sia realistico: nella vita l’irrazionalità e la visceralità con cui si vivono certe esperienze portano a gesti odiosi, insensati, stupidi, meschini e incoerenti, di cui ci si può anche pentire amaramente. Se cercate quindi qualcosa di onesto e vero, questo drama lo è a 360°.
Ma cos’è che rende questa serie, oltre che tanto realistica, anche altrettanto avvincente, emozionante e accattivante? Qui il secondo punto a favore:
2) E’ stato vincente il fatto di aver saputo miscelare sapientemente elementi reali e veritieri e altri più scenici e teatrali, che con il loro aspetto che arriva a toccare il grottesco, donano quella nota di epicità e solennità che mancherebbe a una descrizione realistica al 100%.
Posso anche azzardarmi a dire che in “The world of the married” ho visto molte somiglianze con “Parasite”, film ormai diventato famosissimo per aver vinto l’Oscar, e che io ritengo un attento e acuto ritratto della società moderna (e non parlo solo di quella coreana), tanto da considerarla una delle migliori pellicole uscite negli ultimi anni. E questo non può che essere il terzo punto a favore (per chi, come me, ha apprezzato il film in questione).
3) Sul piano della regia, così nel film come nel drama, viene data molta attenzione ai particolari, che non fanno altro che risaltare un ambiente quasi asettico, simbolo di una sterilità non solo visiva e quindi tangibile, ma anche concettuale e morale, come se l’alta società descritta fosse candida e pulita, un perfetto involucro intoccabile insomma.
Ad incrementare questo aspetto e allo stesso tempo a crearne il contrasto, sono le numerose scene eccessivamente e volutamente lentissime e claustrofobiche, a causa delle quali si crea la tensione da thriller adatta a far sfaldare il bel castello di sabbia dipinto al principio e a rivelare pezzo dopo pezzo tutta la sporcizia nascosta al suo interno.
Da ciò ne scaturisce un’imprevedibilità che riesce a tenere alto l’interesse dello spettatore fino agli ultimi minuti dell’ultimo episodio (come in “Parasite” dopotutto).
Per quanto riguarda i temi, ce n’è uno in particolare per cui ho fatto un accostamento tra le due opere e cioè l’aspra critica alle dinamiche marce dell’alta società, o comunque di quella benestante.
Per il resto, affrontando la questione specifica di matrimonio e divorzio, le due visioni si discostano molto, e i temi affrontati risultano essere diversi: per esempio, una cosa che ho trovato particolarmente interessante nel drama è stata quella di affrontare la differenza che ha il matrimonio nella vita di un uomo e di una donna, e quindi anche il diverso impatto che avrà l’eventuale divorzio (nella società coreana in particolar modo, ovvio, ma non solo).
4) In ultimo, ma giusto perché mi piace lasciare la parte preferita alla fine, sottolineerei la straordinaria interpretazione da parte di tutto il cast, che è stata notata anche in sedi ufficiali, facendo vincere a più di un attore svariati premi. Ne parlo meglio nell’articolo che ho scritto lo scorso anno, riguardante i drama del 2020 con il rating di ascolti più alto in patria, in cui si è aggiudicato il primo posto con un fantastico share del 18,83%.
Posso affermare senza la minima esitazione che se fosse venuta meno l’intensità recitativa messa in campo, l’opera avrebbe avuto metà dell’impatto scenico ed emotivo.
Detto questo, è chiaro che tutti gli elementi che ho descritto per me sono punti a favore e sono quelli che mi hanno fatto apprezzare tanto l’opera, tuttavia lo sconsiglio caldamente se nelle opere di finzione si preferiscono temi più leggeri o che semplicemente che fungano da distrazione, poiché da questo punto di vista è uno dei “peggiori” drama mai visti: poche volte ho rischiato il mal di stomaco come con “The World of the Married”, quindi è meglio tenersene più alla larga possibile.
Recensione esaustiva Mi ha incuriosito definitivamente il paragone con parasite.
Grazie
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