Sono moltissimi i drama che hanno a che vedere con la corruzione e le ingiustizie subite dal popolo della fascia medio-bassa, come a sottolinearne l’impotenza di fronte a certe questioni, e il comando totale e totalitario della fascia più abbiente, che sembra poter disporre della vita degli altri a proprio piacimento.
Una delle ultime serie coreane a trattare questo tema è stata “Vincenzo” (su Netflix) e lo fa in maniera volutamente esagerata, esasperata, spettacolare e stravagante. Ora, non so se quello che accade dietro le quinte nel mondo reale sia così rocambolesco come ci appare nei drama, tuttavia, tralasciando alcuni aspetti quasi fantascientifici, non è da escludere a priori, dato che la realtà a volte supera la fantasia.
Quello che è certo è che le così dette Chaebol (grandi conglomerati a conduzione familiare), sono realmente soggetto di molte critiche e l’obbiettivo finale di numerose proteste: data la loro ingerenza non solo sul piano finanziario, come sarebbe prevedibile, ma anche su quello politico, sanitario, scientifico (chi più ne ha, più ne metta), vengono ritenute la causa di molti mali del paese, avendone il completo controllo: di fatto la Corea del Sud appare quasi un sistema oligarchico.
Per capirci meglio, se chi deve essere controllato (l’azienda), ha le mani in pasta in ogni dove e oltre a gestire l’apparato produttivo, influenza anche gli organi di controllo (che dovrebbero essere esclusiva del governo), allora chi è a capo delle Chaebol, non solo il più delle volte è al di sopra della legge, ma arriva addirittura a incarnarla.

Durante gli anni ci sono sì stati svariati arresti per corruzione, tuttavia non sono stati sufficienti (e non lo saranno nemmeno in futuro) a fermare la corsa di un meccanismo così ben oleato e radicato nel tempo: uno dei più importanti e noti è quello dell’ex Presidente Coreano Roh Tae Woo, arrestato il 16 novembre 1995, con l’accusa di aver ricevuto tangenti in cambio di appalti pubblici nel periodo del suo mandato (dal 1988 al 1993). Questo scandalo ebbe una risonanza mondiale, poiché le Chaebol accusate trasversalmente di aver corrotto l’ex presidente, sono nomi noti anche al di fuori della Corea del Sud, tra i quali anche la Samsung.

Sotto al mirino ci è finita, molto più recentemente, anche l’ormai ex Presidente Park Geun Hye, arrestata il 30 marzo 2017. I capi d’accusa sono stati: corruzione, aver interferito nelle elezioni, abuso di potere, diffusione di segreti di Stato, aver accettato fondi illegali dall’intelligence. Il tutto le è costato una condannata totale a 32 anni di carcere.
La Park è peraltro figlia d’arte: suo padre è l’ex Presidente Park Chung Hee, sotto il cui mandato nacque lo squilibrato sistema delle Chaebol: stiamo parlando dell’inizio degli anni ’60, anni in cui avviene il così detto miracolo coreano o miracolo del fiume Han.





Sta ai posteri, quindi alla generazione odierna, valutare se davvero quello che avvenne fu un miracolo, o piuttosto una condanna: è vero che si diede il via al boom economico, “salvando” un paese poverissimo da una sorte catastrofica, ma al contempo il bisogno di arricchimento repentino e smoderato, è proprio ciò che ha portato al sistema di tangenti, di corruzione, di conoscenze, su cui il paese ancora si basa.
Se da una parte la Corea risulta oggi essere una tra le più grandi potenze del mondo, dall’altra, buttando uno sguardo al microscopio, ci si rende conto che la popolazione media non è in una situazione particolarmente comoda, poiché rimane lo stesso debole e impotente, alla mercé di chi manovra i fili.


Nota: come si può vedere dalle foto, lo scandalo della Park ha fatto insorgere un’enorme protesta popolare, per cui circa un milione di coreani si sono riversati per le strade di Seoul chiedendo le dimissioni della donna. Questa marea umana è stato un caso talmente raro che in molti drama successivi a questo evento, in cui viene rappresentata una situazione simile, vengono utilizzati i filmati di repertorio della reale manifestazione (anche perché riuscire a ricreare cinematograficamente una protesta di quelle proporzioni sarebbe impensabile, se non facendola in computer grafica).
INDICE
- Dopo le necessarie premesse
- Il crollo del centro commerciale Sampoong
- il crollo del ponte Seongsu
- L’esplosione di gas a Daegu
- Il naufragio del Sewol
- Tragedie annunciate?
- Questione di etica
- Lo sradicamento del sistema
- Il quadro complessivo
Dopo le necessarie premesse
Oltre ai temi più generici della corruzione e delle ingiustizie, chi è solito guardare drama avrà notato che relativamente spesso abbiamo a che fare con dei protagonisti sul cui presente aleggiano traumi del passato legati a svariate tragedie, la maggior parte delle volte personali, ma in alcuni casi anche collettive, come il crollo di edifici o gli incendi.
Non si può ovviamente non tenere conto che questa scelta sia mirata a donare una ricca spinta narrativa, e di conseguenza profondità alla storia e alla caratterizzazione del personaggio, tuttavia credo che dipenda anche da una ferma quanto evidente volontà degli sceneggiatori di puntare un riflettore sulla gravità di determinate questioni e di incrementare sempre di più la consapevolezza della popolazione su certi aspetti marci della società.
La realtà della speculazione edilizia nella Corea del Sud trova le sue radici nei primi anni ’60, come già accennato: i suoi risultati si sono iniziati a vedere già dall’inizio del decennio successivo, nei cui primi due anni il paese vive ben tre gravi disastri, tuttavia sarà negli anni ’90 e nel nuovo millennio che il paese ne subirà maggiormente le conseguenze.
In un paese che è nel pieno di uno sprint economico, come la Corea del Sud degli anni ’60/’70, e in cui è in atto un vastissimo progetto di urbanizzazione, è quasi scontato che si veda nell’edilizia la gallina dalle uova d’oro. Tuttavia la sconsideratezza con cui è stata cavalcata quest’onda ha spalancato le porte sulle molte carenze della società dell’epoca (peraltro ereditate da quella attuale), per cui fenomeni come corruzione e speculazione risultano ramificate in qualsiasi campo, non necessariamente solo al mondo dell’edilizia.
