I motivi per cui ci si appassiona a una serie possono essere molteplici, e personalmente adoro le storie che in qualche modo riescono a essere d’ispirazione nella vita di tutti i giorni.
Ovviamente bisogna sempre tener conto che le trame possano essere fuori dagli schemi e quindi non ricalcare il vivere quotidiano: quando una storia anche semplice viene romanzata, lo si fa perché la sceneggiatura deve risultare un minimo accattivante, ma ciò non toglie che, eliminati gli aspetti più stravaganti, esagerati o inverosimili, poi non si riesca a immedesimarsi nei personaggi e nella storia.
Come detto all’inizio, amando le storie che ispirano, ho scelto di fare una lista di drama che hanno a che fare con la realizzazione dei propri sogni, con l’affermazione di sé stessi, con un riscatto sociale o comunque con protagonisti che lottano per capire quale sia la propria strada.
Nota: la lista non è una classifica, quindi non sono in ordine di preferenza.
“Do You Like Brahms?”

“Do You Like Brahms?” è un drama coreano di genere musicale/romantico, composto da 16 episodi (visibile su Viki).
La storia ruota attorno a un giovane pianista ormai affermato e una violinista che ha iniziato il suo percorso musicale molto in ritardo rispetto alle tempistiche solite: infatti cambierà università per entrare in conservatorio e assecondare questa sua passione per il violino. Gli altri due protagonisti sono un’altra violinista e un violoncellista, da anni amici del pianista, che fanno coppia sin dall’inizio del drama.
Il drama ruota attorno alle dinamiche che si vengono a creare all’interno del neonato quartetto.
Ho trovato questa storia scorrevole, lenta al punto giusto (tanto da riuscire a farti assaporare bene ogni pensiero e ogni emozione), molte piacevole nella sua semplicità, ma soprattutto realistica in tutti gli aspetti che la compongono: dinamiche credibili tra i personaggi e una loro solida evoluzione, che porterà ognuno sulla strada più coerente a sé stesso.
Qui si affrontano diverse questioni fondamentali della vita riguardanti le aspirazioni e i sogni, che portano per forza di cose a riflettere: se da una parte troviamo un talento innato che proprio in quanto tale perde la passione che un tempo lo animava, dall’altra troviamo qualcuno che si è accorto troppo tardi che cosa lo appassionasse e deve capire se è il caso di cedere il passo alla realtà, o continuare a non mollare. O ancora, troviamo chi ha raggiunto un certo livello solamente grazie a una pratica sfrenata, ma nel profondo è lo stesso consapevole dell’incommensurabile differenza tra l’essere geni e l’essere semplicemente bravi in qualcosa.
Insomma, in generale, non vi dovete aspettare nulla di trascendentale o di chissà quanto avvincente, tuttavia ho amato la sua calma introspettiva che mi ha portata a farmi numerose domande sul piano personale e a immedesimarmi in ognuno dei personaggi.
Da questo punto di vista la definirei una serie molto “intima” e in cui, sebbene la storia d’amore sia importante, lo è altrettanto l’aspetto dell’affermare sé stesso in quanto essere distinto da ogni altro, che deve percorrere la propria strada a prescindere da chi abbia vicino.
“Hot Stove League”

“Hot Stove League” è un drama coreano di 16 episodi di genere sportivo (visibile su Viki).
Il protagonista viene assunto dalla squadra di baseball per vincere il campionato, dopo anni di sconfitte. Tramite scontri, difficoltà e piccoli passi avanti, vediamo come tutti si barcamenano in questa impresa che sembra completamente impossibile.
Non so voi, ma io amo le storie che hanno a che fare con lo sport, soprattutto di squadra: credo che racchiudano, più di ogni altro genere, una magia unica, quella del senso di appartenenza, di vittoria e di soddisfazione, tutte insieme. Soprattutto quando si parla di sport a livello agonistico, in cui il sacrificio e la fatica sono alla base di ogni minimo miglioramento, anche la più piccola vittoria mi emoziona particolarmente.
Questo drama è veramente una perla rara, perché non solo mostra tutto ciò che ho appena descritto, ma anche e soprattutto una parte della squadra a cui solitamente non si dà la minima attenzione, cioè quella che gestisce e amministra. La cosa splendida è stata la forte sensazione che i personaggi facessero davvero tutti parte del team: anche un contabile, o chi si occupa del marketing, sono un tutt’uno con i giocatori che scendono in campo.
Questo fattore fa riflettere molto su un aspetto: nella vita molte volte si butta uno sguardo superficiale su ciò che ci circonda, senza sapere quanta fatica, impegno e lavoro ci siano al di sotto di cose che magari diamo per scontate o di cui non focalizziamo nemmeno l’esistenza.
In generale posso immaginare che un aspetto che potrebbe risultare ostico è il fatto che il drama si focalizzi molto su aspetti tecnici, come la contabilità oppure le tattiche di gioco basate sulle statistiche, tuttavia posso anche affermare con assoluta certezza che a me non hanno appesantito in alcun modo la visione, ma anzi, mi hanno fatto appassionare ancora di più, perché non ci si limita ai tecnicismi e ai numeri, bensì viene mostrato sempre il lato umano dietro di essi (e quand’anche sono presenti aspetti tecnici vengono spiegati piuttosto chiaramente, tanto che anche una persona completamente ignorante come me sul baseball, è riuscita a seguire il tutto senza problemi).
“Navillera”

