“The Untamed” è un drama cinese di 50 episodi ( su Viki con il titolo “L’indomito“), tratto dalla novel (sempre cinese) “Mo Dao Zu Shi”, letteralmente “Il Gran Maestro della Coltivazione Demoniaca”.
Nasce come romanzo BL (Boys love), e arriva sullo schermo in una versione “levigata” (per dirla in modo elegante), a causa della legge cinese del 2016 che censura ciò viene trasmesso in tv e in tutto l’internet, al fine di evitare la diffusione di prodotti che promuovano “relazioni o comportamenti sessuali anormali”. Ovvio quindi che non potevano che finire nel mirino anche tutti i contenuti a tematica LGBT.

Di questa censura purtroppo sono state “vittime” altre opere, come ad esempio “Addicted Heroin“, serie esplicitamente BL, la cui messa in onda avviene a cavallo della promulgazione della legge, e che si è vista poi cancellare gli ultimi episodi della prima stagione e la possibilità di farne una seconda, che era già prevista. Oppure altre serie che hanno subito lo stesso destino di “The Untamed“, quindi create dopo la messa in essere della censura e che da BL sono state trasformate in bromance: “Guardian“, “Winter Begonia“, “S.C.I.” e “Advance Bravely” (giusto per citarne alcune).
Indice
- Dal Boys Love al Bromance… ma c’è molto di più
- L’eroe immortale
- Le colonne portanti del drama
- La struttura della storia e gli archi narrativi
- I personaggi e il loro mondo
- L’indomito, il sacrificabile
- Le perle “nascoste”
- Il vero finale
- L’ultima tappa del viaggio
Dal Boys Love al Bromance…
ma c’è di più
Si può dire che le censure che di fatto hanno cambiato la natura dell’opera, abbiano reso il drama di qualità inferiore alla storia originale?
Personalmente non ho letto la novel, tuttavia una considerazione la si può fare a priori: il fatto che la modifica sia avvenuta non per volontà degli sceneggiatori, ma per la censura, è un qualcosa che fa storcere il naso a prescindere dall’effettiva bellezza del drama, perché la costrizione è di per sé un’ingiustizia.
Detto questo, posso dire che il rapporto che si crea tra i due protagonisti nel drama, non appare minimamente come un bromance.
Certo, se uno volesse per forza negare la natura del loro rapporto, potrebbe appellarsi al fatto che non ci siano scene e prove concrete o palesi dell’amore tra i due protagonisti, tuttavia è sufficiente saper leggere anche solo di poco tra le righe.

Il rendere completamente aleatorio e platonico questo rapporto lo ha sminuito? Assolutamente no, poiché i creatori della serie sono riusciti a divincolarsi molto intelligentemente dai limiti impostigli, usando vari escamotage narrativi che hanno reso comunque chiaro il rapporto a chi lo voleva vedere, ma senza oltrepassare la linea di demarcazione che gli avrebbe assicurato la censura.

Come si sa, non tutti sono amanti del bromance o ancora di più dei BL mancati (come chiamo io le opere di questo tipo), come non tutti sono amanti del fantasy, dell’horror, o dei classici romance, e devono trovare ulteriori motivi che li spingano a vedere o meno un’opera.
“The Untamed” è indubbiamente conosciuta come una novel BL e il drama come uno dei migliori bromance di sempre. Ma è solamente questo? La risposta è un No grande come una casa.