Il problema risiede nella differenza delle conseguenze di dinamiche corrotte o poco pulite attuate in un un campo rispetto ad un altro. Nel caso specifico, quando si specula e si cerca l’arricchimento facile su una questione delicata come l’edilizia, alla cui base ci dovrebbe essere la qualità che consegna un “prodotto” sicuro, è chiaro che il rischio di tragedie sia elevato e che azioni poco ortodosse siano più difficili da dissimulare, dato che il loro risultato negativo può portare a un conto tanto oneroso (sia in danni economici, sia di vittime) quanto evidente.
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Il crollo del
centro commerciale Sampoong
Ogni forma artistica attinge dalla realtà che la circonda: il mondo dei drama, per quanto a volte possano venir raccontare storie surreali, e quindi non per forza di stampo quotidiano, non fa eccezione, soffermandosi anch’esso su eventi reali di una certa rilevanza, che dalla loro natura normalmente straordinaria, sono passati tristemente all’ordinaria amministrazione: questo conferma quanto certe catastrofi causate da atteggiamenti lasciavi e irresponsabili, abbiano influenzato la popolazione (improntandone la coscienza collettiva), tanto da lasciare ferite ancora aperte, anche dopo decenni.

La tragedia in assoluto più nota è quella del crollo del centro commerciale Sampoong, a Seul, il 29 giugno 1995, che provocò 501 vittime e 937 feriti. Chi è appassionato di drama coreani avrà avuto modo di sapere di questo “incidente”: titoli come “Black” (su Netflix), “Reply 1994” (su Netflix in lingua inglese), “Chocolate” (su Netflix), “Just Between Lovers” (su Viki), “When My Love Blooms” (su Viki) e una delle ultimissime uscite, “Move to Heaven” (su Netflix), hanno affrontato la questione, seppur con un focus diverso e con differenti scopi narrativi (tra l’altro, tutti drama di cui ne consiglio la visione, tranne “When My Love Blooms” che è l’unico che non ho visto, quindi non mi esprimo in merito).






Quella che indubbiamente più di tutte ha incentrato la storia sull’avvenimento in sé è “Just Between Lovers“, che non solo affronta umanamente l’accaduto, mostrando le cicatrici che esso ha lasciato e la graduale presa di coscienza sociale degli errori commessi, ma punta anche a un’analisi tecnica, ruotando attorno all’importanza della sicurezza degli edifici e alla legalità della costruzione degli stessi.
Il crollo del centro commerciale Sampoong, ancora oggi, rimane l’emblema della condizione di completa corruzione in cui versava il paese, della noncuranza di aspetti fondamentali, di omertà, di sottomissione dei meno abbienti, poiché sì, indubbiamente fu quello che provocò più vittime, tuttavia non fu il primo e nemmeno l’ultimo evento di questo tipo (cosa che approfondirò tra poco).
Nota: per far comprendere l’entità del disastro, basti pensare al fatto che il crollo risulta essere la più grande strage del paese in tempi di pace (quindi dopo la fine della Guerra di Corea nel ’53), e il crollo di edificio, in tempi moderni, con più vittime, questo fino al nefasto evento che tutto il mondo conosce bene, quello dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, che provocò 2.996 morti (anche se ovviamente c’è da considerare la differente natura, visto che da un lato abbiamo la carenza strutturale dell’edificio, dall’altro un atto volontario e mirato a provocare vittime).
CAUSE: ci sono stati svariati errori durante la progettazione e la costruzione, ma la cosa ancora più grave è stata che la mattina stessa del crollo, qualche ora prima dello stesso, il capo manager, chiamato sul posto per valutare la natura di strani rumori provenienti dal tetto, notò che lo stesso presentava delle strane crepe dovute allo spostamento dei radiatori dell’aria condizionata, avvenuto di recente. In più, un ristorante del quinto piano presentava delle crepe vicino a una colonna, così fu chiuso e fu vietato l’accesso anche alle aree vicine. Nel frattempo strane vibrazioni e rumori inusuali si propagarono dall’ultimo piano, e il manager decise di spegnere l’aria condizionata di tutto l’edificio, presumendo che ne fosse la causa.
Circa un paio di ore prima del crollo ci fu una riunione per valutare in toto la situazione e decidere sul da farsi: l’ingegnere dell’edificio consigliò al proprietario del centro di evacuare immediatamente tutta la struttura, perché c’erano segnali di pericolo.
Cosa accadde? Si può facilmente immaginare, purtroppo. Visto l’afflusso di clienti, il proprietario vietò la manovra preventiva di evacuazione per non perdere le entrate della giornata.
Il primo forte boato si udì circa mezz’ora prima del fatto, e l’ultimo fu accompagnato dal crollo stesso, che avvenne in meno di 20 secondi.
Insomma, sembra quasi che chi di dovuto abbia fatto una lista di tutto ciò che si poteva sbagliare o che si poteva evitare ma non è stato fatto, in modo da commettere ogni errore nel miglior modo possibile.
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Il crollo del ponte Seongsu
Il disastro di cui ho voluto parlare per primo è stato quello del crollo del centro commerciale Sampoong, non perché sia stato effettivamente il primo, ma perché è stato quello che ha fatto più vittime e quello che è stato più citato nei drama. Ma ora procediamo con alcuni dei principali disastri in ordine cronologico.

Proprio pochi giorni fa ho terminato la visione di “Signal” (su Viki), serie di genere thriller, in cui viene mostrato il crollo di una sezione di un ponte. Venendo dall’esperienza di “Just Between Lovers” che mi ha fatto scoprire della vicenda del centro commerciale, mi sono incuriosita e ho fatto delle ricerche.
Quest’ultime mi hanno portato a scoprire che effettivamente il 21 ottobre 1994, sempre a Seul, crollò una sezione del ponte Seongsu (costruito nel 1979): come nel drama, anche nella realtà furono coinvolte numerose automobili e un autobus, il che portò il conto a 32 vittime e 17 feriti.
Dopo il crollo, valutato che anche il resto del ponte fosse di dubbia qualità e poco sicuro, fu deciso di smantellarlo interamente e di ricostruirlo, facendolo tornare attivo nell’estate del 1997.
CAUSE: anche qui, come nel caso Sampoong, il tutto è riconducibile a svariati fattori, alcuni molto tecnici, come ad esempio la rottura dei cardini di espansione arrugginiti, che hanno ceduto sotto carichi pesanti. Oltre a questi aspetti meramente strutturali, che già di per sé aumentano i pericoli, sono subentrate anche altre questioni, come la mancanza totale di manutenzione (che è costata l’arresto del capo dell’ufficio cittadino responsabile della stessa, e di sei dei suoi sottoposti) e, cosa che forse ha dato il colpo di grazia finale, la mancanza di indagini riguardo l’aumento del traffico che passava dal ponte.