“Navillera” è un drama coreano di 12 episodi di genere slice of life/drammatico. Questa chicca firmata Netflix racconta la storia di un signore settantenne che chiede a un giovane ballerino di insegnargli danza classica.
Detta così, potrebbe non destare particolare interesse, tuttavia se gli si dà anche solo una possibilità, è un’opera che con estrema grazia e delicatezza ci catapulta nelle gioie e nelle tristezze dei personaggi, e senza retorica ci regala perle di saggezza e preziose lezioni di vita.
Pensare ai propri sogni e alle aspirazioni da giovani e da anziani, è davvero così differente come ci si aspetterebbe? Da ragazzi si ha la convinzione che da una certa età in poi determinati pensieri e desideri si spengano e naturalmente muoiano, tuttavia “Navillera” ci sbatte in faccia una realtà tanto bella, quanto crudele: se i sogni sono alimentati da una passione e da un amore profondo, non muoiono mai. Da anziani non si cancella la propria aspirazione di una vita, semplicemente ci si rinuncia, e il non essere riusciti a realizzarla quando si era più giovani, potrebbe portare a un’amarezza di fondo che non se ne andrà mai, e che rimarrà sepolta nel cuore fino al termine della propria vita.
Nonostante la storia presenti momenti di profonda tristezza, mi ha regalato una serenità e una consapevolezza di fondo che non dimenticherò facilmente, anche con altri centinaia di drama visti alle spalle.
La sensazione di avercela fatta, dopo tanta fatica, tormento e problemi che sembrano spuntare come funghi, è tanto violenta in una persona giovane, quanto più lo sarà in una persona in età avanzata, che notoriamente si crede non possa più ottenere nulla di nuovo dalla vita e che si debba accontentare di ciò che ha già. Quindi, se volete una storia importante, toccante, profonda, ma mai smielata o scontata, “Navillera” farà assolutamente al caso vostro.
“Itaewon Class”

“Itaewon Class” è un drama di 16 episodi di genere slice of life/romantico/drammatico (visibile su Netflix).
Questa storia parte dalla vendetta del protagonista che, dopo aver subito una grave perdita per colpa di un ragazzo, erede della più grande catena di ristoranti della Corea del Sud, programma tutta la sua vita al solo scopo di surclassare questa enorme azienda, e di battere e umiliare il ragazzo e suo padre, persona ancora più viscida e sgradevole del figlio (questo personaggio lo ritengo uno dei migliori cattivi che abbia mai visto in un drama, anche grazie all’interpretazione magistrale di Yoo Jae Myung).
Con quest’opera ho un rapporto di amore/odio: non mi sono piaciuti per nulla alcuni aspetti, primo tra tutti la protagonista femminile, la cui costruzione e il cui sviluppo sono stati scritti in maniera davvero superficiale dal mio punto di vista, ma d’altra parte se dovessi valutare solo la storia del protagonista e la sua “lotta” con il cattivo, e valutare l’aspetto emotivo legato al tema della rivalsa e della realizzazione di sé stessi, allora posso dire che mi è piaciuto moltissimo. A questo punto è chiaro che se lo dovessi consigliare, lo farei solo in sedi simili a questa, ma me ne guarderei bene dal raccomandarlo a chi cercasse una bella storia d’amore, appassionante e ben scritta, perché per me da quel punto di vista il drama ha toppato alla grande.
Altro fattore da apprezzare è senza dubbio quello dell’accettazione delle diversità: dal tema del razzismo, a quello della transfobia e dell’omofobia, a quello della discriminazione di classe, “Itaewon Class” è capace di far immergere lo spettatore nell’atmosfera quasi magica della zona più “In” di Seoul, Itaewon appunto, in cui queste diversità sembrano essere un po’ più accettate che altrove, ma in cui nonostante tutto c’è ancora molta strada da fare, vista la mentalità della Corea del Sud, da certi punti di vista ancora molto chiusa e conservatrice.
“A Tale of Thousand Stars”