Anzi, addirittura oserei dire che il rapporto tra i due protagonisti non è nemmeno il fulcro, poiché Wei Wuxian da solo è colui che trascinerà tutti gli altri nel vortice degli eventi e che innescherà i cambiamenti che si succederanno.
Ovvio che sul piano del tempo scenico e sull’importanza del rapporto che instaurano, Lan Wangji è indubbiamente il secondo, ma non lo metterei mai al pari dell’altro, perché colui che rappresenta la figura dell’indomito in ogni sfaccettatura è solamente Wei Wuxian.
Tuttavia questo aspetto della funzionalità degli altri personaggi rispetto al principale non risulta una subordinazione, non è solo un contorno, non è uno sfondo, bensì è ciò che rende grande e indimenticabile questo drama: l’eroe diventa tale quando ha qualcuno da salvare e qualcuno da combattere. Diventa tale quando ci sono della storture che deve raddrizzare e ingiustizie che devono essere vendicate o a cui si deve trovare rimedio.
Quindi, consiglierei “The Untamed” anche a chi il genere bromance non piace proprio? Assolutamente si, perché ne è solo uno dei tanti aspetti, ed è una delle storie più profonde, complesse e di spessore che abbia mai avuto il piacere di vedere.
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L’eroe immortale
Questo drama è un’opera Xianxia, genere letterario fantasy cinese e sottogenere del Wuxia, che poi, come quest’ultimo, si è esteso anche ad altre forme, come appunto le serie tv, l’opera cinese, il cinema, e anche i fumetti.
È importante innanzitutto sottolineare cosa sia il genere Wuxia (che sta per “eroe marziale”: 武/Wu/marziale e 侠/Xia/eroe): i protagonisti di queste storie sono persone che non provengono mai da ceti sociali elevati e non servono nessun signore o ordine militare. Sono legati spesso a un codice che gli chiede di porre rimedio a ingiustizie e torti, di combattere l’oppressore di turno e di cercare vendetta per i crimini da lui commessi.
Il termine Xianxia sta invece per “eroe immortale” (仙/Xian/Immortale – 侠/Xia/Eroe), e nello specifico: “eroe”, inteso come qualcuno dall’atteggiamento coraggioso e giusto, e “immortale” come essere che trascende spiritualmente l’umana natura, riuscendo a diventare un essere molto longevo e che invecchia lentamente (quindi non necessariamente inteso come qualcuno che non muore mai).
I protagonisti di queste storie sono solitamente “cultori” che mirano all’immortalità di cui ho appena parlato, a poteri sovrannaturali e una forza sovrumana, e nella maggior parte dei casi, tutto ciò lo si può ottenere tramite un alto livello di pratica della meditazione Qigong (sistema millenario di coordinazione tra postura del corpo, movimenti, respirazione e meditazione).
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Le colonne portanti del drama
Quali sono i punti forti di “The Untamed”? Sicuramente i personaggi e la loro presenza scenica, e subito dopo lo sviluppo degli eventi, per poi arrivare ai dialoghi, le atmosfere, le scenografie, le musiche.
La cosa particolare delle ost di questo drama, è che ogni personaggio ha una sua canzone e i testi sono dedicati alle loro storie e ai loro sentimenti.
A tal proposito, lascio l’ost, e a seguito la traduzione di tre dei pezzi principali, cioè quello di Wei Wuxian, quello di Lan Wangji e quello che cantano in coppia.
TRADUZIONE DI “WU JI”, CANZONE DI WEI WUXIAN E LAN WANGJI
TRADUZIONE DI “QU JIN CHEN QING”, CANZONE DI WEI WUXIAN
TRADUZIONE DI “BU WANG”, CANZONE DI LAN WANGJI
Anche se i personaggi sono la punta di diamante della serie, non se ne può parlare senza prima contestualizzare il mondo in cui si svolge il tutto e senza mettere a fuoco i temi principali che vengono affrontati e sviluppati.
“The untamed” non è una semplice storia di un eroe tragico, e nemmeno un storia che punta esclusivamente a un amore omosessuale (che del resto nel drama viene più o meno occultato), e nemmeno un semplice drama su dei clan che si fanno la lotta per mostrare chi è il più forte.
“The untamed” è la magia fatta drama, sono le emozioni e gli ideali che prendono corpo, è il senso di sacrificio fatto storia, è il concetto più ampio di famiglia, è l’amore in ogni sua accezione e dimostrazione (anche quella incoerente e contorta).
Le questioni esistenziali del “come distinguere il bene dal male” o “se la vita sia davvero solo bianco o nero”, qui diventano protagoniste insieme ai personaggi.
I pregiudizi, le maldicenze, le credenze, le bugie, passeggiano per le strade delle città assieme ai protagonisti, accompagnandoli nel loro viaggio alla scoperta del mondo e della verità.
L’ingiustizia della guerra e la sua atroce violenza, spesso ingiustificata e cieca, si mostrano in tutta la loro contraddizione più profonda.
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La struttura della storia
e gli archi narrativi
“The Untamed” ha bisogno di un po’ di tempo per ingranare davvero, ma una volta che lo fa, è una di quella serie che si divorano, un episodio dietro l’altro, e che lasciano un grandissimo vuoto una volta terminate.
Sono più che certa che alcuni avranno mollato la visione del drama alla prima decina di episodi, perché effettivamente ha un inizio che può risultare lento e poco intrigante sotto alcuni punti di vista, tuttavia è una caratteristica piuttosto usuale per i drama di una certa lunghezza, poiché quando una storia è composta da molti episodi, si può presupporre che il ritmo degli eventi sia diluito e risulti, quindi, meno frenetico.
Soprattutto se si è abituatati ai drama coreani di 16/20 episodi, con certi ritmi, è quasi ovvio che un drama da 50, risulterà essere più lento nello svolgimento degli eventi, in particolar modo nella fase iniziale in cui c’è la solita “presentazione” dell’ambientazione, dei personaggi e la predisposizione di un background che faccia poi fluire gli avvenimenti successivi in maniera più naturale possibile.
Ma il bello per me è stato proprio questo: il rendermi conto che aver atteso che le cose prendessero forma, non solo ha ripagato le mie aspettative, ma le ha di gran lunga superate.
Parlando della struttura della storia, essa si districa tra eventi del passato e del presente: si inizia nel presente, in cui Wei Wuxian torna in vita, poi si torna indietro di oltre dieci anni, fino alla sua morte, e infine si ritorna nel presente per districare tutti i nodi che erano rimasti tali.
Personalmente ho diviso la storia in quattro archi narrativi, perché secondo me sono quattro i momenti cruciali, quelli in cui c’è un cambio radicale delle cose e in cui ho avuto subito la sensazione che da quel momento in poi niente sarebbe stato più come prima, o che quel momento sarebbe stato l’inizio di un’altra serie di eventi.

Questi archi seguono l’ordine cronologico degli eventi e non il come vengono esposti nel drama:
1° ARCO) Va da quando Lan Zhan e Wei Wuxian si conoscono ai Meandri delle Nuvole, fino a quando Wen Chao occupa il Pontile del Loto, uccidendo i genitori di Wei Wuxian, e obbligando i tre fratelli a fuggire per salvarsi.
2° ARCO) Va da quando Jian Cheng torna al Pontile del Loto per recuperare i cadaveri dei genitori e gli viene sottratto il nucleo spirituale da Wen Chao, fino alla battaglia con i burattini d’ombra di Wen Rouhan (alla fine vinta grazie a Wei Wuxian che li ha contrastati), in cui quest’ultimo viene ucciso da Jin Guangyao.
3° ARCO) Va dalla cattura dei superstiti del Clan Wen da parte degli altri tre Clan riuniti, fino alla fine del racconto del passato, quando Wei Wuxian si getta dal precipizio e muore.
4° ARCO) Tutto la parte del racconto nel presente, perché non è altro che una continua investigazione per cercare di capire cosa sia accaduto all’epoca e cosa stia accadendo in quel momento, visto che le due cose sembrano collegate, nonostante siano passati molti anni.
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I personaggi e il loro mondo
Quest’opera è davvero colma di personaggi ed è un drama assolutamente corale, dove ognuno ha la la propria importanza e la propria storia, ognuno è ben definito nel suo atteggiamento e nel suo carattere, ed è funzionale agli avvenimenti.
Il tutto è ambientato in una realtà antica, in cui esistono persone comuni e persone, chiamati cultori, che fanno parte di cosiddetti Clan. Questi cultori vengono cresciuti secondo le regole dei diversi Clan e coltivano le loro essenze spirituali, sviluppando così dei poteri. I principali Clan della storia sono 5: il Clan Wen, il Clan Jin, Il Clan Nie, il Clan Lan ed infine il Clan Jiang. Di quest’ultimo fa parte il protagonista, Wei Wuxian, che è il figlio adottivo del Capo Clan (che ha anche un figlio e una figlia naturali, Jiang Cheng e Jiang Yanli).
Indice dei Personaggi
- Wei Wuxian
- Lan Wangji
- Jiang Chen
- Lan Xichen
- Jin Guangyao
- Wen Ning e Wen Qing
- Nie Huaisang
- Xiao Xing Chen, Song Lan e Xue Yang
- Il gruppo dei giovani cultori