Contando che è stato costruito nel 1979 e che è poi crollato nel 1994, e considerando l’aumento della popolazione di Seul in quegli anni, l’aumento dei pendolari e l’aumento di spostamenti di natura commerciale (camion e quant’altro), non è difficile immaginare che il traffico sia incrementato esponenzialmente: il ponte è stato costruito da una delle maggiori aziende di costruzioni del paese, la Dong Ah Construction Industrial Company, che appena dopo l’incidente affermò che la struttura era stata progettata per consentire il passaggio a veicoli con il peso massimo di 36,3 tonnellate, ma che, nonostante questo, ora venivano consentiti carichi di oltre 47,3 tonnellate.
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L’esplosione di gas a Daegu
Eccoci di nuovo nel 1995, precisamente il 28 aprile, solo due mesi prima del crollo del centro commerciale. In questa data avviene un qualcosa di ancora più irresponsabile, se mai è possibile, dei due incidenti appena citati.

Ci troviamo a Daegu (circa 230 km a sud di Seoul), nel cantiere sotterraneo della seconda sezione della linea della metropolitana Sagley presso la Scuola Superiore Nam. Mentre erano in corso i lavori, alle 7:52 del mattino, è avvenuta un’enorme esplosione, che ha fatto saltare in aria centinaia di metri di lamiera in acciaio, utilizzata come copertura del sito in lavorazione e su cui scorreva il traffico. Risultato? Ovviamente è saltato in aria anche tutto ciò che gli era sopra o nelle vicinanze, per poi venire inghiottito nella voragine che si era creata. Si sono alzate colonne di fuoco e fumo alte decine di metri, e il boato è stato tale da sventrare alcuni palazzi vicini. Si sono contati circa 200 feriti e 101 morti, moltissimi dei quali (circa 60) studenti della Scuola Superiore Nam, proprio perché nelle vicinanze della stessa e perché orario di entrata a scuola.
CAUSE: l’esplosione è stata provocata da una precedente fuga di gas, a sua volta causata dalla perforazione accidentale di un tubo. La cosa grave di questo evento è stata che in teoria, quando si fanno degli scavi sotterranei per dei lavori di grandi dimensioni (come quelli per una linea metropolitana), è necessario contattare l’azienda che si è occupata dell’interramento e del posizionamento dei tubi del gas, successivamente ad aver ottenuto i necessari permessi dagli uffici governativi preposti.
Ecco, pur avendo avuto i permessi per i lavori, non avendo preso contatti con chi di dovuto, è facilmente intuibile che abbiano lavorato alla cieca, o forse incrociando le dita che non accadesse nulla. Tra l’altro, da quando è iniziata la fuoriuscita, fino a quando è stata avvertita la compagnia del gas, è passata circa mezz’ora e ormai il sito era stato saturato della sostanza: a quel punto è bastata forse una minima scintilla a provocare il disastro.
Come se non bastasse, l’esplosione ha rotto anche i tubi dell’acqua e ha creato un tale disagio da rallentare i soccorsi, fatto che magari ha impedito di salvare qualche vita in più.
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Il naufragio del Sewol
Ebbene sì, oltre a esplosioni e crolli, anche i naufragi. Questo è uno dei disastri che più ha accorato il paese, visto che la maggioranza delle vittime erano studenti e visto come è stata gestita l’emergenza.

Qui siamo in tempi molto recenti: l’evento è avvenuto il 16 aprile del 2014. Il traghetto Sewol si stava dirigendo da Incheon verso l’isola di Jeju e a bordo c’erano 476 persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Durante il tragitto, in prossimità dell’isola di Pyeongpung, la nave effettua un mutamento di rotta di 140 gradi, portando l’eccessivo carico a spostarsi totalmente a sinistra. La Sewol inizia così a sbandare, fino a che non si capovolge e naufraga.
Delle 476 persone a bordo, 325 sono studenti della Scuola Superiore Danwon di Ansan, trovatisi sulla nave per una gita scolastica. Ed ecco che un evento solitamente gioioso si trasforma in un incubo: su 325 studenti, ne muoiono 250, e 304 è il numero totale delle vittime. Ancora una volta, come per l’esplosione di gas a Daegu, una scuola perde tantissimi dei suoi studenti in una tragedia.

CAUSE: si pensa che lo sbandamento che ha poi portato al capovolgimento e al naufragio, sia stato dovuto a un eccessivo carico (3,608 tonnellate, rispetto alle 987 massime previste), e un carico inferiore rispetto al dovuto di acqua di zavorra (invece che 2,030 tonnellate, ne portava solamente 580). Oltretutto, dagli interrogatori dei membri sopravvissuti dell’equipaggio successivamente arrestati, è emerso che la nave fosse difficile da manovrare. Questo perché, dopo averla acquistata dal Giappone nel 2012, e dopo che era stata già attiva per 18 anni, le era stato aggiunto un ulteriore ponte con numerose cabine, innalzandone così il baricentro e rendendola molto più instabile.
Oltre alla questione strutturale, il problema è stato anche che il comandante, tergiversando forse per cercare di raddrizzare la nave, ha inizialmente chiesto a tutti i passeggeri di rimanere nelle proprie camere, e di fatto, anche se lui è stato tra i primi a salvarsi, scappando via in mutande, il suo ordine di evacuare la nave non è mai stato dato. Addirittura è stato uno degli studenti a chiamare per primo il numero di emergenza, avendo intuito che stesse accadendo qualcosa di decisamente grave e pericoloso: purtroppo il ragazzo, Choi Deok Ha, risulterà tra le vittime.
Come se non bastasse, gli aiuti tardarono moltissimo ad arrivare, poiché gli scambi di informazione tra guardia costiera, ministro incaricato e ufficio del Presidente, furono completamente devianti e confusi, e nessuno si decideva sul come procedere. All’arrivo dei pochissimi soccorsi mandati in loco, circa un’ora dopo l’inizio del capovolgimento, la nave era già inclinata di oltre 50 gradi. Morale della favola? Molti dei sopravvissuti sono stati recuperati da imbarcazioni private, recatisi sul posto per dare una mano, nonostante il forte maltempo.