“A Tale Of Thousand Stars” è un drama tailandese di 10 episodi di genere romantico/drammatico.
Questa meraviglia è il mio BL preferito (per chi non lo sapesse, i BL sono le opere Boys Love, che raccontano storie d’amore tra due uomini).
La storia ha inizio quando uno dei due protagonisti si trasferisce, per volontariato, a fare il maestro in un villaggio situato in una foresta, dove incontra la guardia forestale locale.
Oltre a fare da ritratto a una bellissima storia d’amore tra due ragazzi, completamente agli antipodi sul piano caratteriale e per background sociale, quello che questo drama dipinge con immensa poesia è la ricerca di sé stessi, in tutti gli aspetti che ci compongono. Quello che ci viene mostrato è che si può iniziare un percorso di vita anche per caso, senza un disegno di anni alle spalle, e tuttavia ritrovare in quel percorso quasi fortuito la propria aspirazione, la propria strada e la propria felicità.
Tra l’altro è un’opera che fa molto riflettere sulla futilità delle cose di cui ci circondiamo e da cui a volte veniamo soffocati senza rendercene conto: tutti i beni materiali e le comodità senza dubbio migliorano la qualità della vita da certi punti di vista, ma da altri ci allontanano sempre di più da un contatto diretto con il mondo che abbiamo attorno. “A Tale Of Thousand Stars” riporta il tutto ai minimi termini, alla semplicità intrinseca di cui ogni aspetto del mondo è composto, se solo la sappiamo vedere e accogliere, cambiando non noi stessi, ma la nostra prospettiva.
Non sono molto solita consigliare a chiunque delle opere BL, perché sono consapevole che molte hanno dei limiti che non sono facilmente sormontabili da chi non ama il genere, tuttavia ci sono delle eccezioni, e “A Tale Of Thousand Stars” è una di queste. Forse, tra i tantissimi BL che ho visto, è uno dei pochi che considero un’opera davvero universale, proprio perché, per la costruzione solida e realistica dei personaggi, della loro evoluzione e del contesto, può arrivare a tutti, a prescindere dai gusti e dall’età.
“Twenty Again”

“Twenty Again” è una commedia romantica coreana di 16 episodi di stampo slice of life (visibile su Netflix con la lingua impostata in inglese e con i sottotitoli in inglese).
La protagonista è una donna sotto i quaranta che si dedica completamente alla famiglia e ha un carattere perlopiù remissivo. Rimasta incinta molto giovane, ha rinunciato all’università e nonostante ami molto suo figlio e suo marito, nel profondo questa sua mancata opportunità le ha sempre pesato.
Il drama infatti inizia con lei che decide di andare all’università e viene ammessa proprio in quella che sta frequentando il figlio.
Quest’opera è una piccola perla sulla ricerca di sé stessi indipendentemente dall’età, sul reinventarsi, su un ritorno alle origini che ci rende senz’altro più sereni nel vivere la vita, e allo stesso tempo un’ottima storia sul divario generazionale e su come quest’ultimo possa diventare un punto di forza per entrambe le parti, piuttosto che un ostacolo o un impedimento alla comprensione reciproca e al dialogo.
“Twenty Again” è un drama che mostra con estrema semplicità che si è sempre in tempo per dare una svolta alla nostra vita, basta non lasciarsi condizionare da quelli che sono i limiti e i paletti che la società c’impone.
“Record Of Youth”