Wei Wuxian (interpretato da Xiao Zhan) ci appare inizialmente come un discolo, il classico ragazzetto spensierato e ribelle. È intuitivo, intelligente e molto curioso.
Tende a combinare un danno dietro l’altro, alterando gli equilibri di chi gli sta attorno, ma mai con cattiveria o presunzione.
Spesso interviene in fatti che non lo riguardano, in difesa dei più deboli o di chi si trova in difficoltà. Il suo forte senso di frustrazione di fronte alle ingiustizie, lo porto a reagire con rabbia e in maniera spesso istintiva, ponendosi con impeto. Non gli importa molto di subire conseguenze anche pesanti: se c’è da ricevere una punizione non si tira indietro e si prende sempre la responsabilità delle proprie azioni.
Da cosa nasce questa sua sicurezza? Non è arroganza, cosa di cui molti lo accusano, ma consapevolezza che finché si fa la cosa giusta e si ha la coscienza in pace, il resto non importa, soprattutto ciò che altri pensano e dicono di te.
È un personaggio dalla mille sfaccettature, eppure, nella sua complessità, è sempre mosso da qualcosa di estremamente semplice e lineare: il senso di giustizia di cui parlavo poc’anzi. Questo lo porterà a trovarsi di fronte a scelte dolorosissime per il bene di chi ama e di chi, appunto, ha bisogno di aiuto, e ciò lo cambierà inevitabilmente, pur non arrivando comunque mai a cancellare quel suo cuore tanto deciso quanto sensibile.

La mia parte preferita è senza dubbio quella in cui si rifugia nel Monte della Sepoltura insieme ai superstiti del Clan Wen, perché lì è dove si evince maggiormente la sua incalcolabile sofferenza: ha rinunciato alla sua essenza spirituale per donarla al fratello, dovendo così per forza utilizzare una strada magica poco ortodossa pur di aiutare e proteggere il Clan Wen.
In quel periodo nel Monte della Sepoltura, in lui si percepiscono attimi di ripensamento, perché inizia a capire che quella è una strada che non porterà altro che solitudine, tuttavia, anche nei dubbi che quasi si trasformano in incubi, la via da percorrere gli appare sempre chiara. Sa che quello che sta facendo è per aiutare persone che nessuno avrebbe mai aiutato, quei deboli che aveva promesso precedentemente di proteggere a tutti i costi.
In quel luogo angusto e soffocante, riesce comunque a ricreare un senso di famiglia, insieme ad alcuni sopravvissuti del clan Wen, e si crea delle amicizie tanto profonde quanto fondamentali per la sua crescita e per la sua stessa incolumità: alla fine, per liberarlo da questo status di eroe che si era imposto e che l’aveva costretto all’esilio, tutti quanti decidono di costituirsi e di accettare la punizione degli altri Clan, in modo da liberare Wei Wuxian da questa responsabilità.
La cosa che amo di questo personaggio è che, nonostante la sua crescita e la sua maturazione, si intravede sempre, nel suo sorriso e nel suo modo di fare, quella parte più spensierata e a volte infantile conosciuta all’inizio.
Quando nell’arco narrativo del passato, vanno a caccia di mostri facendo da cavie per Wen Chao, Lan Wangji zoppica perché gli hanno rotto una gamba. Wei Wuxian va per aiutarlo, ma il fratello lo blocca dicendogli che per lui ha già fatto abbastanza e che probabilmente non lo vorrebbe nemmeno vicino, figurarsi accettare il suo aiuto. Qui Wei Wuxian risponde con delle parole che secondo me incarnano a tutto tondo il suo animo: “Quello che pensa sono affari suoi, e quello che faccio sono affari miei”. Da questo si capisce quanto profonda sia la sua convinzione di fare del bene semplicemente per farlo, perché aiutare chi ne ha bisogno è giusto in ogni caso, e anche se chi riceve quell’aiuto non lo ringrazierà o lo rifiuterà, lui ci proverà lo stesso.

Non solo: Wei Wuxian appare incupito e incattivito, dopo essere stato gettato da Wen Chao sul Monte della Sepoltura. Sembra essere diventata una persona completamente diversa dopo quei tre mesi passati lì in totale solitudine, una persona che non riserva più un sorriso a nessuno, che sembra aver spento e chiuso il proprio cuore.
Questo suo atteggiamento gli costerà la nomea di “Patriarca di Yiling”, figura che incute timore al solo pensare di essere al suo cospetto, e che sembra accorpare in sé tutto il male del mondo, diventando così una vera e propria leggenda, che si perpetrerà anche dopo la sua morte.
Nella realtà sappiamo bene che si comporta in quel modo per allontanare chi ama e non immischiarlo nella strada difficile che ha deciso di intraprendere tramite la magia nera, a insaputa di tutti (solo Wen Ning e Wen Qing sanno la verità, dato che lo hanno aiutato nel trasferimento del proprio nucleo spirituale), e che di sicuro non è colpevole delle innumerevoli stragi di cui è accusato.
Nonostante i suoi ideali sempre saldi, è altresì vero che per rabbia, a volte ha rischiato di perdere il controllo di quella magia, tanto che lui stesso è arrivato a non fidarsi più molto della propria lucidità, ma alla fine quel limite non lo hai mai superato. Il rapporto che crea con Lan Wangji, in questo senso, è di vitale importanza, perché è colui che lo aiuterà a rimanere con i piedi ben saldi a terra, che lo terrà sotto controllo per paura che il potere “demoniaco” possa arrivare a fargli compiere gesti di cui poi si pentirebbe. Il sentimento che li lega porterà Wei Wuxian, con ancora più convinzione che mai, a non volere che Lan Wangji finisca nel vortice delle maldicenze e delle bugie a cui era puntualmente sottoposto lui, e cercherà di allontanarlo in tutti i modi, trattandolo freddamente (motivo per cui si sente costantemente in colpa nei suoi confronti), ma anche soffrendo in silenzio, perché questa cosa lo addolora più di ogni altra.

Io credo che, oltre alla tristezza effettiva di ciò che gli accade, l’empatia che si crea con questo personaggio dipenda in particolar modo da un forte contrasto: il suo modo di essere è così solare, allegro, spensierato (almeno inizialmente), che vederlo poi finire in quel turbine di eventi frustranti e opprimenti, rende ancora maggiormente l’idea di quanto siano tristi.
È un po’ come quando si guarda un film horror: quali sono i soggetti che incutono maggior timore? Bambini, bambole, pagliacci. Insomma, tutti soggetti normalmente collegati a qualcosa di positivo, di giocoso o di completamente innocuo, ed è per questo che quando diventano protagonisti di eventi sovrannaturali, quel contrasto va a stimolare ancora di più un senso di angoscia e disagio.
Anche il personaggio di Lan Wangji trasmette tristezza, ma i motivi sono completamente diversi e “gioca” molto sull’incapacità e l’impossibilità di esprimere ciò che prova davvero, in ogni aspetto della sua vita.