Come appena accennato, i contatti con l’ufficio dell’allora Presidente Park Geun Hye (di cui ho parlato all’inizio dell’articolo) e con Il Ministro degli Affari Marittimi furono insignificanti e non portarono a nessun aiuto di fatto, solo a continue richieste di rapporto sulla situazione per capire quanto fosse grave.
Il filmato che ho riportato qui sotto (con sottotitoli solo in inglese purtroppo) fa capire molto chiaramente quello che ho appena detto e che ci tengo a sottolineare nuovamente: quei pochi che si sono salvati, ci sono riusciti grazie al fatto di non aver seguito l’ordine di rimanere fermi nelle proprie camere e grazie all’aiuto di civili accorsi spontaneamente sul luogo, mentre chi doveva davvero intervenire stava facendo di tutto per lavarsene le mani, non prendendo decisioni di cui poi sarebbero stati ritenuti responsabili. Insomma, mentre loro giocavano a tirarsi la palla, i ragazzi a gli altri passeggeri stavamo morendo annegati.
Aggiungendo dolore a una storia già così tragica, ci sono anche morti trasversali, collegate a questo evento:
1) Il vicepreside e insegnante della scuola in gita, organizzatore della stessa e sopravvissuto al naufragio, si è tolto la vita due giorni dopo, il 18 aprile, per il senso di colpa di non aver potuto salvare i propri studenti. Nella sua lettera di addio di due pagine scrive: “Sopravvivere da solo è troppo doloroso quando sono venute a mancare più di 200 persone… me ne prendo la piena responsabilità“. Conclude la lettera con la richiesta che il suo corpo venga cremato e che le sue ceneri vengano poi sparse nel punto del naufragio, in modo “che io posso essere un insegnante in paradiso per quei ragazzi i cui corpi non sono stati ritrovati“.
2) Perdono la vita anche due sommozzatori, durante la ricerca dei corpi, e un terzo si toglie la vita dopo circa due anni dal fatto. Di quest’ultimo si sospetta che il motivo sia stato un infortunio tanto grave (subito durante le operazioni di recupero) da non poter più fare immersioni, ma anche il fatto che non riuscisse a sopportare il peso di ciò che aveva visto lì sotto, nelle profondità del mare, in quella nave.
3) Durante l’operazione di recupero del relitto, il 17 luglio, un elicottero dei pompieri si schianta a Gwangju, uccidendo così le 5 persone a bordo.
4) Un ventunenne della marina sudcoreana muore il 20 aprile, successivamente a un trauma cranico subito durante le operazioni di soccorso avvenute tre giorni prima.
In ultimo, lascio un video che ho trovato su youtube: sono due filmati fatti da due studenti durante il naufragio, entrambi risultati tra le vittime (una piccola parte viene mostrata anche nel filmato precedente).
Onestamente parlando, io non sono riuscita a vederlo tutto, sono arrivata ai primi otto minuti circa e poi ho dovuto fermarlo. La cosa che forse mi ha fatto più male è stato vedere con i miei occhi l’estrema fiducia dei ragazzi negli ordini che gli vengono impartiti dai membri dell’equipaggio di rimanere fermi nelle loro camere, anche mentre la nave era talmente inclinata da doversi appoggiare ai muri e ai pali dei letti per reggersi. Nella parte che ho visto io, si sentono ridere e scherzare, forse per esorcizzare la paura, ma forse anche perché erano assolutamente convinti che qualcuno li avrebbe salvati, cosa che invece, come ben sappiamo, non è mai avvenuta.
Nonostante la durezza dei video, ho voluto proporli perché trovo giusto dare la possibilità di vedere personalmente cosa realmente sia successo quel giorno in quel traghetto.
Tragedie annunciate?
Come abbiamo appena visto, i fattori scatenanti possono essere tanti e a volte è impossibile individuare quale abbia avuto vita per primo e si sia portato dietro gli altri di conseguenza, o se addirittura abbiano agito più fattori insieme.
Tuttavia, una volta che queste tragedie accadono, la domanda che viene più da porsi è “si poteva evitare?”, che può far riferimento a due fattori:
1) “Si poteva evitare il disastro?”
2) “Si potevano evitare vittime?”
Partiamo dal presupposto che sì, questi avvenimenti sarebbero tutti evitabili, nel momento in cui sono causati da negligenza, da irresponsabilità o da lassismo durante la fase di costruzione e di manutenzione (che si possono materializzare in conti fatti male, in utilizzo di materiali scadenti, nella troppo velocità che può portare alla poca accuratezza dei lavori, etc…).
Ma se si va oltre questa fase iniziale e si analizzano gli eventi appena precedenti alle tragedie, ci accorgiamo che in alcuni casi almeno le vittime sarebbero state evitabili, poiché fortuna volle che le strutture avessero dato preventivamente segnali d’allarme anche piuttosto evidenti: purtroppo, anche in quei casi, si è fatto finta di nulla, come nell’eclatante caso del centro commerciale.
O ancora, se si analizza ciò che è avvenuto dopo l’inizio di alcuni incidenti, si capisce che la colpa delle tante vittime non è da imputare all’incidente in sé, quanto piuttosto alla totale mal gestione dell’emergenza: incompetenza e lentezza del personale incaricato di prendere decisioni, e dei soccorsi, come nel caso del naufragio del Sewol.
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Questione di etica
Oltre ai drama sopraccitati, che hanno ripreso fatti realmente accaduti, ci sono anche casi in cui gli eventi raccontati non si rifanno a nulla di specifico, tuttavia affrontano l’argomento della corruzione nell’edilizia e dell’importanza della sicurezza strutturale degli edifici.


Due esempi che mi vengono subito in mente sono “My Mister” (su Viki) e “Kairos“, in cui i protagonisti sono rispettivamente un ingegnere edile e un direttore di una compagnia di costruzioni: per tutta la durata delle due serie viene continuamente sottolineata la rilevanza della sicurezza e dell’accuratezza dei lavori e dei controlli durante la costruzione degli edifici.
E qui non si parla tanto di cosa sia legale o meno, quanto piuttosto di un’etica che ruota attorno alla sacralità del diritto dei cittadini di sentirsi al sicuro, sia nelle proprie abitazioni, sia nei luoghi dove vanno a fare spese, sia nelle sedi di lavoro.