“Record of Youth” è un drama coreano di 16 episodi di genere romantico/famigliare/giovanile (visibile su Netflix).
Cosa mi ha colpito tanto di quest’opera? Credo che sia stata la sua schiettezza e il suo realismo a renderla tanto accattivante ai miei occhi. “Record of Youth” racconta la storia di tre giovani che stanno cercando di realizzare i propri sogni senza arrendersi all’avvilente durezza della realtà.
Lei, Jung Ha, è una make-up artist, mentre Hye Joon e Hae Hyo vogliono diventare entrambi attori. I due ragazzi sono migliori amici da anni e hanno un rapporto di profondo rispetto, ma cosa accade quando nella loro vita subentra Jung Ha, in tutta la sua onestà spiazzante?
Questo drama ci catapulta nel complesso e spesso “oscuro” mondo delle star coreane, o meglio ancora, di coloro che star ancora lo devono diventare: ci viene mostrato in modo anche brutale quanto sia fisicamente e psicologicamente sfiancante farsi notare, ottenere un minimo di notorietà e, ancora di più, arrivare in cima. Ciò a cui, noi fan, non pensiamo mai è “com’era la vita dei nostri idoli prima che diventassero famosi? Avevano amici che hanno perso per strada? Avevano un amore a cui hanno dovuto rinunciare? Quale effetto avrà avuto sulla loro vita di tutti i giorni il fatto che a un certo punto, a volte anche improvvisamente, siano diventati noti in tutto il paese?”.
Ecco, “Record of Youth” ci porta proprio lì, sia nella fatica di riuscire a sfondare, sia in questo passaggio da una vita “normale” a una costantemente sotto i riflettori, e lo fa, secondo me, con una sincerità piuttosto rara in questo tipo di drama. E’ quel tipo di storia che, nel bene e nel male, ti lascia tanti messaggi importanti che rimangono anche una volta terminata la visione.
“1 Litre Of Tears”

“1 Litre of Tears” è un drama giapponese di 11 episodi di genere drammatico/famigliare/romantico/scolastico.
Questo drama racconta la storia di Aya Ikeuchi, una ragazza di appena quindici anni, che scopre di avere una malattia degenerativa incurabile, l’atassia spinocerebellare, che la porterà pian piano (ma nemmeno tanto in realtà) a perdere l’abilità a camminare, a mangiare, a parlare, a deglutire.
Innanzitutto mi sento di dover avvertire di una cosa: armatevi di forza e di fazzoletti, anche se non siete soliti commuovervi, perché è abbastanza certo che la storia di Aya vi toccherà profondamente.
Per me è molto complesso parlare di questa storia per svariati motivi: il primo è che è una storia vera, Aya è davvero esistita (il suo cognome reale era Kito) e ci ha lasciato in dono il suo diario (dall’omonimo titolo, che da poco è stato pubblicato anche in Italia e di cui consiglio assolutamente la lettura a prescindere dal drama), il secondo è che ogni volta che penso a “1 Litre of Tears” e ad Aya mi sento talmente riconoscente nei suoi confronti che non saprei da dove iniziare per esprimere quanta grinta mi abbiano donato e quanto mi abbiano ispirata la sua immensa forza, costellata di debolezza, frustrazione e pianti, e la sua grazia nel vivere la vita.
Sembra assurdo pensare che una persona che nemmeno si conosce possa cambiarti o toccarti talmente nel profondo da sentire un legame emotivo con essa, eppure per me è stato così.
Ecco perché, nonostante a primo impatto possa sembrare che questo drama non c’entri nulla con il tema della lista, ho pensato di doverlo assolutamente inserire: Aya mi ha fatto comprendere che non importa quali difficoltà si affrontino nella vita, perché anche quelle che sembrano distruggerti possono portarti sulla strada per realizzare i tuoi sogni, anche se non nel modo in cui avevi previsto.
“The Best Hit”

“The Best Hit” (conosciuto anche come “Hit the Top”) è un drama coreano di 32 episodi da circa 30 minuti l’uno, di genere fantasy/romantico/famigliare, con tratti comici (visibile su Viki).
Dalla marcata freschezza giovanile che permea la storia, ambientata nel mondo degli idol, alle soddisfazioni e alle difficoltà che i personaggi dovranno affrontare, questo drama è una botta di vita: senza appesantire l’atmosfera con eventi esageratamente opprimenti, “The Best Hit” è in grado di donare una forte carica di grinta e determinazione, di far passare messaggi di un certo peso sull’importanza delle proprie aspirazioni, senza però ottenere l’effetto della banalità, della ridondanza o della retorica.
Per quanto mi riguarda, nonostante abbia adorato la trama, ritengo che la forza del drama sia stata il cast, a partire da Yoon Shin Yoon, che ha interpretato in maniera del tutto naturale il ruolo di un famoso idol degli anni ’90 che viene catapultato 24 anni in avanti e che si ritrova quindi a dover far fronte a una società completamente cambiata e che, almeno inizialmente, non riesce a comprendere. La splendida Lee Se Young e il giovanissimo e talentuoso Kim Min Jae hanno contribuito a creare la chimica perfetta tra i personaggi principali e hanno saputo tener testa all’impressionante carisma di Yoon Shin Yoon, creando un piacevole equilibrio tra le parti.
“My Mister”