E quindi ora passiamo a parlare proprio di lui, Lan Wangji (interpretato da Wang Yibo), il secondo protagonista maschile, che fa parte del Clan Lan: lui è un personaggio che scopriamo piano, molto piano. Nella parte iniziale non si vede nemmeno tantissimo, addirittura per alcuni episodi non si vede proprio. Si presenta come il classico discepolo che segue le regole alla lettera e non concede mai di sorpassare il limite, nemmeno per la cosiddetta eccezione che confermerebbe la regola stessa.
Sebbene inizialmente sembri quasi odiare Wei Wuxian, ben presto ci si rende conto che sotto sotto si nasconde ammirazione per quello che lui stesso non ha coraggio di dire o di fare: i suoi silenzi, i suoi sguardi, i suoi gesti, non sono per contrastarlo, ma sono il suo modo per cercare di comprenderlo e di vedere il mondo anche dalla sua prospettiva.
Man mano che la conoscenza di Wei Wuxian si fa più profonda, scopre una nuova parte di sé stesso e del mondo, e inizia a chiedersi cosa sia giusto o sbagliato, se le cose siano davvero sempre chiaramente definibili all’interno di meri concetti, come “bene” e “male”.
Lan Wangji è timoroso nell’andare contro i dogmi con cui lo hanno cresciuto, dovrà affrontare un lungo percorso e una traviata presa di coscienza: per lui è indubbiamente più complesso e difficile rispetto a Wei Wuxian, perché partono da due contesti piuttosto diversi e le aspettative che gli altri hanno nei loro confronti sono agli antipodi. Mentre Wei Wuxian è sempre cresciuto piuttosto liberamente, senza obblighi particolari, Lan Wangji sente il peso e la responsabilità di continuare a sostenere il proprio Clan.

Non volendo però abbandonare a sé stesso Wei Wuxian, l’unico modo che concepisce per aiutarlo, è farlo sempre dietro le quinte e non schierarsi mai con lui apertamente: sarà proprio questo che lo porterà a un violento conflitto interiore che lo logorerà per anni, soprattutto dopo la morte del compagno.
Con il passare degli anni, e vedendo Wei Wuxian andare contro tutto e tutti per seguire la strada da lui ritenuta giusta, prende coscienza del fatto che la cosa più importante non è seguire le regole passo passo, bensì interpretarle, fare proprie quelle regole che si ritengo davvero giuste e lottare per esse.
Posso dire con certezza che il suo personaggio l’ho completamente rivalutato verso la fine dell’arco narrativo del passato e soprattutto in quello del presente, perché è lì che prende davvero forma e si notano il suo cambiamento e la presa di posizione, di cui questa volta non teme le conseguenze: riesce finalmente a trovare la sua libertà e la sua dimensione all’interno di un mondo che forse gli stava troppo stretto.
Ciò lo porterà a schierarsi tanto apertamente quanto fieramente con Wei Wuxian, anche per poter finalmente mettere a tacere i sensi di colpa e i rimorsi che lo hanno divorato per tantissimi anni.

Tramite l’amore che prova per l’altro, impara per la prima volta in vita sua, a distaccarsi da quei precetti rigidi e impersonali del Clan Lan, e si fa carico del suo istinto egoistico nel voler proteggere e fiancheggiare Wei Wuxian nella sua lotta contro tutti, pur non comprendendo le sue scelte, pur non sapendo la verità dietro le stesse e pur credendolo realmente colpevole delle cose di cui viene accusato dagli altri (questo per gran parte del drama, fino a che verso la fine non scopre la verità).
Egoistico o meno, questo è il primo atteggiamento che sia frutto di una sua volontà profonda e sentita, e che farà poi in modo di mantenere e fortificare fino alla fine della storia.

Jiang Cheng (interpretato da Marius Wang), fratello di Wei Wuxian: è un personaggio molto contorto, che fa fatica a scendere a patti con quello che prova davvero. Lo vediamo fin dall’inizio scontrarsi con Wei Wuxian e rimproverarlo di continuo, nonostante si capisca benissimo che gli voglia un gran bene e che si preoccupi costantemente per lui, soprattutto perché teme che il suo carattere lo farà ritrovare in qualche guaio serio prima o poi.
Nonostante il bene però, il rapporto che lo lega al fratello è anche di frustrazione, invidia, gelosia e rivalità, perché mentre Wei Wuxian ha sempre più o meno fatto quello che gli pareva e senza molti sforzi ha sempre ottenuto l’amore di tutti (tranne che delle madre adottiva che lo odia), Jiang Chen non ha goduto di tanta libertà, essendo il futuro erede del clan, e soprattutto ha sempre percepito che, per ottenere il bene degli altri, avrebbe dovuto dimostrare di essere continuamente al 100% delle proprie possibilità, senza mai potersi concedere un cedimento di qualsiasi tipo.
A dirla tutta, questa visione delle cose è abbastanza distorta da un suo senso di inferiorità, perché nella realtà sua sorella li ama allo stesso modo e suo padre è si, stato più severo con lui, ma non è mai stato ingiusto o lo ha trattato con meno amorevolezza.

Il Jiang Cheng che vediamo nell’arco narrativo del presente è ancora più duro e aspro, dal cuore inaridito: sembra essere comandato dall’odio nei confronti del fratello, anche perché lo crede colpevole della morte della sorella. Tuttavia, nonostante l’impatto completamente negativo, quando si rincontrano si intuisce che, più che odiarlo, sembra essere arrabbiato con Wei Wuxian perché, per via delle scelte che ha fato in passato, non ha potuto far altro che rinnegarlo (quando invece il sogno dei tre fratelli e la promessa reciproca che si erano fatti, era di rimanere insieme e di trovare la felicità).
La realtà è che si è sentito completamente abbandonato, pensando che il fratello avesse messo da parte la sua stessa famiglia per aiutare persone che non gli erano nulla.
Wei Wuxian ha rinunciato al proprio nucleo spirituale per donarlo a lui, perché sapeva perfettamente che una persona come Jiang Cheng, sia per carattere e sia per il ruolo di Capo Clan che avrebbe ricoperto di lì a poco (vista la morte dei genitori), non avrebbe mai potuto vivere senza poteri, sarebbe stato come chiedergli di morire.

