“Todome no Kiss”: perché vederlo?

Giusto per far capire quanto io ami questo drama, dico solo che ho dovuto vederlo quattro volte per riuscire a mettere abbastanza ordine nei miei sentimenti e nelle mie idee tanto da poterne parlare almeno decentemente. Ma questo di per sé non è abbastanza convincente, quindi veniamo a noi: “Todome no kiss” (anche conosciuto con il titolo inglese “Kiss That Kills”) è un drama thriller/mistery giapponese di stampo romantico del 2018, composto da 10 episodi di circa 45 minuti l’uno.

TRAMA: il protagonista è un giovane ragazzo di nome Otaro Doujima, che nel suo lavoro da host in un night club si fa chiamare Eight. Otaro è un tipo egoista, opportunista, avido e venale, che sfrutta la solitudine di donne facoltose che frequentano il suo locale per guadagnare più soldi possibili: in pratica le considera banche ambulanti. La sera della vigilia di natale le cose per lui stanno per cambiare per sempre, ma non esattamente come si aspetta: sceglie la sua nuova preda, Mikoto Namiki, giovane ereditiera che lui progetta di sposare e che soprannominerà “10 miliardi”, somma del suo patrimonio (questo giusto per far capire quanto la consideri sul piano meramente umano). Tuttavia non farà in tempo a mettere in atto nessun piano: dato che si raccoglie quel che si semina, quella sera stessa, dopo un bacio ricevuto da una sconosciuta vestita da Babbo Natale dentro i bagni del locale in cui lavora, Otaro crolla a terra e muore. Si risveglia subito dopo, ma quando riapre gli occhi si rende conto che c’è qualcosa di strano: è tornato indietro di una settimana.
Cosa accadrà? Come reagirà il ragazzo di fronte a questo surreale imprevisto?

8 ragioni per vederlo

1) EFFETTO SOPRESA
Todome no Kiss” è un drama a cui non avrei dato un soldo di fiducia all’inizio: dalla lettura dell’incipit, la storia mi era sembrata un po’ superficiale, o quantomeno bislacca. Onestamente parlando, ciò che mi ha convinto a vederlo è stata la presenza di Kento Yamazaki, che dopo questo drama è diventato uno dei miei attori preferiti giapponesi (insieme a Masaki Suda e Takeru Satoh): ero curiosa di vederlo interpretare un ruolo tanto controverso e più adulto rispetto alle svariate commedie scolastiche in cui lo avevo solitamente visto fino a quel momento.
Premesso questo, posso affermare con assoluta certezza che non mi sono mai sbagliata tanto: “Todome no Kiss” è sì bizzarro per certi versi (ma non in senso negativo), tuttavia non ha proprio nulla né di banale, né tanto meno di superficiale.


2) SCENEGGIATURA DI QUALITÁ
Come dico sempre, quando si ha a che fare con opere che trattano i viaggi nel tempo, sebbene sia un tema molto affascinante e accattivante, è facile scovare incongruenze, incoerenze, o buchi di trama nella storia. Ma non è questo il caso: in “Todome no kiss” niente viene lasciato al caso e ogni particolare trova il suo senso e il suo posto, fino alla fine. I messaggi e gli insegnamenti sono molteplici, molto intelligenti e profondi (spesso recapitati allo spettatore tramite dei dialoghi eccezionali). Lo svolgimento non presenta tempi morti, è tutto un susseguirsi di eventi in cui il rapporto causa-effetto produrrà conseguenze tali da lasciare con il fiato sospeso fino all’ultimo.
Trovo questa serie particolarmente adatta anche a chi non è molto avvezzo al tema “viaggi nel tempo”, che a volte, per loro stessa natura, rendono molto complesso il quadro generale. In “Todome no kiss“, nonostante i continui passaggi nel passato, repentini e spesso frenetici, non c’è la minima confusione in ciò che accade, e questo permette allo spettatore di tenere sempre il punto della situazione. Questo probabilmente è dovuto al fatto che i viaggi non consistano in sbalzi “avanti e dietro” nel tempo, ma solo all’indietro, per poi andare avanti con uno scorrimento normale e a un certo punto tornare indietro di nuovo.