Ci sono poi opere che trattano della speculazione edilizia in senso ancora più ampio: drama come “Forest” (su Viki) e “The Uncanny Counter” (su Netflix), mostrano come appunto le Chaebol decidano del bello e del cattivo tempo, distruggendo e inquinando intere aree del paese per il proprio tornaconto, noncuranti delle conseguenze che ciò comporta sulla salute e il benessere dell’ambiente, e ancor più della popolazione.
Anche quando non c’è un richiamo a un fatto reale, come nei drama citati poc’anzi, si può comunque verosimilmente pensare che il messaggio sia un chiaro indice del pensiero collettivo riguardo alla potenziale pericolosità dei conglomerati, quando si ritrovano di fatto a governare un paese.
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Lo sradicamento del sistema
Come detto all’inizio dell’articolo, durante gli anni sono state svariate le operazioni “Mani pulite” messe in atto dal governo per cercare di dare punizioni esemplari a qualche direttore o presidente, tuttavia è chiaro che queste operazioni, per quanto necessarie, non possano bastare.
Il problema del paese è che è corrotto dalle fondamenta: ormai meccanismi di tangenti, di omertà, di ricatti del più ricco sul più povero, si sono infiltrati dappertutto e di certo dei singoli arresti non riescono a generare un’inversione di marcia.
L’incoerenza che circonda le Chaebol sta nel fatto che ad oggi il sogno delle nuove generazioni è farsi assumere da queste grandi aziende, sia per la sicurezza del posto fisso, sia per il salario decisamente più alto che offrono rispetto alle piccole e medie imprese. Ma d’altra parte è anche vero che, come si diceva prima, la consapevolezza del marciume di questi conglomerati sta venendo a galla sempre di più e la popolazione è sempre più consapevole delle loro colpe e sempre meno tollerante verso di esse.
Se è vero che il sistema delle Chaebol, con i suoi metodi, ha assicurato in passato l’ascesa economica del paese, è altrettanto vero che attualmente si sta registrando un calo sia in termini di popolarità, sia economici, che rischia di diventare fallimentare: la conduzione famigliare di queste aziende titaniche può essere davvero dannosa a lungo andare, perché se nella fase di crescita può essere un bene avere il controllo nelle mani di pochi, quando si subentra nella fase di mantenimento (che comporta innovazione anche dal punto di vista gestionale), allora possono insorgere dei seri problemi d’incapacità pratica di chi si trova al comando.
Tra l’altro il pericolo di dare il potere in mano a pochi colossi dell’economia è che se uno di loro dovesse crollare, ne risentirebbe fortemente tutto il paese.
Per far rendere meglio conto di cosa si sta parlando, espongo un dato che fa venire la pelle d’oca, e non in senso positivo: nel 2013 la Samsung è arrivata a rappresentare il 17% del prodotto interno lordo (PIL) della Corea del Sud. Contando che in Italia la Fiat conta “solamente” l’1%, credo che basti a far aprire gli occhi sia sulla potenza della Samsung, sia sulle conseguenze devastanti che comporterebbe un suo crollo o anche solo un suo arresto momentaneo.
La conclusione è che dovrebbero essere effettuate delle riforme talmente ampie e radicali che credo dovrà passare molto tempo prima di poter vedere dei cambiamenti sostanziali nelle dinamiche, ma è pur vero che da qualche parte si deve iniziare, quindi ogni qualvolta si porti acqua al mulino della giustizia popolare, anche punendone uno su mille, è tutto di guadagnato.
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Il quadro complessivo
Arrivati alla parte conclusiva dell’articolo, quello su cui mi viene maggiormente da riflettere è che ogni paese ha il suo tasso di corruzione e il suo numero di disastri, e anche l’italia non ne è esente, tutt’altro, ma quello che lascia sconcerto e l’amaro in bocca è la sistematicità con cui siano avvenute e avvengano tutt’ora certe tragedie.
Dal momento che gli errori ci possono stare e gli incidenti possono avvenire, trovo a maggior ragione fondamentale donare un senso di sicurezza e affidabilità sulle questioni che invece dipendono da noi e su cui abbiamo il potere e il dovere di intervenire nel caso ce ne fosse bisogno. Anzi, per meglio dire, le leggi sulla sicurezza e i conseguenti protocolli, di qualsiasi ambito si parli, esistono proprio per evitare il verificarsi di incidenti o errori o, nel caso avvengano comunque, di minimizzarne gli effetti: è questo il significato di prevenzione.
Purtroppo, dopo un’analisi piuttosto dettagliata, l’immagine della Corea del Sud che ne esce è quella di un paese letteralmente martoriato dagli effetti di un’urbanizzazione e di una costruzione irresponsabili, puntati solamente al guadagno veloce, non fornendo (spesso volutamente) armi necessarie per contrastarne i lati negativi e pericolosi.
In ordine cronologico, ecco una lista degli svariati disastri avvenuti dagli anni ’70 fino a oggi, sia per cause accidentali, sia per errori umani, sia per negligenza:
- 8 aprile 1970 / Crollo del complesso di appartamenti Wawoo / 33 morti, 40 feriti / Causa: basso budget e troppa velocità nella costruzione (che con gli strumenti dell’epoca significava anche poca accuratezza), che hanno finito per farlo crollare solamente 4 mesi dopo il completamento.
- 15 dicembre 1970 / Naufragio del traghetto Namyoung-Ho / 326 morti / Causa: sovraccarico della nave, che per questo si è sbilanciata e si è inclinata su un lato. Questo naufragio, ancora oggi, detiene il triste primato di naufragio con più vittime della Corea del Sud.
- 25 dicembre 1971 / Incendio del Daeyeonggak Hotel / 164 morti, 63 feriti / Causa: da dove sia partito o il perché non è chiaro, tuttavia l’edificio era stato costruito con materiale non sufficientemente ignifugo, per cui il fuoco si è propagato velocemente e con molta facilità. In aggiunta non c’erano le scale d’emergenza esterne e nessuna insegna di uscita a batteria. Le scale interne erano state progettate in caso di avaria dell’ascensore e non di incendio, per cui hanno finito per fare da camini, riempendosi di fumo.
- 3 novembre 1974 / Incendio in un Hotel a Seul / 88 morti, 30 feriti / Causa: sembra sia partito da una camera del sesto piano, in cui uno dei clienti si è addormentato con la sigaretta accesa. L’incendio si è propagato piuttosto velocemente, tuttavia la causa di tanti morti è stata che il nightclub il cima al palazzo fosse ancora aperto, nonostante l’orario di chiusura permesso fosse passato da più di un’ora. Nonostante fossero presenti uscite d’emergenza, quest’ultime erano state bloccate, in modo che nessun cliente se ne potesse andare senza aver pagato. Ciò ha scatenato il panico tra le circa 200 persone all’interno del locale, che cercavano disperatamente un’uscita tra le fiamme e il fumo.