Quando Jiang Cheng scopre del trasferimento del nucleo, dopo più di dieci anni, si sente ancora più perso di prima, perché oltre a sentirsi colpevole per la vita che aveva condotto Wei Wuxian, capisce di aver sempre frainteso il fratello: si rende conto che quella strada poco ortodossa che aveva intrapreso per aiutare quelle persone, era stata una strada obbligata. Soprattutto, ora sa che l’odio che ha provato era ingiustificato e che Wei Wuxian ha sempre pensato anche al bene della sua famiglia, nonostante si fosse allontanato, perché il bene non si dimostra solo rimanendo al fianco di qualcuno, ma anche rinunciando a quella persona se si capisce che la propria vicinanza gli farebbe solo del male.

Lan Xichen (interpretato da Liu Hai Kuan), fratello di Lan Wangji, mi è piaciuto a primo impatto e non mi ha mai delusa. È una persona giusta, buona e comprensiva, che ha sempre capito appieno, forse anche prima di Lan Wangji stesso, che tipo di persona fosse Wei Wuxian, infatti l’impressione che ha di lui è positiva fin dall’inizio: sebbene noti il lato guastafeste e scavezzacollo del ragazzo, capisce che è di buon cuore e che forse la sua presenza gioverebbe in senso positivo al carattere fin troppo rigido e chiuso del fratello.
Intuisce anche molto bene, con il passare del tempo e senza che Lan Wangji dica mai nulla, quanto sia profondo il legame che unisce i due ragazzi e quanto suo fratello si preoccupi costantemente per lui, infatti in più di un’occasione appoggia il suo sostegno a Wei Wuxian. Si può dire per questo che sia stato il maggior sostenitore del loro rapporto.

Quando tutti lo stanno cercando, il fratello consiglia a Lan Wangji di nascondere Wei Wuxian in una delle stanze dei Meandri delle nuvole. Questo non tanto perché sia convinto al 100% dell’innocenza del ragazzo, quanto perché reputa fondamentale non incolparlo prima di aver sentito la sua versione delle cose e aver investigato sulla questione come si deve. Nella sua mente non è né colpevole né innocente, ma solamente una persona che merita di essere ascoltata e al limite punita o aiutata se ce ne fosse bisogno.

Senza dubbio, quando alla fine si capisce che Jin Guangyao è il nemico, Lan Xichen è colui che ne soffre di più, perché era il suo più caro amico e si è voluto fidare di lui fino all’ultimo, nonostante gli fossero già sorti dei dubbi sulla sua colpevolezza: non voleva credere in nessun modo che la persona che gli era stata sempre accanto per tutti quegli anni, fosse in realtà uno spietato assassino (e come biasimarlo).

Jin Guangyao (interpretato da Zhu Zan Jin) è forse il personaggio più controverso della storia: sì, è il nemico e sì, è un pazzo criminale, tuttavia non si può non provare compassione per lui quando alla fine racconta tutta la sua storia e ciò che lui e sua madre hanno dovuto subire. Da figlio illegittimo quale era, frutto di una relazione clandestina tra sua madre e il Capo Clan del Clan Jin, non è mai riuscito a trovare un posto nel mondo e a farsi rispettare da nessuno. Il padre era una persona piuttosto squallida, che si è sempre vergognato di lui: arriva a cacciarlo dal palazzo del Clan, facendolo gettare dalla lunga scalinata della Torre della Carpa Dorata.

Il rancore che si porta dentro crescendo è senz’altro nato dall’odio nei confronti del padre, che però cresce e si espande a macchia d’olio anche nei confronti di tutti gli altri, di chiunque lo guardi storto o gli dica una parola di troppo, con la convinzione oramai radicata che tutti possano pensare di lui ciò che pensa il padre, che possa essere visto da tutti come un “bastardo” o “figlio di una prostituta”.

L’unica persona a cui si sia mai affezionato davvero negli anni e a cui non avrebbe mai torto un capello è Lan Xichen, suo amico di vecchia data e unica persona che secondo lui non l’ho mai trattato con sufficienza o disonestà.
Tutto il piano che mette in atto è solo al fine di vendicarsi di chiunque lo avesse bistrattato e di dimostrare che anche lui sia capace di ricoprire un ruolo di rilievo nel Clan, luogo che gli apparteneva di diritto, essendo figlio del Capo.
Alla fine questo personaggio non è altro che la concretizzazione del concetto che a volte i mostri non nascono come tali, bensì siamo noi a crearli: noi, con i nostri atteggiamenti che ricadono sugli altri e ne condizionano la crescita e tutto il resto della vita.

I fratelli Wen, Ning e Qing (interpretati rispettivamente da Yu Bin e Meng Ziyi): la pena che ho provato per questi due personaggi è quasi pari a quella per Wei Wuxian. In fin dei conti entrambi non hanno fatto altro che cercare di aiutare sia Wei Wuxian, sia Lan Wangji (o chiunque altro ne avesse bisogno o che venisse trattato ingiustamente).
Nonostante facessero parte del Clan Wen, nemico giurato degli altri quattro Clan, loro due si ritrovano in mezzo a una guerra che di certo non desideravano e vengono accusati di atti atroci di cui non hanno colpe. Soprattutto Wen Ning (personaggio di una tenerezza inaudita), che si è ritrovato a diventare un’arma assassina senza nessun controllo di se stesso e del suo corpo e sente il peso delle persone che ha ucciso, nonostante non fosse realmente colpa sua.

Insomma, il loro è un destino completamente tragico, che più di tutti gli altri fa percepire l’ingiustizia delle guerre, e l’impotenza dell’uomo più indifeso quando ci si ritrova in mezzo.
Braccati come bestie, sfruttati per i comodi dei più potenti, trattati come criminali… e nonostante tutto sempre fedeli al loro buon cuore e al principio di non sporcarsi mai le mani di sangue.

Nie Huaisang (interpretato da Ji Li) lo definirei lo sorpresa assoluta del drama: per la maggior parte del tempo lo vediamo come un personaggio assolutamente innocuo, incapace di lottare, e unico vero amico di Wei Wuxian. Una persona molto buona e ingenua, e che ispira simpatia per la sua parlantina e il suo essere imbranato e fifone: solo alla fine capiamo che si è finto qualcuno che non è.