A proposito dei dialoghi di qualità, vorrei riportare un estratto che ritengo molto significativo, sia rispetto al drama, sia come concetto generico:

Otaro: Vedi? Tu ce l’hai il diritto di essere felice.
Saiko: Però… le cose probabilmente stanno così per via dell’incidente.
O: Incidente?
S: Il ragazzo che mi ha salvata è morto. Non posso essere la sola a essere felice. Non devo essere felice. Credo di essere stata punita per essere stata l’unica a essersi salvata.
S: Una cosa simile è accaduta anche a me quando ero bambino. Ho perso mio fratello in un incidente. Ma ho deciso di vivere anche la sua, di felicità. Se non lo faccio, qual è il senso dell’essere vivi? Ehi Saiko, non importa quante volte torniamo indietro, se non facciamo nulla, il risultato sarà sempre lo stesso. Ma se continuiamo ad andare avanti, possiamo cambiare la nostra vita. Possiamo diventare felici.


3) OTTIMA EVOLUZIONE DEI PERSONAGGI. RUOLI E DINAMICHE BEN CALIBRATI
A partire dai due protagonisti, Otaro e Saiko Sato (la ragazza vestita da Babbo Natale che lo bacia all’inizio della serie), fino ad arrivare ai personaggi più secondari, ognuno ha un suo scopo ben preciso ed è ben inserito nell’intreccio che si viene a creare. Proprio come nella realtà, ci si rende conto che nei fatti ogni personaggio è importante per stravolgere, o anche solo variare di poco, il corso degli eventi, perché la vita non è fatta solamente di grandi avvenimenti, ma soprattutto di piccoli particolari: se cambia anche solo uno di essi, si rischia di variare tutto ciò che viene dopo. Per questo ogni personaggio, pur non essendo centrale come tempo di apparizione nella storia, lo diventa per un po’ quando è la causa scatenante del cambiamento del futuro (di cui solo Saiko e Otaro si rendono conto, perché gli unici due coscienti dei viaggi nel passato).
Ed è sempre per questo che l’evoluzione (o l’involuzione) di ognuno di loro risulta naturale, tanto quanto il modo in cui gli eventi deviano dal loro percorso iniziale.


6) BELLISSIMA STORIA D’AMORE
Come detto all’inizio, ho visto quest’opera per bene quattro volte, tuttavia non c’è stata volta che io non mi sia copiosamente commossa per il meraviglioso amore che nasce tra i due protagonisti: sembra proprio di vedere un filo d’erba che cresce in mezzo al cemento o all’asfalto di una città, grigia, caotica e piena di smog. La storia tra Otaro e Saiko è delicata e poetica, e anche se non sarà addirittura centrale nel drama, vi farà veramente battere il cuore, anche se non siete soliti emozionarvi per questi aspetti.
L’unico appunto che mi sento di fare per chi invece è molto avvezzo ai drama romantici: non vi aspettate momenti di intimità di coppia o simili, perché non ci saranno (anche se di baci ne vedrete molti e tutti bellissimi). Nonostante questo, vi assicuro che, per come è stata scritta la storia, sarebbero risultate davvero fuori luogo smancerie di vario tipo: d’altronde per esprimere sentimento e romanticismo non è necessario e obbligatorio mostrare chissà cosa. Queste emozioni a volte arrivano di più tramite un accenno, rispetto a una scena esplicita.


4) VIAGGI NEL TEMPO: TEORIA SFRUTTATA AL MEGLIO
Quando si parla di viaggi nel tempo, le teorie possono essere infinite. Tra i tanti drama a tema che ho visto, “Todome no kiss” è uno dei miei preferiti anche a questo riguardo. La concezione dello spaziotempo viene spiegata non solo dal punto di vista scientifico, dando vita alla teoria dell’esistenza di mondi paralleli, ma anche dal punto di vista concettuale e filosofico, collegando il senso stesso del viaggio nel tempo a quello del senso della vita, della responsabilità delle proprie scelte, dell’importanza dei ricordi.