“My Mister” è un drama coreano di 16 episodi di genere slice of life/psicologico (visibile su Viki).
Quest’opera per me è IL drama per eccellenza, una di quelle storie che ti entrano nelle ossa per il suo estremo realismo, che colpisce dove fa più male. Ci riesce grazie ai suoi tempi narrativi a volte estremamente dilatati che si prendono tutto il tempo di entrare fin nelle viscere dei personaggi, estremamente verosimili, ai dialoghi che sembrano soppesare non solo le parole, ma anche i respiri tra un vocabolo e l’altro, al comparto sonoro che ha un ruolo talmente rilevante da risultare protagonista insieme agli altri personaggi, il tutto mixato sapientemente a uno stile narrativo poetico, come solo le serie asiatiche sanno fare.
Anche se a primo impatto potrebbe sembrare che non c’entri nulla con il tema di questa lista, in realtà per me è una delle più belle storie sull’accettazione e la non mortificazione di sé stessi in rapporto a ciò che si è riusciti (o non riusciti) a realizzare nella vita, sul cercare di farsi forza, soprattutto quando non si intravede la luce in fondo al tunnel, sul concetto che non è mai tardi per cambiare traiettoria e reinventarsi se ciò che abbiano ottenuto non ci aggrada o se le cose non sono andate come speravamo. “My Mister” è una meravigliosa raccolta di lezioni di vita.
“Kikazaru Koi ni wa Riyuu ga Atte”

“Kikazaru Koi ni wa Riyuu ga Atte” è un drama romantico giapponese di 10 episodi di stampo slice of life.
Ho avuto l’estremo piacere di godere di questa piccola perla giusto pochi giorni fa e quando scovo queste opere completamente a caso la soddisfazione è ancora più grande.
Ho pensato immediatamente di inserirlo nella lista, perché la storia racconta di quattro ragazzi e una signora che si ritrovano a vivere in una casa condivisa: cinque persone estremamente diverse tra loro, ognuna con i propri sogni, aspirazioni, modi di vivere e di vedere la vita.
Dall’incipit si percepisce che non abbia nulla di originale, tuttavia sono dell’opinione che molte volte non ci sia bisogno di qualcosa che risulti originale, ma di qualcosa che semplicemente funzioni a dovere e scorra bene. Per questo, l’aspetto che ho apprezzato di più è stato la sua semplicità nel portare sullo schermo le problematiche quotidiane, le ansie e le paure che accomunano un po’ tutti, in questa società che sfreccia alla velocità della luce e sembra non voler rallentare la sua corsa. E’ altresì un drama molto attuale, che mostra dei lavori e delle attività che sono possibili solamente al giorno d’oggi, con l’avanzamento tecnologico e lo stile di vita inglobato in esso, quindi immedesimarsi nella storia e nei personaggi mi è risultato ancora più semplice, quasi naturale.
Insomma, in un mondo così frenetico e competitivo, come si riesce a trovare la propria serenità e la propria convinzione nella strada che si è scelta? Come si affrontano gli imprevisti? Come si capisce quando è il caso di perseverare e quando invece è il caso di mollare la presa? Se vi siete posti spesso queste domande, e vi serve un po’ d’ispirazione per trovare le risposte, “Kikazaru Koi ni wa Riyuu ga Atte” è assolutamente il drama che fa per voi.
“When the Devil Calls Your Name”