Non che sia una persona cattiva, tutt’altro, però fa credere di essere uno stupidotto incapace quando nella realtà è qualcuno con un’intelligenza particolarmente acuta, tanto da riuscire ad architettare un piano strategico molto complesso, passando completamente inosservato.
La questione è che anche Wei Wuxian è intelligente quanto lui (lo ha fatto resuscitare non a caso) e alla fine capisce tutto, solo che non affronta mai apertamente il discorso, perché comprende che aveva fatto tutto solo per smascherare il vero nemico e per ritrovare il cadavere del fratello, che sapeva era stato ucciso da Jin Guangyao.
Tra l’altro il tutto è servito anche a ripulire la reputazione di Wei Wuxian, perché si scopre chi c’era dietro gli eventi degli anni passati e così può rimanere ai Meandri delle Nuvole con Lan Wangji senza essergli di peso.

C’è una curiosità su questo personaggio, che mi ha lasciata di stucco e l’ho scoperta per puro caso: non so se tutti lo avete notato, ma in realtà ci viene dato l’indizio sin dai primi minuti del drama sul chi ci sia dietro alla resurrezione di Wei Wuxian, perché si vede una persona dietro una tenda e poi la si vede battere il proprio ventaglio sulla mano.
Questo particolare indica che è proprio Nie Huaisang, perché il suo tratto distintivo per tutto il drama è proprio quello di avere sempre con sé il ventaglio.
Ovviamente ci si fa poco caso, perché siamo appena all’inizio della storia e non sappiamo chi siano i personaggi, quindi non si riesce a mettere bene a fuoco una scena che dura pochi secondi. Quando poi vediamo quel personaggio e vediamo com’era nel passato, non andremmo mai a pensare che lui possa essere in qualche modo collegato a nessun piano “losco”.

Vorrei parlare ora di un trio di personaggi, la cui storia è innegabilmente intrecciata e addirittura potrebbe avere un suo spin-off, perché sì, fanno parte di “The Untamed”, ma in qualche modo la loro storia si regge molto bene anche da sola: sto parlando dei due cultori erranti Xiao Xing Chen (interpretato da Song Ji Yang) e Song Lan (intepretato da Li Bo Wen), e della loro nemesi (più che altro nemesi di Xing Chen), Xue Yang (interpretato da Vardy Wang).
I due amici vagano da anni per le terre del paese per aiutare chi ha bisogno e per sconfiggere il male, e non hanno mai voluto legarsi a nessun Clan, né sottostare a nessuna regola. Il loro animo nobile e al servizio dei più deboli li ha guidati sempre sulla retta via e gli farà incontrare più volte la strada dei nostri protagonisti, che rispettano nel profondo il loro modo di agire e di vedere il mondo.

La storia che lega più che altro Xing Chen a Xue Yang, risulta essere frutto di un’ossessione che sembra nascere dall’odio, ma non è così insolito pensare che un odio profondo a volte nasconda ben altro: quello che io ho percepito è che Xue Yang, folle e spietato più di chiunque altro, contrasti continuamente Xing Chen perché in qualche modo vuole attirare la sua attenzione.
Verrebbe da pensare a un atteggiamento infantile, e in effetti, per tutta la serie, l’immagine che mi sono costruita di questo personaggio è proprio quella di un bambino sadico, che più che essere davvero cattivo, sta prendendo il tutto come un gioco o una sfida.

Xing Chen è forse l’unico che gli abbia mai rivolto un gesto di gentilezza, e tuttavia sa che una persona dal cuore puro come il suo, non potrebbe far altro che disprezzarlo. Questo gli fa provare una frustrazione che non sa come gestire e l’unico modo che secondo lui potrebbe portare Xing Chen al suo fianco, è fargli macchiare le mani di sangue e fargli marcire quell’animo candido che sembra incrollabile.
Così, con l’inganno, mette Xing Chen e Song Lan uno contro l’altro, ma quando Xing Chen si rende conto di quello che ha fatto al migliore amico e degli omicidi che aveva commesso, per il senso di colpa e di disgusto, si toglie la vita.

La reazione di Xue Yang è piuttosto significativa: sebbene in un primo momento sembri quasi prendere la morte del “nemico” come uno scherzo, quando prende davvero coscienza del fatto che non tornerà più, sembra completamente impazzire, come se avesse perso la persona a lui più cara in assoluto, e probabilmente è stato proprio così.
Anche qui, quindi, abbiamo a che fare con un destino tragico e con dei personaggi dalla psicologia e dalle dinamiche molto complesse.

L’ultima parte riguardante i personaggi la dedico al gruppo delle “nuove reclute” di cultori: di questi ragazzi fanno parte il nipote di Wei Wuxian e Jiang Chen, Jin Ling (figlio di Jiang Yangli e Jin Zixuan, interpretato da Qi Pei Xin), e Lan Sizhui (oltre a Wen Ning, unico superstite del Clan Wen; interpretato da Zheng Fan Xing), che riuscì molti anni prima a sfuggire alla morte grazie a Lan Wangji, che lo salvò e lo portò con sé nei Meandri delle Nuvole, dopo che Wei Wuxian si era gettato dal dirupo.

Lan Sizhui cresce quindi senza conoscere le sue origini e non ha ricordi di quel periodo passato con il proprio clan e con Wei Wuxian, visto che era molto piccolo. Dal canto suo Wei Wuxian lo crede morto insieme a tutti gli altri del Clan Wen.

Il rapporto che si instaura tra A-Yuan da piccolino e Wei Wuxian è di una dolcezza infinita, quasi come fossero padre e figlio, e sicuramente, anche senza che A-Yuan se ne ricordi, l’assoluto buon cuore e i forti ideali di Wei Wuxian lo influenzeranno negli anni a venire.
Uno dei momenti più toccanti del finale è proprio quando Wei Wuxian capisce che Lan Yuan è in realtà A-Yuan, e quando nella memoria di quest’ultimo iniziano a riaffiorare dei ricordi: l’abbraccio tra i due è l’ulteriore conferma della profondità del loro antico legame, che sembrava ormai perso nel tempo.

Altrettanto valido è il personaggio di Jin Ling, che sembra aver preso poco e niente della dolcezza del madre, e che invece sembra ricalcare in tutto e per tutto l’atteggiamento burbero, strafottente e orgoglioso del padre, e soprattutto dello zio che lo ha cresciuto: non ammetterebbe mai di aver bisogno di aiuto in qualcosa, né di aver commesso un errore, ma questo suo aspetto va spesso in collisione con l’immaturità data dall’età e in particolar modo con le motivazioni che lo spingono a tali comportamenti.