- 11 novembre 1977 / Esplosione alla stazione di Iksan (Iri all’epoca dei fatti) / 59 morti, 1158 feriti, 7800 sfollati / Causa: sembra che, mentre un convoglio pieno di esplosivo (tra cui dinamite, bombe a mano e polvere da sparo) era fermo alla stazione, uno degli operai che si occupava del trasporto, ubriaco, si sia addormentato con una candela accesa sopra a una scatola di polvere da sparo. Tra l’altro la legge prevedeva che i convogli che trasportavano esplosivi si fermassero solamente alla stazione di destinazione (in questo caso Gwangju), cosa che non è avvenuta, perché appunto, il treno era fermo alla stazione di Iksan dal giorno prima dell’incidente.
- 19 novembre 1980 / Schianto e incendio del Boeing 747-200 della Korean Air Lines Flight / 15 morti, 4 feriti / Causa: errore del pilota nell’atterraggio, per cui l’aereo, toccando il suolo con la pancia e strisciando, ha preso fuoco.
- 5 febbraio 1982 / Schianto del velivolo militare C-123 della Republic of Korea Air Force / 53 morti / Causa: sembra sia stato per via del maltempo.
- 31 luglio 1992 / Crollo del New Haengju Bridge (nuovo ponte Haengju) / nessun morto / Causa: data la veloce ascesa economica del paese e la conseguente velocità nel costruire edifici e ponti negli anni ’70, molti cittadini si lamentarono della loro estetica poco accattivante. In un paese come la Corea del Sud, in cui l’immagine è di fondamentale importanza e lo è ancor più l’opinione altrui, gli ufficiali governativi presero seriamente la questione, tanto da far costruire un ponte strallato (tipo di ponte nel quale l’impalcato è retto da una serie di cavi ancorati a piloni di sostegno). L’effetto estetico fu senz’altro migliore dei ponti costruiti in precedenza, peccato che il tutto fu fatto senza curarsi della sicurezza e delle caratteristiche strutturali. Fortunatamente il ponte crollò mentre era ancora in costruzione e gli operai se ne erano andati da circa una mezz’ora.
- 28 marzo 1993 / Deragliamento del treno Mugunghwa-Ho vicino la stazione di Busan / 78 morti, 105 feriti / Causa: il treno trasportava 200 persone in più rispetto al carico massimo previsto, tuttavia l’incidente è avvenuto per un cedimento del binario, causato da scavi sotterranei effettuati dalla Korea Electric Power Corp per i cavi elettrici. Dagli interrogatori ai funzionari delle ferrovie, avvenuti per comprendere le dinamiche dell’accaduto, sembra che la Korea Electric Power Corp non avesse avvertito dei lavori in corso.
- 26 luglio 1993 / Schianto del Boeing 737 dell’Asia Asiana Airlines Flight 733 / 68 morti / Causa: errore del pilota nella fase di atterraggio.
- 10 ottobre 1993 / Naufragio del traghetto Seohae / 292 morti, 70 feriti / Causa: la capacità massima del traghetto era di 221 persone, ma nel momento dell’incidente ne trasportava 362, quindi 141 in più del consentito. Il maltempo, con forte vento e onde alte tra i 2 e i 3 mt, e una corda spessa circa 1 cm avvolta attorno agli alberi dell’elica, potrebbero essere state delle ulteriori cause.
- 21 ottobre 1994 / Crollo del ponte Seongsu
- 28 aprile 1995 / Esplosione di gas a Daegu
- 29 giugno 1995 / Crollo del centro commerciale Sampoong
- 6 agosto 1997 / Schianto del volo di linea Korean Air 801 della Korean Air / 228 morti, 26 feriti / Causa: il comandante discese troppo rapidamente, portando il velivolo a impattare con il suolo. Ciò che contribuì a questa manovra sbagliata e all’incidente furono diversi fattori: la presunta stanchezza del pilota, dato che questo era il secondo volo che effettuava senza riposarsi, l’addestramento manchevole impartito dalla compagnia aerea ai suoi equipaggi e l’utilizzo di una vecchia carta aeronautica, che riportava dati ormai obsoleti sulla quota minima da mantenere poco prima dell’atterraggio.
- 30 giugno 1999 / Incendio del centro estivo Sealand Youth Training Center a Hwaseong / 23 morti, 3 feriti / Causa: si pensa che sia stato un corto circuito a dare avvio all’incendio, tuttavia la gravità della faccenda risiede innanzitutto nel fatto che risulta che 18 dei 19 bambini rimasti vittime dell’incidente, che erano tutti insieme nella stessa stanza, fossero stati chiusi a chiave dall’esterno e che, per questa ragione, l’insegnante che è corso in loro aiuto non sia riuscito a farli scappare dall’edificio. In più: 1) Sebbene il primo piano dell’edificio fosse in cemento (unica parte della struttura approvata dal consiglio comunale), gli altri due piani erano un ammasso di 54 container fatti di legno e lamiera ondulata e dotati di un soffitto di un materiale altamente infiammabile (polistirolo) e i cui fumi risultano essere tossici nel caso che prenda fuoco. 2) Degli estintori presenti in loco non ne funzionava quasi nessuno. 3) Non era presente un sistema antincendio a pioggia e i testimoni dicono di non aver sentito nessun allarme. 4) Questo “meraviglioso” complesso estivo, tra l’altro, aveva passato i controlli di sicurezza nei due anni precedenti (è facile immaginare il come e il perché), nonostante tutte queste mancanze e nonostante il viale in cui era situato fosse talmente stretto da non permettere ai camion dei vigili del fuoco di accedervi.