“When the Devil Calls Your Name” è un drama coreano di 16 episodi di genere fantasy/sovrannaturale/musicale (visibile su Viki).
In questa opera, più che addentrarsi nelle varie vicissitudini per realizzare i propri sogni, ci si concentra maggiormente su un altro aspetto fondamentale della questione: cosa siamo disposti a fare per raggiungere gli obbiettivi che ci siamo prefissi? A cosa siamo disposti a rinunciare? Quale prezzo bisogna pagare?
La vita è fatte di scelte e per quanto molto spesso addossiamo la colpa degli eventi alla sfortuna, al caso, a qualcun altro, nella realtà dei fatti ogni cosa che accade non è altro che il frutto delle decisioni che abbiamo preso (o che non abbiamo preso) in precedenza. Certo è che non tutti sono capaci di accollarsi la responsabilità della propria vita, perché non potendo tornare indietro e sistemare ciò che è stato, può capitare di sentirsi frustrati e inermi. Eppure, anche in quei casi, nonostante spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto, abbiamo di fronte una scelta: continuare a dare la colpa a chicchessia e compatirsi (e rimanere impantanati nella stessa situazione), oppure fare qualcosa.
Quest’opera di sicuro non ha l’aura avvincente e trasognante di altre che affrontano temi simili, tuttavia l’ho trovata ugualmente (se non più) istruttiva e motivante.
Oltretutto, l’ambiente musicale in cui si svolge la storia riesce a regalare una carica emotiva non indifferente e le canzoni diventano parte integrante della caratterizzazione dei personaggi e della loro storia, come a dire che il loro miglior modo per comunicare con il mondo e con sé stessi è proprio la musica.
“Start-Up”

“Start-Up” è un drama romantico coreano di 16 episodi sull’imprenditoria giovanile (visibile su Netflix).
Come mi è accaduto per “Itaewon Class”, anche in questo caso mi sono trovata in difficoltà a giudicare l’opera nel suo totale, non essendomi andata giù la parte della sceneggiatura riguardante la storia d’amore e il triangolo che si forma “accidentalmente”, e soprattutto come viene trattato un determinato personaggio.
Tuttavia, visto che la sede in cui ho deciso di consigliarlo è un’altra, la ritengo lo stesso un’opera piacevole, se ci si vuole addentrare nel mondo degli affari, dell’innovazione e delle Start-up.
Senza dubbio è un drama assolutamente fresco e attuale, molto accattivante e stimolante dal punto di vista lavorativo e creativo, e che riesce, in modo non troppo complesso, a far comprendere anche le parti più tecniche di quest’ambiente ultratecnologico.
Insomma, se avete qualche idea in mente ma non sapete bene come attuarla, magari guardare “Start-Up” potrà indirizzarvi nella giusta ottica imprenditoriale e invogliarvi a mettercela tutta.
“A Love Story:
You Are the Greatest Happiness of My Life”

“A Love Story: You Are the Greatest Happiness of My Life” (conosciuto anche come “Sunshine of My Life” e visibile su Viki) è un drama cinese di 45 episodi ambientato nel mondo della moda e di genere romantico/slice of life.
Tralasciando l’indiscutibile fascino della moda mixata all’antica cultura cinese, ciò che mi ha piacevolmente colpita in quest’opera è stato il ritratto che ne esce della donna, che fortunatamente non si trova a dover scegliere tra carriera e amore, ma che, al contrario, riesce a mantenere stabili entrambi, seppur in un percorso non privo di difficoltà.
Questo drama per me è stato fonte di grande ispirazione e di speranza: nonostante inizialmente mi sia concentrata sulla figura femminile, in realtà anche l’immagine che ne esce dell’uomo è assolutamente positiva, poiché non sono presenti atteggiamenti possessivi inutili, né pretese nei confronti della compagna di abbandonare le sue aspirazioni per perseguire una vita di coppia ritenuta “adeguata”, soprattutto da una società come quella cinese, che diciamoci la verità, non è che sia la più aperta mentalmente. Di questo fatto ne sono prova le decine di drama cinesi in cui vediamo donne in modalità zerbino, il cui unico obbiettivo nella vita è adattarsi alle esigenze del fidanzato/marito e che si fanno trattare come pezze per pulire il pavimento.
Quello che emerge da questa splendida storia d’amore e di costruzione di una carriera solida è che le due cose possono accompagnarsi a vicenda, tuttavia non devono dipendere l’una dall’altra, perché ognuno di noi ha il diritto di perseguire i propri sogni, e l’avere un compagno di vita deve essere una forza in questo percorso, non un qualcosa che ti blocca la strada (e questa vale per entrambi i sessi, sia ben chiaro).