Infatti, man mano che la storia procede, ci accorgiamo che quel suo fare duro è solamente una maschera per oscurare un forte senso di solitudine, ma sopra ogni altra cosa, per evitare di venire compatito dagli altri in quanto orfano di entrambi i genitori.
In generale questo gruppetto di “nuovi discepoli” è assolutamente indispensabile per donare freschezza e un’aria un minimo più spensierata nella seconda parte del drama: tra gag molto carine, continui battibecchi, rivalità e sfide di ogni sorta, li vediamo crescere e maturare, li osserviamo mentre conosco il mondo e loro stessi.

Questo aspetto dona anche un senso di nostalgia: sembra quasi di essere tornati indietro negli anni e di vedere Wei Wuxian, Lan Wangji e tutti gli altri, mentre studiano insieme ai Meandri delle Nuvole e ne combinano di tutti i colori.
I personaggi di “The Untamed” sono davvero tantissimi, tuttavia, come potete intuire, è impossibile parlare di tutti: ho preso in considerazione i principali e quelli che mi hanno colpita di più.
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L’indomito, il sacrificabile
Più che “The untamed” che sta per “L’indomito”, mi viene da pensare a un altro titolo che trovo molto azzeccato: “Il sacrificabile”.
“The Untamed” è un drama che parla di rinuncia e sacrifici. Il tema su cui ruota tutto è chi e cosa sia sacrificabile per l’equilibrio delle cose.
Sembra che fin dalle antichità l’uomo abbia sempre avuto bisogno di un nemico a cui fare fronte per poter in qualche modo giustificare e legittimare abusi di potere e atti socialmente non accettabili altrimenti. Che poi questo nemico sia davvero chi si sta accusando, o che non esista per niente e qualcuno se lo inventi di sana pianta, poco importa.

Nel caso di “The Untamed”, dopo che il reale nemico è stato sconfitto, parte la vendetta spietata contro i sopravvissuti del Clan Wen, ma dovendo dare un senso umano a quegli atti spietati e terribili (tanto quanto quelli del Clan Wen), Wei Wuxian diventa il sacrificabile, il così detto capro espiatorio, impersonando così la causa di tutti i loro mali: questo solo perché stava cercando di difendere i sopravvissuti, persone che alla fine dei conti non c’entravano niente con le precedenti stragi del Clan e che non si erano mai macchiate di alcun sangue.
“Il sacrificabile” anche perché questo drama ci mostra cosa si debba sacrificare per mantenere saldi i propri ideali, o ancora, cosa si è disposti a sacrificare e cosa no. Senza dubbio Wei Wuxian è stato colui che, più di ogni altro, ha rinunciato alle cose e alle persone che amava, e persino a sé stesso per alcuni aspetti.
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Le perle “nascoste”
Ora, per chi volesse approfondire il lato romance non palesato, trovo interessante individuare alcuni degli espedienti narrativi utilizzati dai creatori della serie per mandare messaggi più o meno “subliminali” sulla reale natura del rapporto tra Lan Wangji e Wei Wuxian.
In primis, in realtà, basterebbe leggere i testi delle loro canzoni, in cui parlano apertamente del loro amore per l’altro.
Ma a parte le canzoni, sono davvero tantissime le scene che “urlano” questi sentimenti in maniera più o meno velata, e non vengono esplicitati semplicemente perché non possono farlo (ma non mi metterò qui a elencarle, perché ci vorrebbe un articolo a parte, sono davvero troppe).
Ciò invece a cui faccio riferimento sono alcune scene che hanno dei significati molto profondi nella cultura cinese e che magari non sono stati colti da tutti i fan internazionali per semplice non conoscenza della cultura stessa (e sicuramente, quelle che indicherò non sono nemmeno tutte).
Queste scene indicano la realizzazione della coppia o comunque la realtà dei sentimenti che provano l’uno per l’altro:

1) Lan Wangji, completamente brillo, prende due galli da una gabbia e chiede a Wei Wuxian se siano grassi abbastanza. In Cina il gallo ha molti significati (è anche uno dei segni zodiacali) e tra questi, in alcune aree del paese, dare un gallo in regalo alla persona amata era l’equivalente della proposta di matrimonio.

2) Quando Lan Wangji e Wei Wuxian danno dei soldi alla figlia di MianMian: è’ un’usanza molto comune in Cina dare dei soldi in regalo ai bambini e questo regalo solitamente è da parte di coppie sposate.

3) Quando visitano insieme la tomba dei genitori adottivi e della sorella di Wei Wuxian. Questo gesto può essere un’allusione al matrimonio cinese, poiché secondo la tradizione, durante il rito la coppia si inchina tre volte, esattamente come fanno loro in questa scena: un inchino rivolto al cielo e alla terra, uno ai propri antenati e uno al proprio partner.

4) Quando sono nella caverna di ghiaccio, Lan Wangji unisce il suo polso a quello di Wei Wuxian con il nastro “sacro” che ha sulla fronte, cosa che potrebbe simboleggiare il gesto degli sposi durante il rito del matrimonio di tenere due nastri rossi legati insieme. Tra l’altro Lan Wangji dice chiaramente che il nastro non può essere rimosso, né toccato da nessuno a parte qualcuno di famiglia o la persona amata.

5) L’unico “bacio” che si vede in tutto il drama è tra due coniglietti. Questo potrebbe simboleggiare un bacio tra i due protagonisti, e non tanto perché a entrambi piacciono i conigli. Il coniglio ricopre un ruolo molto importante nella mitologia cinese (oltre a essere anch’esso un segno zodiacale): Tu’er Shen (letteralmente Dio Coniglio), è il dio dell’amore e del sesso omosessuale.