- 31 ottobre 1999 / Incendio in un palazzo di locali a Incheon / 54 morti, 71 feriti / Causa: a quanto pare l’incendio è partito dal piano interrato dell’edificio, dove c’erano dei lavori in corso, ed è stato causato da due dipendenti che mentre stavano pulendo a terra facendosi luce con una lampadina a incandescenza, l’hanno rotta e delle scintille sono andate accidentalmente a finire in un barattolo di diluente per vernici (materiale altamente infiammabile). Messo da parte il come sia iniziato, il problema arriva successivamente: il bar (situato al secondo piano) era stato chiuso dalle autorità qualche giorno prima per mancata licenza allo svolgimento dell’attività commerciale, tuttavia, a quanto pare, non è stato sufficiente. Inoltre, svolgeva un’ulteriore attività illegale, quale la vendita di alcolici ai minorenni, e il posto era noto per essere un loro punto di ritrovo. Per questo, moltissime delle vittime dell’incendio erano ragazzi giovanissimi (il più piccolo aveva 13 anni). Secondo delle testimonianze di alcuni sopravvissuti è accaduto che, appena dopo che l’incendio era scoppiato, ma prima che si propagasse, il proprietario del locale ha dato l’ordine ai dipendenti di chiudere le porte dall’esterno per evitare che i ragazzi scappassero senza aver pagato (tuttavia lui se ne guardò bene dal restare). All’arrivo dei pompieri la porta era aperta, ma su di essa erano evidenti i segni dei tentativi per aprirla, e probabilmente per molti è stato troppo tardi, soffocati dal fumo (dato che anche le finestre erano bloccate e non c’era possibilità di far circolare aria).
- 18 febbraio 2003 / Incendio nella metropolitana a Daegu / 192 morti, 151 feriti / Causa: un uomo, ritenuto mentalmente instabile, ha appiccato volutamente l’incendio all’interno di uno dei vagoni, che in appena due minuti si è propagato per tutta la lunghezza del mezzo, facendo prendere fuoco anche un’altra metropolitana che veniva dal senso opposto, mentre gli si era fermata di fianco. Come in molti altri casi, anche qui si registrano svariati fattori che hanno facilitato il peggioramento della situazione e che hanno incrementato esponenzialmente il numero delle vittime: 1) gli interni delle metropolitane erano tutti fatti con materiali altamente infiammabili e i cui fumi risultano essere tossici, tra cui il polietilene. In più, i fumi sprigionati da questi materiali sono molto densi e neri, il che ha creato enormi problemi di visibilità, impedendo una fuga veloce e sicura, tanto che molti passeggeri sono soffocati nel tentativo. 2) Quando la seconda metropolitana si è fermata alla stazione, le porte si sono aperte come di norma, ma notando il gran fumo nero, l’autista le ha richiuse immediatamente per evitare che entrasse nel mezzo e travolgesse i passeggeri. L’alimentazione del treno è saltata per via del sistema di rilevamento incendi, e mentre l’autista attendeva che tornasse e aspettava gli ordini dal suo superiore per far evacuare i 79 passeggeri, è scappato senza riaprire le porte del treno, intrappolandoli e condannandoli a morte certa. 3) Dopo l’incidente, è stata accertata anche la dubbia sicurezza della stazione: i sistemi antincendio a pioggia non funzionavano, non c’erano le luci di emergenza e il sistema di areazione era inadeguato.
- 3 giugno 2007 / Crollo di due tratti di un binario a Seoul / nessun morto e nessun ferito / Causa: il crollo dei binari, che sono sprofondati di 50 mt, sembra sia stato dovuto al crollo di muri di sostegno del cantiere della metropolitana vicino alla ferrovia. Ho voluto riportare anche questo caso, seppur senza morti e feriti, perché il fatto che non ci siano stati, è stato per puro caso. La Korea Railroad Comp (la compagnia statale ferroviaria) è stata informata, circa 17 minuti prima del crollo stesso, che in quel punto erano apparsi pericolosi segni di cedimento. Nonostante questo, però, un treno con 150 passeggeri è passato di lì appena 7 minuti prima. Ecco quindi che quello che a oggi è un caso che a malapena è degno di nota, poteva diventare l’ennesima tragedia con decine di morti.
- 7 gennaio 2008 / Incendio in un magazzino in costruzione a Icheon / 40 morti, 10 feriti / Causa: il motivo che ha scatenato l’incendio rimane sconosciuto, tuttavia si presume che la ferocia dell’incendio sia da attribuire alle sostanze chimiche presenti nel sito. Questo fattore e la combustione di materiale isolante, hanno portato alla morte per soffocamento della maggior parte dei lavoratori, rimasti intrappolati nel magazzino sotterraneo. La presenza di fumi tossici, di materiale chimico e l’instabilità dell’edificio in costruzione mangiato dalle fiamme, hanno anche rallentato di molto i soccorsi.
- 1 ottobre 2010 / Incendio nel grattacielo Wooshin Golden Suites a Busan / 0 morti, 5 feriti / Causa: l’incendio è partito da una stanza del quarto piano, in cui mancava un sistema antincendio a pioggia, per via di una scintilla proveniente da una presa elettrica. L’edificio era rivestito di un composito di alluminio con anima in polietilene (che come abbiamo visto prima, è un materiale infiammabile), con l’aggiunta di un rivestimento di lana di vetro e polistirene (anch’esso infiammabile), il che ha indubbiamente facilitato la velocità di propagazione dell’incendio, facendolo arrivare all’ultimo piano in soli 20 minuti.
- 17 febbraio 2014 / Crollo di un auditorium a Gyeongju / 10 morti, oltre 100 feriti / Causa: si pensa che il crollo sia stato dovuto al cedimento del tetto sotto il peso di una fortissima nevicata che imperversava da giorni nella zona. Anche ammesso che effettivamente la quantità di neve fosse oltre la norma, è certo l’edificio non donasse particolare fiducia, nonostante avesse già passato i controlli dovuti (anche qui, bisognerebbe vedere come e perché). Era assemblato con telai rigidi e pareti laterali, senza colonne interne a tenere il peso: questo tipo di fabbricato di solito viene utilizzato per magazzini o hangar, quindi il fatto che fosse un auditorium in cui si riunivano decine, se non centinaia di persone (infatti quella sera era più di 500), lo rendeva senza dubbio inadeguato allo scopo.
- 16 aprile 2014 / Naufragio del traghetto Sewol
- 27 maggio 2014 / Incendio in un edificio secondario dell’Ospedale Hyosarang a Jangseong / 21 morti, 7 feriti / Causa: in questa parte dell’ospedale erano stati ammessi tutti pazienti ultra settantenni che soffrivano di gravi problematiche, quali alzheimer, demenza senile o complicanze dell’ictus. Dopo alcune indagini, e con l’aiuto delle telecamere a circuito chiuso dell’ospedale, sono arrivati all’ipotesi che sia stato proprio uno dei pazienti ad appiccare l’incendio. Si pensa che le vittime, molte non completamente autosufficienti nei movimenti, siano morte asfissiate dal fumo, nonostante il fuoco sia stato spento in un tempo ragionevole.