5) CAST AZZECCATISSIMO
Come già detto all’inizio, Kento Yamazaki è il motivo principale che mi ha spinto alla visione del drama, tuttavia è stato il resto del cast a farmi innamorare in toto dell’opera. La controparte femminile, Mugi Kadowaki (che non conoscevo prima del drama e di cui ho approfondito la carriera poi), mi ha stregata sin da primo secondo che è apparsa sullo schermo, grazie all’iniziale stramberia del suo personaggio e al suo aspetto non del tutto usuale rispetto alla classica bellezza asiatica (sarà per questa sua unicità che la trovo incredibilmente affascinante). Chi merita una menzione particolare però non sono solo i due protagonisti, ma anche i secondari (che io considererei più comprimari): abbiamo un già ben noto Mackenyu, che interpreta un personaggio inizialmente innocuo ma che si rivelerà presto molto controverso, e la raffinata ed elegante Yuko Araki, che sembra essere nata appositamente per il ruolo della ragazza “10 miliardi”, Mikoto Namiki. In ultimo, ma per quanto mi riguarda assolutamente non per importanza, è da evidenziare la presenza nel cast di supporto di Masaki Suda. Durante tutto il drama, nonostante il poco tempo a disposizione, l’attore mette perfettamente in mostra le sue doti recitative, laddove un altro attore di minore livello si sarebbe a malapena fatto notare. La cosa che mi ha piacevolmente colpita è stata che nel finale il suo personaggio avrò un ruolo stranamente decisivo per l’evolversi degli eventi.

6) MUSICA: IL MAIN THEME CHE CREA DIPENDENZA
La cosa che vi rimarrà più incollata addosso alla fine del drama sarà senza dubbio la canzone che fa da tema principale, “Sayonara Elegy” (la traduzione QUI), brano indie pop cantato da Masaki Suda e composto dal cantautore Huwie Ishizaki. Il pezzo viene riprodotto in tutte le salse: dalla versione originale registrata in studio, a quella cantata dal vivo da Suda mentre interpreta il suo ruolo nel drama (un senzatetto con una chitarra), fino a una base solamente musicale e di cui è stato rallentato il ritmo, rendendola più una ballata.


7) LUNGHEZZA GIUSTA
Come quasi tutti i drama giapponesi, è composto da 10 episodi (tra l’altro lunghi 45 minuti circa e non un’ora/un’ora e dieci). Sia per numero di episodi, sia per durata degli stessi, questa classica lunghezza delle serie nipponiche non rischia di eccedere in tempi morti e di dilungarsi inutilmente. Infatti, se con i drama coreani mi accade spesso che intorno all’episodio 10/11 inizi a sentire un po’ di fatica, con i giapponesi non mi accade quasi mai di avvertire un rallentamento nell’attenzione, se non in qualche raro caso in cui il drama mi stava effettivamente annoiando per tutt’altri motivi. Ma “Todome no kiss” è stato ancora più abile di altri nello sfruttare questo aspetto, regalando la sensazione che suddetta tempistica sia stata cucita addosso alla storia che viene raccontata (e non il contrario).

8) IL REGALO DEL “VERO” FINALE
Per gli inguaribili romantici, il finale del drama potrebbe lasciare un piccolo buco nel cuore. Tuttavia non c’è da disperarsi del tutto, perché c’è una sorpresa inaspettata. Di “Todome no kiss” c’è anche uno spin-off dal titolo “Todome no parallel“: l’ultimo episodio di questo spin-off (quindi il 10°) può essere visto come il vero e proprio finale della serie principale e dona un senso di assoluto benessere. Bisogna però chiarire una cosa fondamentale: detta così sembra quasi che “Todome no kiss” presa da sola non abbia un suo finale, ma non è così. La serie si conclude, e lo fa nel modo più coerente e lineare possibile. Semplicemente quei 15 minuti del 10° episodio dello spin-off regalano un momento in più alla storia, che secondo me è comunque fondamentale per chi ha amato tanto il rapporto tra Otaro e Saiko.
Altra nota importante: non è necessario guardare tutta la serie spin-off per godere dell’ultimo episodio (io infatti non l’ho vista), poiché “Todome no parallel” racconta cosa accade nei mondi paralleli dopo che Otaro e Saiko sono morti e hanno trasferito le loro coscienze in un altro mondo ancora. Il 10° episodio fa vedere appunto cosa accade nel mondo parallelo dell’ultimo viaggio indietro nel tempo effettuato da Otaro alla fine del drama principale.

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