Si narra che originariamente fosse un uomo di nome Hu Tianbao che si innamorò di un magistrato e in seguito a essere stato colto nell’atto di spiarlo, venne torturato e infine ucciso. Il collegamento tra l’omosessualità e il coniglio è data dal fatto che nella Cina antica, ci si riferiva agli omosessuali anche chiamandoli “conigli” o “coniglietti”, ed ecco perché Tu’er Shen ha questo aspetto.
Insomma, come avrete capito anche guardando il drama, sono tutti riferimenti e interpretazioni che possono essere viste come reali oppure essere facilmente smentite, ma a dirla tutta, risulta praticamente impossibile pensare che ognuno di questi “indizi” sia stato messo senza un motivo preciso e senza voler indicare nulla. Per me sono chiari tanto quanto un “ti amo”, un abbraccio o un bacio.
Tra l’altro come già detto, nessuna delle coppie in “The Untamed” si scambia effusioni particolari o si bacia: pensandoci, potrebbe essere stata una scelta dei creatori che ha mirato a mettere tutte le coppie sullo stesso piano, della serie “Se una coppia non può esternarsi per via della censura, allora non lo faranno nemmeno le altre”, o almeno, mi piace pensarla così.
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Il vero finale
Il finale è un’altra delle parti che ha sofferto a causa della censura, tanto che nella versione speciale del drama, composta da 20 episodi e concentrata più che altro su Wei Wuxian e Lan Wangji, risulta essere completamente diverso.
Il finale del drama di 50 episodi, non è in realtà quello che i creatori della serie avrebbe voluto, così aggiungendo delle scene e cambiando l’ordine a delle altre, hanno ottenuto il risultato che abbiamo visto.
Hanno ben pensato, però, di fare questa versione “concentrata” (visibile su youtube), solo per il pubblico internazionale, per donare ai fan la conclusione che tutti desideravano e che loro stessi avevano ideato (e che sarebbe andata in onda nella versione più lunga, se non ci fosse stata la censura di mezzo).
Finale del drama originale: Nelle scene finali che riguardano Wei Wuxian e Lan Wangji, vediamo i due che salutano A-Yuan e Wen Ning, poi li vediamo mentre sono ai Meandri delle Nuvole: dapprima parlano con Nie Huaisang, poi si spostano sulle rocce a chiacchierare, dopo essersi cimentati in un duetto qin-flauto.
Nella scena che segue li vediamo sul monte, punto in cui Wei Wuxian parte da solo con il suo fedele “destriero”, per vagare in giro per il mondo, dicendo a Lan Wangji che sicuramente prima o poi si rivedranno.
Successivamente si vede un’altra scena, in cui notiamo che Wei Wuxian indossa un altro abito, quindi si può presumere che sia passato del tempo (quanto non si sa di preciso): in questo frangente sta suonando beatamente il suo flauto, la cui melodia si sperde e risuona nelle aree circostanti, e all’improvviso udiamo una voce che lo chiama: “Wei Ying”. Wei Wuxian si gira lentamente e lo vediamo sorridere, senza vedere chi lo abbia chiamato.
Il drama termina così, finale in cui si può presupporre che chi l’ha chiamato fosse Lan Wangji (anche perché la voce sembra proprio la sua) e che quindi sia siano davvero rivisti, e magari siano tornati insieme ai Meandri delle Nuvole, chissà…

Finale della versione speciale: In questa versione le scene in cui i due si separano sul monte e la scena finale in cui si sente qualcuno chiamare Wei Wuxian, non ci sono affatto. Il finale di questa versione, e quindi quello “reale”, avviene subito dopo la scena in cui Wei Wuxian e Lan Wangji stanno salutando A-Yuan e Wen Ning, ed è la scena in cui i due sono ai Meandri delle Nuvole, mentre chiacchierano su delle rocce (dopo essersi cimentati in un duetto qin-flauto), facendo appunto capire che ora che le cose si sono chiarite e sistemate, Wei Wuxian può rimanere lì con Lan Wangji.

Si può facilmente intuire la netta differenza tra i due finali, non tanto per il taglio di alcune scene, ma per il semplice fatto che in una versione i due si separano per poi (forse) rincontrasi, magari solo per un momento, mentre nell’altra versione i due rimangono insieme. Questa scelta è senza dubbio una presa di posizione più ferma e decisa nella sua visione delle cose e della loro storia, ed è forse proprio per questo che la censura le è stata completamente nemica.
In realtà posso dire che a me sono piaciuti tutti e due i finali, emotivamente parlando sono entrambi molto d’effetto (e forse il primo è ancora più a sorpresa), però sapere che in uno sono sicuramente rimasti l’uno al fianco dell’altro mi ha rassicurata. La storia è già molto tragica, quindi pensare a un happy ending per loro due, aiuta a tirare un sospiro di sollievo, almeno alla fine.
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L’ultima tappa del viaggio
Eccoci arrivati alla conclusione di questa analisi / recensione / ricostruzione / interpretazione del drama.

Che altro dire? La frustrazione e il senso di impotenza mi ha letteralmente divorato lo stomaco, la tristezza e il senso di solitudine mi hanno fatto quasi mancare l’aria, il peso e la responsabilità dei soli gesti mi hanno fatto temere di muovere ogni muscolo, ma altrettanto violentemente, il senso di giustizia e la forza donata dalla consapevolezza di aver la coscienza pulita e di avere anche solo una persona che crede in me nonostante tutto, mi hanno fatto tornare a respirare. Perché parlo come se fossi stata io la protagonista? Perché è così che mi sono sentita: mi hanno davvero presa per mano e portata con loro.
Ora, mi rendo conto che sul piano tecnico abbia delle pecche, alcune anche evidenti, soprattutto sugli effetti speciali, tuttavia non me ne è potuto fregar di meno. Quando ci si ritrova di fronte a un’opera di tale portata contenutistica, di valori, di ideali, di significati, di emozioni, e di tale livello di recitazione (nonostante moltissimi attori fossero alla loro prima esperienza), per quanto mi riguarda, la computer grafica o alcuni errori di montaggio, cadono proprio nel dimenticatoio (ed ecco perché è un aspetto che ho nominato solo ora di sfuggita).
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Ciao, mi è piaciuto molto il tuo articolo anche se ci sono arrivata tardi…The Untamed è anche il mio dramma preferito, e a questo proposito volevo chiederti se lo sai, un punto che non ho capito nella puntata finale edizione speciale, quando Wei Wuxian dice a Lan Wangji che non avrebbe mai pensato che lui ” step in as execellency”? O una frase così…insomma, ho un dubbio, ma non è che è diventato Coltivatore capo? Nella novel non c’è, nel donghua nemmeno…😅
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Ciao Monica 😊 innanzitutto grazie mille per i complimenti, mi fa molto piacere che ti sia piaciuto l’articolo (che tu ci sia arrivata “tardi” poco importa 😉).
Per quanto riguarda il tuo dubbio, posso dire senza molti indugi che sì, alla fine Lan Wangji diventa Coltivatore Capo, e se la memoria non mi inganna questo accade in entrambe le versioni. L’unica differenza (enorme secondo me) che c’è è quello che accade dopo, cioè che nella versione normale Wei Wuxian se ne va, mentre in quella speciale rimane con Lan Wangji 😊❤️
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