- 26 giugno 2014 / Incendio in un terminal del bus a Goyang / 7 morti, 20 feriti / Causa: i vigili del fuoco hanno ipotizzato che sia stata colpa di lavori di saldatura in un cantiere sotterraneo dell’edificio. In questo caso, almeno i soccorsi sono stati abbastanza tempestivi, riuscendo a domare il fuoco in circa 20 minuti.
- 6 settembre 2015 / Naufragio del peschereccio Dolgorae / 10 morti, 8 dispersi, 3 sopravvissuti / Causa: Il forte maltempo è stata la ragione principale dell’incidente, tuttavia è stato accertato che nessuna delle persone a bordo indossasse i giubbotti di salvataggio.
- 21 dicembre 2017 / Incendio in un centro fitness a Jecheon / 29 morti, 29 feriti / Causa: non si conoscono i dettagli, ma sembra che abbia avuto inizio nel parcheggio seminterrato dell’edificio. Molte delle vittime si trovavano al secondo piano, nella sauna, e hanno avuto difficoltà a scappare, morendo nel tentativo, soffocati dai fumi tossici.
- 25 gennaio 2018 / Incendio nell’Ospedale Sejong a Miryang / 41 morti, 153 feriti / Causa: non si sa di preciso cosa l’abbia provocato, ma sembra sia partito dal pronto soccorso. Due infermiere hanno dato abbastanza tempestivamente l’allarme, tuttavia quando sono arrivati i vigili del fuoco, 25 pazienti (molti anziani e con difficoltà nel muoversi), erano già morti soffocati dal fumo. Il fuoco è stato domato nel giro di un paio d’ore e decine di pazienti si sono salvati anche grazie all’aiuto di civili che hanno iniziato l’operazione di soccorso addirittura prima dell’arrivo dei vigili.
- 21 agosto 2018 / Incendio in una fabbrica di elettronica a Incheon / 9 morti, 6 feriti / Causa: a seguito di un’indagine della polizia, si stima che il tutto si sia verificato per via di un cablaggio elettrico anomalo nel soffitto dell’ufficio. Il sistema antincendio a pioggia non ha funzionato a dovere e nonostante i vigili del fuoco siano arrivati quasi subito (visto che la stazione era lì vicina), i fumi sprigionati dai materiali nell’azienda erano altamente tossici, e hanno soffocato velocemente chi era ancora dentro l’edificio. In più, nei pochi minuti tra l’inizio dell’incendio e l’arrivo dei vigili, quattro persone si sono gettate dalle finestre per scampare al fuoco, e due di queste sono morte nell’impatto.
- 9 novembre 2018 / Incendio in un dormitorio a Seoul / 6 morti, oltre 10 feriti / Causa: l’incendio è partito dal terzo piano e sembra sia stato causato da una stufetta che ha preso fuoco. Dopo un’ispezione avvenuta successivamente allo spegnimento dell’incendio, si è accertata la mancanza di un sistema antincendio a pioggia.
- 29 agosto 2020 / Incendio in un sito di costruzione a Icheon / 39 morti, 10 feriti / Causa: dalle testimonianze raccolte, si stima che l’incendio sia stato poi seguito da numerose esplosioni all’interno dell’edificio. In quel momento 78 lavoratori (tutti irregolari o in subappalto) stavano lavorando nei piani sotterranei e dalle analisi dei corpi risulta che la maggior parte delle vittime è morta per avvelenamento da monossido di carbonio. Come in tantissimi altri casi di questo tipo, anche qui si è registrata la mancanza di un qualsiasi sistema antincendio.
- 8 ottobre 2020 / Incendio in un grattacielo a Ulsan / oltre 90 sottoposti a cure per l’inalazione del fumo / Causa: non si sa bene né come sia iniziato, né in quale punto preciso del palazzo. Nonostante l’incendio si sia propagato piuttosto velocemente a causa del vento e dell’isolamento non ignifugo delle pareti esterne, i vigili del fuoco sono arrivati appena dopo 5 minuti dalla prima chiamata ricevuta, e sono stati in grado di evacuare tutti i residenti. Una quarantina di persona sono state tratte in salvo dal tetto con gli elicotteri.
Ok, la lista è terminata.
Detto questo, stiamo parlando di un paese che negli anni ’60 era tra i più poveri al mondo, quindi non è così difficile immaginare quanto certe dinamiche possano aver dilagato appena se ne è visto un buon profitto da esse. Ciononostante, indipendentemente dal motivo per cui si è avviato il tutto, il cittadino ha il diritto di sentirsi al sicuro nel proprio paese, sapendo che chi di dovuto lo sta proteggendo: quello che continua ad accadere in Corea del Sud da decenni è agghiacciante e fa sentire davvero inermi e impotenti.
La coscienza collettiva, d’altra parte, non va mai di pari passo ai boom economici, quindi prima che si riuscisse a metabolizzare certi aspetti della società e a parlarne apertamente, denunciandoli anche, sono passati molti anni.
Secondo me è per questo motivo che tutti i drama nominati sono di produzioni relativamente recenti, ma dato che è meglio tardi che mai, speriamo che sempre più drama abbiano modo e coraggio di mostrare la verità e risvegliare quante più coscienze possibili, sfruttando la considerazione di cui godono e l’influenza che “esercitano” sulla popolazione.
Nel frattempo, mi auguro che anche il sistema si risvegli dal cancro del capitalismo sfrenato e disumano, e che le teste che ne fanno parte prendano coscienza del peso dei loro ruoli, delle loro azioni e se ne assumano la piena responsabilità.
E concludo citando uno dei maggiori quotidiani della Corea del Sud, il Chosun Ilbo, che in occasione dell’incendio in un magazzino di Icheon nel 2008 (di cui ho parlato sopra), ha scritto un editoriale, affrontando anche la questione della sicurezza dei lavoratori: “Non importa quanto cresca la nostra economia, un paese in cui le vite delle persone vengono sprecate in questo modo non può essere definito una nazione avanzata”.
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Per le ricerche ho attinto dagli archivi dei giornali “La Repubblica“, “New York Times“, “Guardian“, “CNN“, “Korea Herald“, “Korea Joong Ang Daily” (in associazione con il “New York Times”), da Wikipedia (italiana e inglese), dai sito “Architizer“, “The Structural Engineer” e “Rail system“, e dal blog “Gusts of Popular Feeling“.